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Il caso

Vaccini in azienda, “Italcementi: pronti anche per familiari e figli maggiorenni”

Le industrie bergamasche non si fanno attendere: Italcementi, Brembo, Tenaris, Foppa Pedretti pronti a recepire le direttive e da maggio pronte a vaccinare. "Passo fondamentale" per Paolo Piantoni, direttore di Confindustria Bergamo. La soddisfazione dei sindacati e i dubbi del segretario dei metalmeccanici della Cisl

Il protocollo è stato firmato, Ministero della Salute, Inail e organizzazioni sindacali hanno dato il via libera perché le aziende possano vaccinare i propri dipendenti.

Secondo l’intesa, le aziende predisporranno un piano aziendale all’Azienda Sanitaria di riferimento specificando il numero di vaccini richiesti per le lavoratrici e i lavoratori disponibili a ricevere la somministrazione, in modo da consentire all’Azienda Sanitaria la necessaria programmazione dell’attività di distribuzione.
Possono così prendere il via le vaccinazioni nei luoghi di lavoro, con il supporto dei medici aziendali e della rete Inail, rivolte ai lavoratori che decideranno di aderire volontariamente.

Bergamo non si fa attendere. Italcementi ha già dato disposizione: la sede al Kilometro Rosso diventerà un hub vaccinale per tutti i dipendenti residenti in Lombardia, per i loro familiari compresi i figli maggiorenni conviventi. Sempre al Kilometro Rosso “Brembo accoglie con soddisfazione l’approvazione del protocollo nazionale relativo alla somministrazione dei vaccini in azienda. Esamineremo il documento sottoscritto martedì e quelli di prossima diffusione per valutare modalità e tempistiche di questa misura di potenziamento della campagna vaccinale nazionale”.

Sulla stessa linea Tenaris Dalmine che è stata tra le prime a dare disponibilità per vaccinare in azienda i propri dipendenti.
“Siamo soddisfatti che il protocollo sia stato firmato dal Governo e questo è un segno di garanzia – afferma Enrica Foppa Pedretti dell’omonima società -. Il piano di vaccinazione inizierà da maggio, appena avremo tutte le indicazioni esatte del protocollo poi inizieremo a vaccinare i nostri 210 dipendenti. Naturalmente l’adesione è volontaria, anche se in azienda sento un certo pressing proprio dai dipendenti stessi. Noi abbiamo a cuore la loro sicurezza e vedremo di poter rispondere a questa loro richiesta in tutti i modi”.

“L’approvazione del Protocollo nazionale è un passo fondamentale che consentirà anche alle aziende della nostra provincia di portare il proprio contributo, dando un forte impulso alla campagna vaccinale. Molte imprese nei giorni scorsi hanno già manifestato la loro disponibilità e potranno presto attivarsi, secondo procedure che verranno ulteriormente dettagliate, in armonia con il piano vaccinale nazionale e non appena la disponibilità di vaccini lo consentirà”. Dichiara Paolo Piantoni, direttore generale di Confindustria Bergamo in merito al Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Covid nei luoghi di lavoro.

VACCINAZIONE IN AZIENDA, PAROLA AI SINDACATI

Se da una parte ci sono i datori di lavoro pronti a spalancare le aziende agli ambulatori vaccinali, dall’altra c’è la soddisfazione dei sindacati.

“Sarà opportuno ora incontrarci al più presto anche a livello provinciale con le associazioni datoriali per definire la gestione del protocollo – sottolinea Francesco Corna, segretario generale Cisl  Bergamo – , coinvolgendo anche i comitati aziendali anti covid. La campagna di vaccinazione rimane l’unico strumento che ci può permettere di tornare ad una vita normale, fatta anche di relazioni. Mi auguro che non diventi occasione di scontro tra tifoserie: compito del sindacato sarà quello di favorire un dialogo che crei un consenso favorevole verso la vaccinazione, senza giudicare, comprendendo le ragioni delle paure e delle fragilità umane. Ad oggi la legislazione non obbliga la generalità dei lavoratori e lavoratrici a sottoporsi alla vaccinazione. Dove non vi è sorveglianza sanitaria specifica, il datore di lavoro non è tenuto a controlli specifici: può solo proporre su base volontaria il vaccino, come già si fa in alcune aziende con il vaccino dell’influenza”.

