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I medici di base

Covid, i sintomi cambiano leggermente: “Dovuto all’età più bassa di chi si ammala”

Oggi, riferiscono i medici di base, ciò che si osserva è una maggiore prevalenza di spossatezza, senso di malessere generale, mal di testa e disturbi gastrointestinali: pochi segnalano febbre alta, in molti casi addirittura assente. 

Febbre alta, tosse secca persistente, perdita di gusto e olfatto: abbiamo imparato a conoscerli come tre dei sintomi più importanti del Covid-19, sin dall’inizio della sua diffusione, uniti spesso a polmoniti interstiziali.

Una sintomatologia che, secondo uno studio condotto tra fine maggio e inizio dicembre 2020 nel Regno Unito su un campione di 19mila persone, era già mutata: il 40% di quei pazienti non presentava uno dei tre segnali classici del Covid, mentre in generale riferiva di sensazioni simili a quelle influenzali.

Oggi, riferiscono i medici di base, ciò che si osserva è una maggiore prevalenza di spossatezza, senso di malessere generale, mal di testa e disturbi gastrointestinali: pochi segnalano febbre alta, in molti casi addirittura assente.

Meno casi di polmoniti, che continuano comunque a svilupparsi soprattutto in soggetti a rischio, ma che tendono anche a risolversi in tempi più brevi.

“Non è il Covid a essere mutato – precisa subito Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo – La diffusione dell’infezione si è spostata su fasce d’età più giovani e dunque questa è la ragione di una manifestazione clinica differente. Stiamo osservando pochissimi disturbi dell’olfatto e del gusto, che invece prima erano dominanti, mentre più pazienti riferiscono di disturbi di natura gastroenterica. Ma, ripeto, una sintomatologia in linea con la nuova tipologia di malati e che in misura minore è sempre stata associata a una possibile infezione da Covid”.

Sensazioni confermate anche dai medici di medicina generale che operano sul territorio, in particolare sul sensibile abbassamento dell’età dei pazienti che si presentano in studio.

“Abbiamo senza dubbio pazienti più giovani, segnale che denota anche un’insorgenza della malattia in ambienti differenti come quello scolastico – sottolinea Valentino Colombi, medico a Torre Boldone – A marzo dello scorso anno qualsiasi domiciliare facessi era per una polmonite. Anche oggi, per la mia esperienza, posso dire che i problemi respiratori rimangono, magari con sviluppi meno gravi rispetto al passato. Nei soggetti più fragili, però, la polmonite rimane una problematica reale. Abbiamo le capacità e i mezzi per riconoscere prima la malattia, ma a volte non basta per arginare”.

Gli fa eco Arianna Alborghetti, medico di base con studio in città: “Anche per quanto mi riguarda l’età dei pazienti che poi hanno un risultato positivo al tampone è calata – sottolinea – Negli anziani, in ogni caso, il Covid sembra manifestarsi allo stesso modo, senza alcun cambio di sintomatologia. I giovani mi riferiscono di raffreddore, stanchezza, faringodinia: prima del periodo di didattica a distanza avevo casi di isolamento ogni settimana. Non solo sviluppati in ambito scolastico, ma anche da situazioni di convivialità e quindi di mancato rispetto delle regole. Rischi che coinvolgono anche chi lavora in ufficio e condivide spazi come caffetterie o sale pranzo. Ciò che ora riusciamo a fare meglio è il monitoraggio, anche a distanza, dei nostri pazienti: le visite domiciliari rimangono, in alcuni casi sono indispensabili, ma la tecnologia ci permette di avere sempre un quadro chiaro della situazione anche in pazienti che non vediamo ogni giorno”.

 

 

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