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Il neo movimento

Cinque Stelle, Violi: “Conte riparta dai territori più piccoli, non diventiamo un Pd2”

Il consigliere regionale bergamasco plaude al nuovo leader: "Grazie al buon lavoro fatto al Governo può farci tornare in alto, ma serve un gruppo forte"

“Il nuovo Movimento Cinque Stelle deve ripartire dai territori più piccoli, come le Valli Bergamasche”. Ne è convinto il consigliere regionale Dario Violi dopo il discorso di Giuseppe Conte nella sua presentazione da leader chiamato a rifondare i Grillini.

Quali sono le sue impressioni sulle parole dell’ex presidente del Consiglio?

Positive, anche se il compito che lo aspetta, ossia quello di ribaltare un partito come il nostro, è molto impegnativo. Penso che la prima cosa che debba fare sia quella di partire dai territori più piccoli e in difficoltà, come il Sud o le nostre Valli, e renderli il più possibile attrattivi. L’auspicio è che venga di persona a vedere com’è la situazione, anche per capire le potenzialità che ci sono.

Ma Conte è l’uomo giusto per far ripartire il Movimento? 

Penso di sì. Forte della sua esperienza al Governo e con il nome che si è fatto grazie all’ottimo lavoro svolto, potrebbe far avvicinare gente che non ci ha mai votato prima d’ora. Da quando è iniziato a circolare il suo nome come nuovo leader, ho sentito i pareri entusiasti di molte persone. Comunque non basta solo lui. Come una squadra di calcio, anche un partito ha bisogno non solo di un ottimo attaccante, ma anche di difensori, centrocampisti e pure magazzinieri. La Juve, per esempio, nemmeno con Cristiano Ronaldo ha vinto la Champions.

Nel suo discorso l’ex Premier non ha mai citato la Piattaforma Rousseau, possiamo considerarla superata?

Penso di no, perchè rappresenta ancora un modello di democrazia partecipativa positivo e che altri partiti hanno provato a copiare. Certo, ci sono delle cose da rivedere, come il fatto di affidarsi completamente ai voti on line. Penso che ci voglia il giusto mix tra partecipazione delle gente e decisioni prese dall’alto.

Quali punti ci devono essere nel nuovo statuto del M5S?

Poche regole ma ben chiare. A partire da quelle sull’ingaggio. Se una persona, diciamo di Castione, vuole candidarsi con noi deve sapere a chi rivolgersi. E soprattutto essere consapevole che è giusto che parta dal proprio territorio, che conosce bene. In passato, purtroppo abbiamo avuto gente che ha avuto la folle idea di puntare a zone diverse da quella di origine.

Di Maio ha apprezzato le parole di Conte, altri leader grillini meno: lei tra i colleghi che impressioni ha riscontrato?

C’è molta curiosità e attesa, ma sappiamo che il suo incarico è delicato. Ovviamente nessuno si aspetta che in un mese possa risolvere tutti i nostri problemi e risollevarci, ma adesso dalle belle parole bisogna passare al più presto ai fatti.

Con il nuovo corso del Movimento lei spera di avere più spazio, magari a livello nazionale? 

Assolutamente no, non l’ho mai chiesto e non lo chiederò adesso. L’unica richiesta che ho è quella di riconoscere le competenze e la conoscenza del territorio. Non voglio andare a Roma, ma solo essere ascoltato e penso di poter dire la mia sul mio territorio, che conosco bene.

Letta ha promosso l’esordio di Conte: si va verso una nuova intesa con il Pd?

Sono scettico a riguardo. Prima di tutto dobbiamo riprenderci una nostra identità per mostrare ai cittadini chi siamo e dove vogliamo portare il Paese. Quindi meglio non diventare il Pd 2.

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