• Abbonati
Domande & risposte

Remuzzi: “AstraZeneca, rischi bassi ma giusto parlarne; possibile la combinazione di 2 vaccini”

Il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” ha risposto per un'ora e mezza alle curiosità degli studenti del Liceo Falcone: dal caso AstraZeneca alle nuove prospettive di somministrazione in base a test in corso negli Usa.

“Quando tutto questo sarà finito, un vaccino ci salverà?”: è la domanda che riassume un po’ tutte le decine di quesiti che gli studenti del Liceo Linguistico Giovanni Falcone di Bergamo hanno potuto rivolgere nella mattinata di mercoledì 7 aprile al professor Giuseppe Remuzzi, in occasione della Giornata della Salute.

L’incontro con il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” rientra in un percorso più ampio che il liceo cittadino, diretto da Gloria Farisè, sta portando avanti già dai primi mesi della pandemia: sostegno psicologico in collaborazione con l’associazione dei genitori, approfondimenti sul tema dello spaesamento e, appunto, il confronto con personalità di spicco che possano fornire indicazioni e visioni più chiare di quanto sta succedendo.

Mercoledì è toccato al professor Remuzzi che, collegato in streaming, è stato messo “sotto torchio” per un’ora e mezza dagli studenti: tantissime le tematiche toccate, attuali e delicate.

Questi alcuni dei quesiti principali.

Su quale protocollo sta lavorando il Mario Negri? 

Stiamo lavorando sull’intervento precoce, sul trattamento delle alte vie respiratorie in modo tempestivo: abbiamo osservato, in questo modo, un impatto meno grave della malattia. Utilizziamo anti infiammatori per evitare che si sviluppi la cosiddetta hyper inflammatory syndrome: emerge nei primi giorni di insorgenza dei sintomi ed è la responsabile dell’eccesso di risposta immune, dannosa per il nostro organismo. Lo studio sarà pubblicato a breve.

Il contributo più importante dato dal territorio in questa battaglia è quello della nostra rianimazione, che ha avuto una mortalità più bassa in generale di quella media di tutta Italia e anche della Germania. Ci sono state carenze da parte della medicina del territorio, perchè la Lombardia non era organizzata ed è qualcosa che non puoi trovarti a improvvisare. Così gli ospedali si sono trovati improvvisamente con più malati Covid rispetto ad altri: la mortalità, seppur purtroppo molto alta, è stata inferiore a quella di altri territori.

Considerando il piano vaccinale in corso, quando finirà tutto? 

Credo innanzitutto che se riuscissimo a vaccinare tutta la popolazione adulta entro luglio assisteremmo da subito a un calo dei ricoveri e a un rallentamento della pandemia in modo importante. Però dobbiamo farlo in questi tempi, somministrando la prima dose a più persone possibile e poi procedere coi richiami quando avremo altre dosi. Questa è una questione ancora controversa nella letteratura medica: personalmente, mi convince di più come strategia rispetto a chi preferisce coprire con entrambe le dosi.

In futuro, è possibile che il Covid torni a colpire con una gravità minore? Per quanto tempo ancora la pandemia influenzerà la nostra vita?

Io credo che questo virus potrebbe rimanere con noi fino al 2024, in una forma molto lieve, come uno dei tanti coronavirus in circolazione. Dipende quanto velocemente riusciremo a vaccinare tutto il mondo, non solo i Paesi ricchi. Vaccinare 7 miliardi di persone è uno sforzo gigantesco, dobbiamo cercare di farlo rapidamente nell’interesse di tutti, perchè nessuno si salva da solo. Se il virus continuasse a circolare in alcuni angoli del mondo, state certi che con la velocità di movimento attuale prima o poi tornerebbe da noi.

In generale, quali sono i possibili rischi del vaccino? 

In generale, i vaccini sono la più grande invenzione dell’umanità: così abbiamo sconfitto il vaiolo, quasi del tutto la poliomielite. Come tutti i farmaci possono avere effetti negativi: molto lievi, come febbre, dolori articolari e mal di testa, che passano in 24 ore; effetti più importanti simili a manifestazioni allergiche, che si curano con cortisone; manifestazioni allergiche gravi, come shock anafilattico, in persone con una storia di anafilassi in allergie importanti (non il raffreddore, per intenderci), con edema della glottide, soffocamento. Queste ultime sono manifestazioni rarissime.

Gli studi fatti sul vaccino Covid hanno rilevato disturbi molto lievi in qualche paziente su 100, un caso di shock anafilattico ogni centomila e poi c’è la questione trombosi: come percentuali è uguale a quella della popolazione non vaccinata. Ogni giorno nel nostro paese muoiono 1.800 persone, forse il 30% per una trombosi. Se si vaccinano milioni di persone è chiaro che attorno ai giorni dell’inoculazione possono morire persone che sarebbero morte comunque, ma non per questo il decesso è dovuto alla vaccinazione.

