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Lettere

Lettera di sfogo

Un commerciante: “Regole contraddittorie e pochi controlli. Zona rossa, ma sulle spalle di chi?”

"Voglio porre l'attenzione su quel che vivo giornalmente da troppo tempo, ed esporre ciò che frulla nella testa di chi porta tutto il peso di questa pandemia"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che un commerciante dell’alta Valle Seriana ha inviato alla redazione di Bergamonews. Una lettera piccata, di sfogo, dove racconta quel che dice di vivere “giornalmente da troppo tempo”. Riportando ciò che, a suo modo di vedere, “frulla nella testa di chi questa pandemia l’ha tutta sulle spalle”.

La lettera

Ma davvero questa Pasqua eravamo in zona rossa? Abito in un piccolo paese incastonato nelle montagne bergamasche, una provincia tristemente nota per l’accanimento di questo terribile virus. Anche quest’anno è arrivata la Pasqua e anche quest’anno colorata di rosso! Le strade del paesello, però, sono state letteralmente invase dai proprietari delle seconde case e da chi transitava per una piacevole passeggiata al sole. Si sa, a piedi è possibile spostarsi ed in zona rossa a differenza di quella arancione scuro si potevano raggiungere tranquillamente le seconde case… boh?

Una Pasqua quasi normale ed una zona rossa, oserei dire, molto anomala. Su una cinquantina di negozi ed attività commerciali infatti, le serrande abbassate erano davvero poche (fra le quali la mia!).

I parrucchieri questa volta sono stati costretti a chiudere a differenza della precendente zona rossa. La prima domanda che mi viene in mente è: quanti parrucchieri in regola e non si saranno recati nelle case private per offrire i loro servigi?

I ristoranti e i bar invece, una delle categorie più penalizzate, hanno continuato ad offrire i loro prodotti da asporto. L’attenzione però, va a quei ristoranti che magicamente divenuti “mense” hanno potuto continuare a lavorare, forse più di prima con locali pieni di lavoratori tutti ammassati! E con questo non voglio assolutamente sminuire la problematica dei lavoratori che si sono ritrovati in pieno inverno senza locali nei quali poter fare una pausa ed un pasto al caldo.

Ora arriviamo alla comica dei negozi al dettaglio. Nella lista delle attività ‘essenziali’ troviamo davvero di tutto, una lista chilometrica che inserisce le attività più disparate. Mentre se guardiamo l’elenco dei negozi non essenziali e con obbligo di chiusura, troviamo un misero gruppetto di… permettetemi il termine: “sfigati che hanno rispettato le regole”. Se pensiamo poi che è bastato inserire una mensola di slip e pigiami, oppure una pila di piatti e qualche bicchiere per poter rientrare nelle attività essenziali, siamo davvero al ridicolo. Ma proviamo ad entrare fisicamente nei vari negozi, ad esempio in una tabaccheria qualiasi, troveremo che la merce in vendita rientra sia nell’essenziale che nel non essenziale. La domanda sorge spontanea: chi ha controllato che cosa veniva venduto nelle attività rimaste aperte? Nel paesello non si è vista l’ombra di un controllo!

Parlando di negozi vorrei anche dare uno sguardo ai proprietari dei muri dati in affitto alle varie attività commerciali, proprietari che seduti ben comodi sui loro divani hanno continuato ad incassare e pretendere il pieno canone di affitto. I commercianti non lavorano ed i proprietari dei muri guadagnano come se non ci fosse mai stato un solo giorno di pandemia? Ma il gruppo di super esperti del governo non poteva richiedere l’abbassamento che so del 20/30 per cento in relazione ai canoni di affitto? Una soluzione che avrebbe davvero aiutato e che allo stato non sarebbe costata un centesimo!

E i nostri Hotel? Sempre aperti, ma senza clienti perchè impossibilitati agli spostamenti come da decreto! Qui poi viene da ridere, pensando che questa Pasqua potevamo andare tranquillamente all’estero in aereo, ma non potevamo ucire dalle regioni!

Ora vorrei dire qualcosina anche in relazione alle chiese… la tipica messa Pasquale con la chiesa gremita di gente rigorosamente a distanza e con tanto di mascherina certo, ma che in un’ora di cerimonia fra canti di gruppo e dialoghi botta e risposta con il celebrante crea uno scenario ben più problematico rispetto a quello che potremmo trovare in un teatro o in una sala cinematografica. Forse basterebbe inserire una croce nei teatri e nelle sale ormai fermi da 15 mesi?

Le realtà da affrontare sono davvero tante e le più disparate, ma da commerciante ho voluto porre l’attenzione su quello che vivo giornalmente da troppo tempo.

Molto probabilmente nella mia ignoranza ho fatto ragionamenti errati, credo però di aver esposto quello che frulla nella testa di chi davvero questa pandemia l’ha tutta sulle proprie spalle!

Lettera firmata

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