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Bergamo

Nell’era Covid i giovani sono i più sofferenti: alterazioni del sonno per il 64%

L'anticipazione degli esiti dell'indagine del Comune di Bergamo "Ri-emergere" volta a comprendere i bisogni dei cittadini per dare loro strumenti e supporto adeguati

Ri-emergere Bergamo è ormai conclusa. 

Si tratta dell’indagine voluta dal Comune per comprendere i bisogni delle famiglie colpite dall’emergenza Covid-19 che ha visto la partecipazione dei cittadini nella compilazione di un questionario on line anonimo suddiviso per fasce d’età: bambini 5-8 anni, giovani tra i 9 e 19 anni e adulti con età superiore ai 20 anni, con un focus ai genitori con bambini 0-4 anni.

L’intento del progetto, presentato il 20 novembre 2020 come iniziativa dedicata alla Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e simile ad un’esperienza condotta durante il primo lockdown dalla Provincia Autonoma di Trento, aveva lo scopo di “dare voce e ascolto ai bambini, ai giovani e alle famiglie della nostra città per capire la loro reale situazione dopo questo primo periodo così difficile e poter indirizzare meglio le scelte necessarie per il futuro, a cominciare dalle azioni del Piano della Famiglia da riformulare alla luce dell’esperienza del Covid”, ha dichiarato l’assessore all’istruzione Loredana Poli. 

Nel periodo di rilevazione, 9 dicembre 2020 – 15 gennaio 2021, sono stati compilati 5.862 da 547  bambini e bambine, 2215 giovani e 3100 adulti. Le dimensioni di analisi, diversificate per questionario, hanno riguardato la vita quotidiana e gli stili di vita, gli aspetti relazionali e loro eventuali cambiamenti, le preoccupazioni e le reazioni emotive all’emergenza sanitaria, gli aspetti scolastici e lavorativi, oltre al profilo socio-demografico degli intervistati. Per raggiungere il maggior numero possibile di bambini, ragazzi e genitori, è stato anche coinvolto il mondo della scuola.

E giovedì 15 aprile alle 17.30 sul canale Youtube del Comune di Bergamo si terrà l’incontro di presentazione dei risultati.

“Il quadro che il mio Assessorato riporta dopo un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria è certamente quello di una città dove fragilità e sofferenze sono aumentate in modo significativo – ha affermato l’assessora alle politiche sociali Marcella Messina – C’è un tema che attiene l’impoverimento economico di nuclei familiari divenuti improvvisamente monoreddito, o senza reddito, a causa della perdita di lavoro a volte precario, non regolare o appartenente a settori colpiti duramente dalla pandemia. C’è un tema di fragilità, spesso cronica, delle persone anziane che si sono ulteriormente indebolite nell’isolamento. C’è un tema di disagio delle persone con disabilità che hanno visto un rallentamento del loro percorso di emancipazione e autonomia. C’è un tema di aggravamento significativo del carico di lavoro dei care giver, soprattutto donne. Senza parlare del tema delle povertà educative su cui certamente incide la didattica a distanza che marca il divario sociale e favorisce l’abbandono scolastico soprattutto negli adolescenti”.

Scopo, quindi, dell’indagine Ri-emergere Bergamo sarà aiutare l’amministrazione comunale a “comprendere e circoscrivere ancora meglio il tema del disagio a diversi livelli e ci consegnerà ulteriori indicazioni di intervento futuro”, ha aggiunto Messina.

Come spiegano Alba Civilleri e Liria Veronesi, ricercatrici della Fondazione Franco Demarchi di Trento, anticipando in parte gli esiti dell’indagine che verrà più ampiamente illustrata giovedì 15, tra i risultati principali dell’indagine rivolta ai bambini ed alle bambine tra i 5 e gli 8 anni emerge un forte bisogno di socialità.

“Ai bambini e alle bambine manca molto incontrare i nonni, gli amici e i compagni di scuola”, spiegano le ricercatrici.

Per quanto riguarda i giovani, emerge un forte grido di malessere: più del 44% dei giovani dichiara di non sentirsi bene ed uno dei fattori di rischio è lo stress causato dal sovraccarico per le attività scolastiche.

Per gli adulti, un aspetto che si è posto in particolare evidenza è quello relativo ai carichi di cura verso i figli e verso i familiari anziani che necessitano di assistenza.

“L’emergenza Covid ha avuto innanzitutto un impatto sui tempi di cura: rispetto al periodo pre-covid, è aumentato il tempo quotidiano dedicato alle attività di cura dei figli e dei familiari anziani, con conseguente incremento della percezione di sovraccarico di cura che va ad aggiungersi alla percezione di un elevato sovraccarico di lavoro – continuano Civilleri e Veronesi –  E qui si rimanda alla difficoltà e alla fatica di conciliare tempi di lavoro e tempi di cura, resa ancora più stringente in questo specifico periodo emergenziale. I rispondenti adulti riferiscono di essere preoccupati per i figli soprattutto per quanto riguarda il loro benessere psicologico ma ancora di più preoccupano il loro futuro e il loro sviluppo e la loro crescita. In riferimento ai familiari anziani, ciò che desta particolare preoccupazione è il loro stato di salute, il loro benessere psicologico e la condizione di isolamento che molti di loro stanno vivendo.”

“Comparando gli esiti dei tre questionari sono evidenti le alterazioni nello stile di vita, sappiamo che le variazioni sul ritmo sonno-veglia, sulle abitudini alimentari e sulle abitudini nell’attività fisica possono essere un campanello d’allarme, in effetti, in tutte le fasce d’età intervistate sono rilevanti le alterazioni. Tra le principali quelle relative alla minore attività fisica; ancora, appare allarmante il dato sulle alterazioni del ritmo sonno-veglia dichiarate da circa il 64% dei giovani”, concludono le studiose nella loro analisi.

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