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Il protocollo

Aspirina, Aulin e… la cura casalinga contro il Covid del professor Remuzzi

Si inizia all’insorgere dei primi sintomi. Il metodo del Mario Negri non fa miracoli ma funziona

C’è una cura per il Covid che si può fare a casa e porta la firma del professore (bergamasco) Giuseppe Remuzzi. Lo descrive un articolo del Corriere della Sera:

Il protocollo dell’Istituto Mario Negri
Alla fine dello scorso novembre, l’Istituto Mario Negri aveva elaborato un protocollo per il trattamento a domicilio dei pazienti Covid che conteneva parecchie novità anche rispetto alle raccomandazioni dell’Istituto della Sanità. In buona sostanza, all’insorgere dei primi sintomi si cominciava subito una terapia. Senza aspettare l’esito del tampone, e quindi prevenendo la moltiplicazione del virus, che progredisce molto velocemente proprio nei primi 7-10 giorni.

I farmaci antinfiammatori e il cortisone
Al posto della Tachipirina, veniva suggerito l’uso dell’Aspirina, e in caso di dolori subentrava l’Aulin, sdoganando così i farmaci antinfiammatori che in questo nuovo approccio alla terapia domiciliare vengono usati subito. Fino ad arrivare, nei casi più seri e sempre sotto la guida di un dottore, all’utilizzo del cortisone, che durante la prima ondata, nella primavera del 2020, era stato quasi proibito in via più o meno ufficiale.

I dati sulla sperimentazione e lo studio (in fase di pubblicazione)
Il nuovo metodo era stato adottato da una trentina di medici di famiglia che l’avevano sperimentato su una platea di cinquecento pazienti. Ma era pur sempre una proposta, per quanto autorevole, messa a punto da Fredy Suter, per dodici anni primario di Malattie infettive al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, e da altri specialisti come Norberto Perico e Monica Cortinovis, e coordinata dall’istituto di ricerca diretto da Remuzzi. Mancavano i dati, quelli che in medicina dividono le illusioni dalla realtà. Adesso ci sono. E vengono presentati anche con onestà. Si tratta di uno studio in fase di pubblicazione, che mette a confronto l’esito clinico di novanta pazienti colpiti da Covid e trattati all’esordio a domicilio con il nuovo protocollo senza aspettare il risultato del tampone nasofaringeo, con quello di altri novanta pazienti Covid comparabile per età, sesso e comorbilità trattati con diversi regimi terapeutici.

I risultati della cura domiciliare
Il metodo del Mario Negri, chiamiamolo così per necessità di sintesi, non fa miracoli ma funziona. Il tempo di guarigione dai sintomi peggiori, dalla febbre ai dolori muscolari e articolari, è pressoché uguale in ognuno dei due gruppi. Una media di 18 giorni per il trattamento raccomandato contro i 14 giorni dell’altro segmento. I segni più leggeri della malattia, come la perdita dell’olfatto e l’affaticamento, persistono molto meno nei novanta pazienti curati con il protocollo in questione, il 23 per cento contro il 73%. La grande differenza si registra sul punto più delicato. Solo due pazienti su 90 (2,2%) del gruppo di riferimento sono finiti in ospedale rispetto ai 13 su 90 (14,4%) dell’altro gruppo. I giorni complessivi trascorsi in nosocomio crollano a 44 contro 481, e i costi cumulativi per i trattamenti ordinari, intensivi e subintensivi, sono di 28.000 euro contro 296.000.

Il ruolo dei medici di famiglia
Il significato di questa ricerca va oltre i numeri. È la sindrome infiammatoria che conduce all’ospedale. Prevenirla equivale a ridurre i ricoveri, evitando così la saturazione dei nostri istituti di cura, che poi è il grande tema di questa pandemia. C’è un altro aspetto che non rientra in alcuna statistica ma assume sempre più importanza, ed è il coinvolgimento dei medici di famiglia, che diventano così l’autorità di riferimento in questa corsa alla guarigione evitando l’ospedale. Lo studio ha carattere retrospettivo e non prospettico su esplicita richiesta dell’Aifa, l’agenzia nazionale del farmaco. Significa che i dati sono stati raccolti andando all’indietro e non cominciando una sperimentazione ex novo. Una conseguenza del fatto che del varo della nuova cura erano già uscite le linee guida del ministero per le cure a casa, e quindi non sono ammessi studi in qualche modo comparativi. Ma i risultati parlano chiaro. Con alcuni semplici trattamenti farmacologici, si guarisce a casa. In tempi come questi, non è poco. Anzi.

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