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Val di scalve

Sorpreso a scuoiare un cervo catturato con un laccio metallico: denunciato

Continua l’attività di controllo della fauna selvatica del servizio di Polizia della Provincia di Bergamo

Continua l’attività di controllo della fauna selvatica del servizio di Polizia della Provincia di Bergamo. Nel corso dei controlli effettuati negli ultimi mesi, gli agenti di via Tasso hanno accertato gravi illeciti in danno dei numerosi ungulati che abitano le montagne bergamasche e dell’avifauna, stanziale e migratoria.

Alle pendici del Monte Alben, durante un controllo nell’ambito della caccia al Camoscio, sono stati sorpresi due residenti in zona che si sono resi protagonisti del trafugamento di un capo da loro stessi abbattuto e mai consegnato al centro di verifica del Comprensorio alpino di caccia della Valle Seriana.

Analogo episodio si è verificato sul Monte Alino, dove altri due cacciatori residenti in media Valle Seriana sono stati fermati dalla Polizia provinciale dopo aver abbattuto un esemplare maschio adulto di cervo senza autorizzazione e senza legittimarne il prelievo, mentre si accingevano a trasportarlo a valle a bordo di un fuoristrada.

In entrambi i casi gli animali abbattuti sono stati sequestrati.

Le contestazioni a carico dei trasgressori comporteranno, oltre al pagamento di una sanzione pecuniaria, il risarcimento del capo prelevato e la sospensione dalla caccia di selezione agli ungulati per i prossimi anni.

Nel Comprensorio alpino della Valle di Scalve e dopo ripetuti appostamenti, gli agenti hanno sorpreso tre segugisti – ovvero cacciatori abilitati al prelievo di lepre e volpe – che avevano abbattuto un esemplare di capriolo con munizione spezzata: sono stati sequestrati l’animale e le armi e munizioni impiegate.

Ancor più gravi gli episodi relativi all’uso di lacci metallici in Valle di Scalve e nel Comprensorio Prealpi bergamasche.

Un soggetto residente in valle è stato intercettato dagli uomini del Nucleo ittico/venatorio mentre stava scuoiando un esemplare femmina adulto di cervo, catturato in un laccio metallico posizionato ad hoc nella boscaglia. Un secondo individuo residente nell’area del Sebino è stato sorpreso a controllare alcuni lacci posti per la cattura di ungulati, in uno dei quali era rimasto intrappolato un capriolo che fortunatamente si era liberato da solo e fuggito prima dell’accertamento.

In entrambe le situazioni le persone coinvolte sono state segnalate alla Procura delle Repubblica del Tribunale di Bergamo per reati venatori specificamente previsti dalla normativa vigente.

Analoga conseguenza per vari interventi legati al reato di uccellagione: due cittadini della Valle di Scalve dovranno rispondere davanti al giudice dei reati di uccellagione, detenzione di avifauna tipica Alpina, resistenza a Pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità per aver tentato di sottrarsi al controllo della Polizia provinciale che aveva individuato uno dei due intento a ispezionare una rete abusiva per la cattura di avifauna migratoria.

Sempre per il reato di uccellagione nel Comprensorio Prealpi bergamasche, nella zona del Sebino sono stati trovate due persone che operavano con una rete di 10 metri e ben 32 panie invischiate, pasturazioni e richiami vivi, in un impianto ricavato presso il proprio appostamento fisso.

Invece,  in un comune vicino un’altra persona ha catturato due pettirossi e altri piccoli uccelli in seguito già spennati, sempre con rete e con richiami vivi.

Dopo esser stata sorpresa mentre estraeva dalle maglie di una rete predisposta per la cattura indiscriminata di uccelli un esemplare di tordo sassello, un individuo è stato identificato e denunciato anche in Val Brembilla.

In tutti i casi le reti, le panie e gli uccelli morti sono stati sottoposti a sequestro, mentre gli esemplari di avifauna catturati sono stati immediatamente liberati.

In Val Serina si sono verificati altri due episodi di bracconaggio, che hanno portato al sequestro di due ungulati, un cervo e un capriolo, abbattuti abusivamente con l’utilizzo di munizioni di tipo spezzato, mezzo vietato nella caccia di queste specie. E’ stato contestato anche l’abbattimento di specie cacciabile in periodo non consentito. Sono tutt’ora in corso indagini al fine di risalire all’autore del reato.

Anche nella zona di pianura non sono mancati episodi di bracconaggio con la scoperta di mezzi vietati per la cattura di fauna, come gabbie e tagliole: in una di queste è stato recuperato un esemplare di volpe. L’animale, liberato dallo strumento di cattura è stato trasferito per le cure del caso nella struttura del CRAS Valpredina a Cenate Sopra, con la quale è da più di 20 anni è attiva una proficua collaborazione.

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