Un’intesa significativa e importante che può offrire un contributo decisivo in termini di tempi e numero di persone coinvolte alla campagna di vaccinazione in corso nel nostro Paese che, come sappiamo, in Lombardia ha incontrato più di un ostacolo” commentano Angelo Chiari e Orazio Amboni della Cgil Bergamo.

“L’accordo per le somministrazioni in azienda dovrà trovare attuazione nel pieno rispetto delle priorità definite dal Piano strategico nazionale di vaccinazione, senza che vengano avanzate richieste anacronistiche e inique di priorità per categorie né per gruppi di interesse” proseguono i due sindacalisti.

“Nell’applicazione del Protocollo per la vaccinazione nei luoghi di lavoro – sottolineano Chiari e Amboni – vanno garantite in modo scrupoloso tutte le norme di igiene e sicurezza: la somministrazione deve essere svolta in ambienti adeguati che garantiscano la catena del freddo e le norme previste di distanziamento e uso dei dispositivi di protezione individuale. Va inoltre evitato che si creino sul territorio differenze tra lavoratori di grandi aziende e lavoratori di piccole realtà, tra dipendenti diretti, e in subappalto, in somministrazione, …. o settori parcellizzati, come gli edili, i lavoratori agricoli, i dipendenti di imprese artigiani, ecc. Non si creino lavoratori di serie A e di serie B. Si deve per questo chiedere che gli enti bilaterali presenti sul territorio svolgano, ad esempio per gli edili, per i lavoratori del commercio e dell’artigianato, un ruolo attivo, diventando un centro vaccinale di zona per le aziende di riferimento. Inoltre, le aziende di grandi dimensioni e più attrezzate dovrebbero garantire l’accesso ai lavoratori delle zone limitrofe. Si dimostrerebbe così il valore e l’importanza di una collaborazione verso uno scopo comune anche a livello territoriale”.

Altra questione importante è quella di aver convenuto, sempre nel confronto di martedì, l’aggiornamento del Protocollo nazionale sulla sicurezza anti-Coronavirus.

“La decisione di aggiornare le disposizione anti-Covid nelle aziende conferma il valore e l’efficacia di questo strumento e la centralità della contrattazione svolta azienda per azienda sui temi di salute e sicurezza, che andrà strutturata e sviluppata anche al termine dell’emergenza. Ora, di conseguenza, come parti sociali territoriali dovremmo aggiornare anche le intese sottoscritte a Bergamo” concludono Chiari e Amboni.

I DUBBI DI NIERI (FIM-CISL)

“Senza dubbio il protocollo siglato dal Ministero della Salute, Inail e organizzazioni sindacali è da premiare – afferma Luca Nieri, segretario della Fim Cisl Bergamo -. All’entusiasmo deve seguire una visione reale della situazione italiana e porsi delle domande. Ci sono i vaccini? Che burocrazia verrà richiesta alle aziende che ospitano gli hub vaccinali? Si seguirà un ordine anagrafico? Ampliando lo sguardo c’è da chiedersi se vaccinari i dipendenti dell’industria basti a questo Paese o occorre un piano più ampio che comprenda anche artigiani, addetti al commercio e alla ristorazione? Il nostro Paese ha già dato molto e pagato caro i costi di questa pandemia, se il sistema economico italiano deve ripartire, è bene che questo sia unito anche da tempistiche chiare. Non possiamo permetterci una ripresa a singhiozzo, ognuna per la propria categoria. Urge una visione più ampia, un piano che comprenda tutti i lavoratori di tutte le categorie. Nessuna esclusa. All’immunità di gregge o di comunità, si arriva solamente se si fa sistema. E noi faremo la nostra parte perché questo avvenga”.

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