Le terme hanno rappresentato per secoli il simbolo della civiltà romana.
Ogni città che si rispettasse possedeva infatti un sistema di bagni pubblici e Bergamo non poteva fare eccezione.
A confermarlo sono stati alcuni reperti ritrovati nel corso degli scavi attuati all’interno di Casa Zappettini da Gaetano Mantovani e Elia Fornoni nel 1893 e rafforzati dalle successive indagini svoltesi a cavallo fra il 1956 e il 1981.
I sotterranei dell’edificio, affacciato su Piazza Mercato del Fieno, rivelarono i resti di un canale e di un selciato, pavimenti in cocciopesto e in mosaico dei quali spicca una sezione decorata con rombi bianco e neri.
A spingere gli esperti ad attribuire l’appartenenza al complesso termale fu senza dubbio il ritrovamento di un’abside “semicircolare” formata da uno spesso muro la cui altezza raggiungeva complessivamente 8,40 metri fra fondamenta e alzato.
Associato al vano furono rintracciate anche una serie di “pilae”, pilastini in cotto tipici dei sistemi di riscaldamento a ipocausto e utilizzati per rialzare i pavimenti sotto dei quali scorreva l’aria calda.
Ulteriori indizi giunsero infine da uno spazio simile individuato nell’adiacente Casa Invernizzi agli inizio degli anni ’70, ma anche un’epigrafe proveniente dalla vicina Cattedrale nella quale viene menzionato un certo Lucius Cluvenius Cilo, ricordato per aver donato alla città le terme e un tratto di acquedotto.
Fonti
AA.VV.; Bergomum: un colle che divenne città; Bergamo; Lubrina Bramani; 2019
Raffaella Poggiani Keller; Bergamo dalle origini all’altomedioevo: documenti per un’archeologia urbana; Modena; Panini; 1986
Angela Prato Gualteroni, Anna Roncelli; Bergamo: tempi e luoghi della sua storia incisi nella pietra; Bergamo; Grafica e arte Bergamo;1989
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