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Centro Salesiano DON BOSCO

La testimonianza

Edoardo, giovane infermiere travolto dall’emergenza Covid: i difficili momenti della pandemia

Edoardo Sacchi, giovane infermiere che ha vissuto i momenti più difficili della pandemia all’ospedale di Zingonia dove lavorava prima di essere assunto al Papa Giovanni, è stato protagonista di un toccante incontro alla festa di Don Bosco. Chiara, allieva del Centro Salesiano “Don Bosco” di Treviglio, racconta com’è andata.

Tra le testimonianze proposte quest’anno per la festa di don Bosco, quella dell’infermiere Edoardo Sacchi è stata sicuramente una delle più toccanti in relazione al periodo che stiamo vivendo: come tutto il personale sanitario, anche questo giovane infermiere è stato travolto dall’emergenza e ci ha dunque raccontato come l’ha vissuta all’interno dell’ospedale di Zingonia, in cui lavorava prima di essere assunto all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

La prima ondata ha coinvolto con particolare violenza la provincia di Bergamo, dove il numero di contagi e di morti è salito in breve tempo dopo l’annuncio dei primi casi.

Tutte le strutture ospedaliere si sono ritrovate rapidamente sotto pressione, al punto da esaurire tutti i posti letto disponibili: Edoardo ci ha parlato di pazienti sistemati nei corridoi e la maggior parte di questi aveva una bombola per l’ossigeno accanto al letto.

Sono situazioni toccanti che da un anno a questa parte continuano a fare breccia nella nostra sensibilità testimoniando una delle tante difficoltà che il Covid-19 ha portato nella vita di tutti. Un video in particolare si è rivelato particolarmente straziante, in quanto mostrava diversi pazienti ricoverati con il casco o con la maschera per respirare.

È l’ennesima prova della violenza con cui questo virus può colpire anche coloro che sono apparentemente più forti, e non si tratta di terrorismo mediatico come qualcuno pensava all’inizio della pandemia, ma della dura realtà che gli ospedali affrontano da ormai un anno. Edoardo ha confessato di aver provato momenti di sconforto, di stanchezza e di rabbia di fronte ai nuovi ricoveri, ai decessi, ma anche nei confronti di coloro che, noncuranti della possibilità di contrarre il virus e di poter danneggiare gli altri, hanno continuato a non rispettare le norme di sicurezza dimostrando di possedere una grande dose di egoismo.

Edoardo, giovane infermiere travolto dall'emergenza Covid: i difficili momenti della pandemia

Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria, l’opinione pubblica nei confronti dei medici si è rivelata piuttosto altalenante, in quanto in un primo momento sono stati definiti “eroi”, per poi essere accusati di far parte di una “dittatura sanitaria”. Quello che a molti non è ancora chiaro è che, all’interno degli ospedali, medici e pazienti combattono costantemente per la vita e dunque il personale sanitario non è composto da “eroi” solo in fase di pandemia, ma sempre. Inoltre, non essendoci la possibilità di far visita ai pazienti, i medici hanno anche il compito di dare forza ai ricoverati e di metterli in contatto con i loro cari tramite videochiamate.

Tutti desideriamo recuperare la nostra amata libertà, ma per riottenerla a tutti gli effetti dobbiamo ancora combattere e dimostrare solidarietà verso gli altri, perché ognuno di noi ha delle persone care che desidera proteggere ad ogni costo. In questo periodo non possiamo abbracciare i nostri parenti e i nostri amici, ma indossare una mascherina in loro presenza per proteggerli è certamente un modo di dire loro “ti voglio bene”.

Chiara

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