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La testimonianza

“La mia vita rovinata dalla tragedia di Pioltello, e ancora sono senza risarcimento”

Maria Fusar Bassini era sul treno deragliato il 25 gennaio 2018. Dopo quel dramma ha lasciato il lavoro a Milano e fatica anche a guidare l'auto: "Non sono più la stessa"

“Quando ha saputo la notizia è stato come tornare a quel 25 gennaio 2018. È stato come se quel treno fosse deragliato una seconda volta”. Maria Fusar Bassini fatica a nascondere il dolore quando parla della tragedia di Pioltello che tre anni fa è costata la vita a tre donne: Alessandra Pirri di Capralba, Ida Maddalena Milanesi e Pierangela Tadini di Caravaggio.

L’incidente che domenica 21 marzo ha rischiato di replicare quel dramma, col regionale 2233 partito da Milano Centrale e diretto a Bergamo bloccato all’altezza di Treviglio alle 16.30 da un “doppio instradamento” (tradotto: la locomotiva è uscita dal binario originale ed è finita su quello vicino, rischiando di deragliare), ha riportato la signora Fusar Bassini, 63 anni, residente a Bariano, indietro di tre anni.

“La mia vita da quel 25 gennaio 2018 non è più quella di prima – spiega con la voce traballante, le emozioni ancora troppo vive e forti per poterle controllare -. Ero una donna autosufficiente, volitiva, autonoma. Avevo una vita piena e serena. Quella maledetta mattina avevo comprato il biglietto per un treno, non per una montagna russa”.

Maria Fusar Bassini dopo l’incidente di Pioltello ha lasciato anche il lavoro, un posto fisso in un ufficio a Milano: “Per me era impensabile continuare a fare la pendolare – racconta -. Ho provato a riprendere il treno ma il più delle volte sono scesa alla prima fermata per controllare gli attacchi di panico. Faccio perfino fatica a guidare l’auto: bastano pochi chilometri, anche da Bariano a Romano di Lombardia, per mandarmi in confusione. Un dosso, una strada dissestata, una galleria, anche la buca più piccola basta per farmi andare in tilt”.

“In pratica vivo con un’allerta costante, faccio perfino fatica a concentrarmi – spiega Maria Fusar Bassini -. Mia figlia, che abita a Bonate Sotto, sta per avere il secondo figlio e vorrei tanto aiutarla. Ma per me è impossibile pensare di guidare per tutti quei chilometri: la velocità, qualsiasi velocità, la vivo come una minaccia. Accelero e vado nel panico”.

Di quella mattina del 25 gennaio 2018 la donna di Bariano ricorda molte cose nitidamente. Una, però, in particolare: “Il silenzio incredibile che c’era quando sono uscita da quel treno in bilico – racconta -. Ho i brividi se ci ripenso. Quel giorno stavo salendo sulla terza carrozza, quella che si è schiantata contro il palo. È stata un’amica, che ho incontrato alla stazione di Caravaggio, a trascinarmi sulla quarta carrozza”.

“Il deragliamento mi perseguita ancora oggi, non mi esce dalla testa. E le notizie che ogni tanto leggo sui giornali non aiutano di certo. Come l’incidente di domenica: com’è possibile che tre anni dopo la nostra tragedia possa succedere ancora qualcosa di simile? È un’offesa alle tre persone che sono morte, un’offesa a chi è rimasto ferito nel corpo e nella mente, un’offesa ai parenti delle vittime. Perché, poi, in Italia non ci deve mai essere un responsabile di fronte a queste cose? La sicurezza dev’essere una priorità”.

Pioltello
Pioltello, 25 gennaio 2018: tre donne morte a causa del deragliamento di un treno

Oggi, a tre anni di distanza, la signora Fusar Bassini è ancora in attesa del risarcimento. Si è affidata allo studio legale dell’avvocato Andrea Marzorati, che ha seguito anche altre persone rimaste coinvolte nell’incidente di Pioltello: “Alcune hanno già ottenuto interamente il loro risarcimento – spiega -, altre sono in fase di liquidazione. Nel caso della signora Fusar Bassani, però, parliamo di una differenza importante”.

“È triste che si debba mercanteggiare un risarcimento che credo sia legittimo – commenta la diretta interessata -. Mi sento un numero. Non ho parole per esprimere il mio disappunto”.

Alla donna di Bariano è stato diagnosticato un disturbo importante da stress: “Sono seguita da una psicoterapeuta che mi sta dando una grossa mano. È la mia unica speranza – racconta -. Pensavo che lasciando il lavoro da pendolare la mia vita sarebbe potuta ricominciare, ma così non è stato. L’incidente di domenica e tutti gli eventi che puntualmente si ripetono sono una batosta, nuova, ogni volta”. Per la signora Fusar Bassini, ma anche per tutti i lombardi che non vogliono rivivere un’altra Pioltello.

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