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L'inchiesta

Ricette falsificate per i rimborsi, la farmacista di Vilminore non risponde al Gip

Secondo le accuse del pm Paolo Mandurino la donna avrebbe incassato 800mila euro

Non ha parlato al Gip e si è avvalsa della facoltà di non rispondere Evelina Pezzoli, 44 anni, titolare della farmacia di Vilminore di Scalve, finita ai domiciliari la scorsa settimana nella sua casa a Clusone.

Secondo le accuse del pm Paolo Mandurino la donna avrebbe incassato 800mila euro, che sono stati sequestrati dai carabinieri, grazie ricette mediche falsificate per ottenere il rimborso dall’Ats. Una serie di medicinali che erano destinati a trapiantati di fegato.

Assistita dagli avvocati Carlo Pressiani e Riccardo Bonetti (dello studio Locatelli&Partners) la farmacista  nell’interrogatorio di garanzia di martedì 6 aprile davanti al gip Beatrice Parati ha preferito il silenzio.

“Ha capito di aver sbagliato, è molto provata per quello che è accaduto”, hanno spiegato i suoi legali che hanno chiesto la revoca dei domiciliari. Un’esigenza cautelare che verrebbe meno dal momento che la farmacia, posta sotto sequestro ma non chiusa anche in virtù del periodo di emergenza sanitaria, ora è gestita da un’altra persona su cui vigilia l’Ats di Bergamo.

Il giudice si è riservato sulla decisione.

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