C’è un particolare del quale non si è parlato a sufficienza: in Germania è stato osservato che, con vaccino AstraZeneca, ci sono stati casi di trombosi dei seni cerebrali e delle vene mesenteriche nelle giovani donne dai 20 e 50 anni in una percentuale più alta a quella che ci si aspetterebbe in quella fascia.

In generale il vaccino AstraZeneca ha risparmiato un numero enorme di morti: in Inghilterra siamo passati da 1.600 a 0 nel giro di due mesi. Questi sono i vantaggi. Rimane il fatto che nelle giovani donne c’è un’incidenza maggiore rispetto alle previsioni, una complicazione dovuta agli anticorpi che si legano alle piastrine e le consumano, formando i trombi.

Quanto è frequente? Siamo sui 30 casi su 30 milioni di vaccinati in Inghilterra. Da una parte salva migliaia di vite, dall’altra mette a rischio un piccolissimo numero di persone in una categoria ben definita, sulla quale però dobbiamo scoprire di più. L’essere in età fertile ha un ruolo? Gli estroprogestinici hanno un ruolo? Non lo sappiamo ancora. Va detto che esiste questa complicazione, per la verità nemmeno così grave, in un numero piccolissimo di persone. Va detto perchè sapendolo si può anche fare una diagnosi precoce: i sintomi sono quelli di un fortissimo mal di testa con edema a distanza di 4-10 giorni dall’inoculazione, ma tutto curabile con una terapia con immunoglobuline ad alte dosi.

Se a seguito del vaccino ci sono eventi avversi gravi, chi ne risponde e su chi cade la responsabilità? 

Questo è un tema che a me dà molto fastidio. Perchè è chiaro che qualsiasi cosa si faccia in condizione di emergenza espone a dei rischi. La responsabilità a mio avviso non ricade su nessuno, dobbiamo essere consapevoli che vaccinarsi ha un minimo rischio. Ma il rischio di complicanze nelle vaccinazioni è dello 0,0005%. È molto più pericoloso, ad esempio, andare in motorino, in autostrada o fare le scale di corsa. La probabilità di avere complicanze è quella: al mondo non esiste niente che dà solo vantaggi.

Cosa ne pensa della cura con anticorpi monoclonali? Potrebbero avere effetti collaterali? 

Sì, possono esserci e possono sviluppare reazioni allergiche. Ma da quando li abbiamo utilizzati, ad esempio, per curare una malattia mortale nei bambini, non è morto più nessuno. Hanno dei vantaggi soprattutto in certe malattie rare, autoimmuni, tumori e ora anche per il Covid. Uno dei problemi, come per tutti i farmaci, è che vanno somministrati molto precocemente, entro 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi, perchè il virus si moltiplica in quel lasso di tempo. Quando saranno disponibili saranno molto efficaci, però costano moltissimo e il trattamento va fatto in ambiente ospedaliero a causa di possibili effetti collaterali gravi. Si deve scegliere di farli a persone che, in caso di malattia, rischierebbero la morte.

Il vaccino può indurre reazioni allergiche o l’esordio di patologie autoimmuni? 

Reazioni allergiche sì, con un caso grave ogni centomila. Reazioni lievi invece per molte persone, ma di veloce risoluzione. Per le patologie autoimmuni: non possiamo escludere che il vaccino, che stimola gli anticorpi, possa far produrre anche quelli indesiderati causa di artrite reumatoide o lupus. Ma il vantaggio del vaccino, per chi rischia di morire di Covid, è più importante del rischio di riacutizzazione della malattia autoimmune. Il rapporto tra le due cose esiste sicuramente e bisogna fare molta attenzione perchè i malati vengono curati con farmaci che uccidono le cellule che formano anticorpi: se lo si fa durante la vaccinazione, allora il vaccino sarà inefficace.

Cosa influisce sulla risposta che il nostro corpo ha dopo il vaccino? 

La formazione di più o meno anticorpi dipende da fattori genetici, ambientali, immunologici. Sono tantissime le ragioni, ma la grande quantità non corrisponde necessariamente a una maggior protezione. Dopo la malattia in genere non ci si infetta di nuovo e chi l’ha avuta ha risposte anticorpali diverse. Alcuni ne hanno molti per molto tempo, altri meno, ma non si ammalano lo stesso.

Perchè questa diversità tra un vaccino e l’altro? Come è possibile che siano stati prodotti in appena un anno?

