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Le dimissioni

Prandelli, oltre le ragioni del cuore: “Questo calcio non fa più per me”

L’addio alla Fiorentina in una lettera in cui c'è tutta la sensibilità e l'umanità del maestro dei giovani talenti di Zingonia

L’uomo che prendeva in giro il Mondo ha detto stop: “Non mi riconosco più in questo mondo”, ma con la m minuscola, “di cui ho fatto parte per tutta la mia vita, non fa più per me”.

Fra pochi giorni (29 marzo) saranno tre anni dalla scomparsa di Mondonico e chissà cosa avrebbe detto lui, a suo ‘fratello’ Cesare leggendo quella lettera di dimissioni dal club viola che anche l’Emiliano aveva tanto amato.

Quella volta che, in ritiro con l’Atalanta, Prandelli buttò in aria la camera al mister, assieme al suo grande amico Stromberg: armato di cacciaviti e martelli, smontarono letto, armadi e arredi. E a Mondonico, che tornato per andare a dormire non trovò più nulla, ebbe il coraggio di dire davanti ai compagni: “Mister, ma secondo lei io posso fare una cosa del genere?”

O quando, facendosi passare per un giornalista, chiamava i giocatori in camera e li intervistava e poi raccontava le risposte al mister, che li prendeva in giro.

Ora, il Prandelli che dopo aver vinto a Benevento si sente “stanco, con un vuoto dentro” non si può più riconoscere in quel Prandelli ragazzo, che amava ridere e scherzare.

E che poi, da allenatore e maestro di calcio qual era, ricordava così le stagioni del cuore, gli anni della Banda Prandelli nel settore giovanile dell’Atalanta dove ha vinto tutto: “Anni meravigliosi, l’inizio di qualcosa di straordinario, la tua passione che diventa lavoro. E un gruppo di ragazzi con grandi motivazioni, ma soprattutto serietà… e in quegli anni si formavano gruppi che andavano d’accordo, anche fuori dal campo c’era un’intesa che poi ritrovavi quando avevi di fronte e allenavi questi ragazzi e con loro conquistavi i primi trofei”. Con Morfeo, Tacchinardi, Foglio, Locatelli e tanti altri talenti figli di Zingonia.

Detto per inciso: a poche ore dalla lettera d’addio, dei giocatori viola solo Vlahovic ha ritenuto di salutare e ringraziare il suo mister Prandelli: “Non dimenticherò mai quello che hai fatto per me”.

Anche questo un segnale di un mondo che non esiste più, dove i telefonini e i social hanno preso il sopravvento sulle relazioni umane.

“Sicuramente sono cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi”, ammette Prandelli nella commovente lettera di dimissioni dalla Fiorentina. E forse, probabilmente, anche dal calcio.
Cesare ha ascoltato le ragioni del cuore quando ha detto sì al club che aveva guidato fino al 2010. Cinque anni fantastici e nessun allenatore ha vinto come lui, più di cento partite.

Ma non era più quella Fiorentina, quando è tornato e a questo punto nemmeno lui ha avuto più il coraggio di ascoltare solo il cuore: “Chi va in campo a questo livello – spiega nella lettera d’addio – ha senza dubbio un talento specifico, chi ha talento è sensibile e mai vorrei che il mio disagio fosse percepito e condizionasse le prestazioni della squadra. In questi mesi è cresciuta dentro di me un’ombra che ha cambiato anche il mio modo di vedere le cose. Sono venuto qui per dare il cento per cento ma appena ho avuto la sensazione che questo non fosse più possibile, per il bene di tutti ho deciso questo mio passo indietro…”.

Caro Cesare, in un’Italia in cui nessuno rassegna le dimissioni tu sei una mosca bianca e hai una sensibilità speciale. E preferiamo vederti e sentirti di nuovo con il sorriso di quel Prandelli che amava scherzare col Mondo, anche se non ti senti più parte di questo mondo, questo pallone un po’ sgonfiato.

Ma ci hai sempre regalato le tue analisi sul calcio, con tutta la tua umanità. Come quando, quattro anni fa, hai applaudito la scalata dell’Atalanta verso l’Europa: “Gasperini ha avuto coraggio, le intuizioni giuste. Sono contento per lui. Chapeau”. E chapeau a Cesare Prandelli: non c’è bisogno di una panchina, per ridarti il sorriso.

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