I parrucchieri stanno avvisando i clienti e dando appuntamenti da lunedì 29 marzo, convinti che la Lombardia tornerà arancione e loro potranno riaprire prima della stretta di Pasqua. In effetti i contagi dell’ultima settimana sono stati per la prima volta inferiori rispetto a quella precedente. Resta la pressione sugli ospedali: 845 letti occupati nelle terapie intensive e 7.178 negli altri reparti Covid
Però gli elementi sul tavolo della cabina di regia, che come ogni venerdì si riunirà a Roma per aggiornare gli scenari da consegnare al ministro Roberto Speranza, vanno tutti da una parte sola, a confermare il semaforo rosso per settimana prossima. Da una parte lo spirito di prudenza con cui il premier Mario Draghi ha dettato la linea al Parlamento in modo che le Regioni intendessero.
Eppure nei report lombardi c’è un elemento di estrema fiducia: riguarda appunto il trend dei contagi. I casi di settimana scorsa (30.882) sono stati per la prima volta meno di quella precedente (33.061). A conferma dello scollinamento del picco. Un dato consolidato anche mercoledì, con i nuovi positivi di poco superiori a 4 mila.
Una frenata importante della diffusione confermata dagli andamenti dell’Rt: tutte le curve provinciali flettono.
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Il problema della Lombardia resta il presente, spinto dai pessimi numeri del recente passato. Per questo sembra che verrà conservata in fascia rossa, proprio perché l’incidenza dei casi resta alta: la media regionale, per quanto in lieve calo, è a 299, per la prima volta però sotto il tetto psicologico di 300. Brescia (435) e Mantova (390), dove si registrano i dati più alti, sono comunque in calo, intorno al 15 per cento. La conferma che le misure restrittive adottate, prima l’arancione rinforzato, poi la zona rossa, stanno pagando. E la conferma che le varianti, in particolare quella inglese (riscontrata nel 63 per cento dei test) hanno picchiato soprattutto nella parte est della Regione, arriva dai dati ancora alti di Monza (380), Lecco e Sondrio in aumento dalla settimana scorsa.
L’incidenza più bassa è a Bergamo (170), il calo più importante a Pavia (-20 per cento).
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