Sono semplicemente scelte delle case farmaceutiche, in base alla loro storia e verso quale soluzione hanno orientato negli anni la propria ricerca: chi con Rna messaggero, chi con adenovirus, virus inattivato, chi con proteine. Dipende dal knowhow aziendale, ma di sicuro non è una cosa improvvisata. I vaccini a Rna messaggero sono stati sviluppati in 13 anni, già per la Sars e altri coronavirus e quindi la piattaforma era già pronta. Ed è stato possibile arrivare così velocemente a un vaccino anche perchè i governi hanno messo sul piatto fondi cospicui, consentendo di aumentare l’impegno nella ricerca, il numero del personale e l’acquisto di reagenti. Avessimo avuto più tempo sarebbe stato anche meglio, ma dobbiamo applaudire tutti a questo miracolo della scienza che ha messo il mondo nelle condizioni di liberarsi dal virus.

Avere a disposizione vaccini differenti, poi, è un vantaggio: sui giornali scientifici sta emergendo una questione importante, vale a dire la possibilità di combinarli, la prima dose di un tipo, ad esempio con adenovirus, e la seconda con un altro, magari a Rna messaggero. Un’eventualità che si sta già studiando negli Stati Uniti su 800 volontari e potrebbe portare a una copertura maggiore, con risposte immuni complementari che in futuro potrebbe rivelarsi molto vantaggiosa.

La percentuale di copertura offerta dai vari vaccini, diversa per ognuno, può creare vaccinati di serie A e vaccinati di serie B?

Assolutamente no, perchè quelle percentuali si riferiscono ai sintomi delle malattie, quindi alla possibilità di manifestarli. Ma tutti i vaccini a disposizione proteggono al 100% dalla malattia grave. Tutti. Volete essere protetti da febbre e raffreddore o volete evitare di sviluppare la malattia grave? La cosa importante è quella.

Perchè in Italia non si è legiferato sull’obbligatorietà del vaccino, in particolare per i sanitari? 

Sui vaccini nuovi non è facile legiferare in questo senso. Ma è una cosa talmente importante che chiunque con buon senso desidera essere vaccinato. Per il personale medico io credo che non serva una legge, perchè per essere medico devi avere delle caratteristiche, ottenere un’idoneità. E chi non è vaccinato contro il Covid per me non dovrebbe essere idoneo.

Cosa regolamenta l’autorizzazione all’uso di un vaccino e quali aspetti incidono su quale utilizzare? 

Ogni Stato ha un’agenzia del farmaco, che fa le stesse valutazioni fatte dall’Ema consultando i dossier. L’Ema decide di autorizzare al commercio, poi qualche Paese può decidere, per ragioni locali, di non utilizzarne qualcuno. Lo hanno fatto, ad esempio, Olanda e Danimarca,, con AstraZeneca.

Per quanto si rimane immuni al Covid dopo il vaccino? 

Non è passato abbastanza tempo per dirlo. Ma abbiamo una evidenza indiretta, guardando quanto dura l’immunità in chi si è ammalato. In questi soggetti gli anticorpi sono rimasti per 8-9 mesi, possiamo ipotizzare che sia lo stesso per il vaccino. La protezione dall’ammalarsi dipende anche molto dalle cellule del sistema immune che sono avvertite dal vaccino dell’esistenza di una proteina che assomiglia alla spike del virus. Anche senza anticorpi, chi ha queste cellule in grado di riconoscere la proteina e di sviluppare nuovamente gli anticorpi all’occorrenza, potrebbe avere anche un’immunità più lunga, eventualmente anche per sempre.

Perchè indossare la mascherina se si è già stati vaccinati? 

Perché non siamo sicuri, anche se è molto molto improbabile, se chi è vaccinato possa avere ancora virus in gola o nel naso ed essere contagioso. Chi è vaccinato, secondo me, ne ha molto poco in naso e gola, e non dovrebbe essere contagioso. Il problema di portare la mascherina è sociale: meglio che la portiate sempre, perché la gente non sa se uno è stato vaccinato o no. La cosa migliore, finchè non abbiamo risolto la pandemia, è portarla quando ci si trova in luoghi chiusi o quando incontrate persone. Anche se siete vaccinati.

I vaccini attuali sono efficaci contro le varianti?

Sì, lo sono contro la maggior parte di esse. E alla fine ci sarà un vaccino efficace contro tutte, perchè le varianti non possono essere infinite. Il fatto che il virus continui a variare è una dimostrazione di debolezza: lo deve fare per sopravvivere e per noi è una buona notizia. Perchè il numero di varianti è limitato e credo diventerà facile da combattere per il nostro sistema immune.

Perché non si stanno vaccinando gli under 16?  

Gli under 16 si infettano come tutti gli altri, ma non hanno quasi mai una manifestazione clinica della malattia. Quindi si privilegia il vaccino in persone che si possono ammalare in modo grave: quando avremo finito di vaccinare i più a rischio potremo pensare anche di farlo fare a chi rischia meno.

 

 

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
barbui vaccino johnson
L'intervista
Barbui: “Come funziona il vaccino monodose Johnson & Johnson”
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI