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Le testimonianze

Fare il rider in epoca Covid tra aumento di lavoro e poche tutele

Due ragazzi, due esperienze diverse, ma identico lavoro

Il mondo dei rider e dei pony pizza è rappresentato in gran parte da studenti che cercano di ottenere delle entrate economiche e allo stesso tempo di pesare il meno possibile sulle proprie famiglie provando a rendersi indipendenti. In particolar modo questi lavori sono cresciuti a causa della pandemia che stiamo vivendo, essendoci stato un incremento di pasti a domicilio per le normative di sicurezza che hanno chiuso ristoranti e pizzerie ai clienti.

È anche vero, però, che in questo settore spesso e volentieri sono state denunciate situazioni di sfruttamento. Proprio a questo proposito abbiamo chiesto il parere di due ragazzi della provincia di Bergamo che svolgono questa attività e che hanno due idee diverse in merito.

Da una parte il primo ragazzo intervistato, che chiameremo Camillo per tutelare la sua privacy, è uno studente universitario che ha lavorato in passato per Deliveroo e attualmente lavora come fattorino per un ristorante. Ci ha spiegato che i motivi che l’hanno spinto a candidarsi per Deliveroo e successivamente a continuare l’attività di fattorino sono stati principalmente legati alla possibilità di utilizzare la bicicletta, non avendo ancora la patente, all’indipendenza, ai buoni compensi oltre al fatto che poteva diventare anche un passatempo. È stato felice dell’aumento della mole delle consegne a causa della pandemia poiché solitamente il problema è opposto (non ci sono abbastanza consegne). Nella sua esperienza non ha subito lo sfruttamento che in molti denunciano, però riconosce che alcune dinamiche possano definirsi in qualche modo arrugginite.

Alla domanda “secondo te è giusto che la paga sia legata esclusivamente al numero di consegne che fate e che non abbiate le stesse tutele dei lavoratori subordinati, come la malattia e le ferie pagate?”, Camillo ha risposto così: “Secondo me è ingiusto che la paga oraria minima sia stata sospesa. Quando ho iniziato avevo un pagamento minimo orario di 7,50 euro lordi, ovviamente nel caso in cui non rifiutassi nessun ordine. Stesso discorso per malattia e ferie. Certamente non è un impiego nel senso più convenzionale del termine, ma essendo un nuovo portale con nuova ed estesa affluenza, sia come clientela sia come dipendenti, sarebbe, a parer mio, il caso di introdurre queste basilari tutele.” Infine, Camillo consiglierebbe senza dubbio questo lavoro ad un altro studente universitario o a chiunque ne abbia bisogno, in particolare secondo lui i giovani possono trovarsi molto bene con lo stile flessibile di queste piattaforme che, in fin dei conti, pagano sempre puntualmente all’inizio del mese.

Il secondo ragazzo che abbiamo intervistato è Sergio, studente 21enne di medicina che lavora per Deliveroo. I motivi che l’hanno spinto a fare il rider sono stati principalmente due: la possibilità di generare una piccola rendita personale che gli permettesse di soddisfare qualche esigenza “extra” e soprattutto la flessibilità di questo lavoro. Anche Sergio è stato contento dell’aumento della mole di lavoro causa covid, in particolar modo perché ha reso più conosciuta la condizione di lavoratore-rider.

Per quanto riguarda lo sfruttamento che in molti denunciano ci ha spiegato: “Secondo me si configura una situazione di sfruttamento nel momento in cui Deliveroo non viene più utilizzata per il motivo per cui è stata creata (ossia la possibilità di generare una piccola rendita per studenti o un ipotetico secondo lavoro da affiancare ad uno principale) ma viene utilizzata come fonte di reddito principale. Purtroppo, la situazione di crisi che stiamo vivendo ha spinto una moltitudine di persone a lavorare a tempo pieno per Deliveroo (a volte anche 10 ore al giorno), senza quelle minime garanzie lavorative che un qualsiasi altro lavoro presenta.”

Alla domanda “secondo te è giusto che la paga sia legata esclusivamente al numero di consegne che fate e che non abbiate le stesse tutele dei lavoratori subordinati, come la malattia e le ferie pagate?” Sergio ha risposto: “No, non è giusto, ma per uno studente che lavora qualche ora alla settimana può risultare un compromesso ‘accettabile’, mentre per una persona che lo utilizza come fonte di reddito principale è assolutamente inaccettabile. Secondo me dovrebbe esservi una distinzione di trattamento a livello remunerativo tra queste due classi lavoratrici a seconda delle ore lavorative settimanali: i secondi dovrebbero poter essere considerati a tutti gli effetti lavoratori subordinati con i relativi benefit”.

Infine, Sergio consiglierebbe questo lavoro agli studenti o alle persone che desiderano arrotondare lo stipendio.

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