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La lanterna magica di guido

Tre film italiani per la notte degli Oscar

In occasione della pubblicazione della lista dei candidati agli Oscar, noi di BGY abbiamo deciso di consigliarvi tre pellicole nostrane che negli anni sono riuscite ad imporsi oltreoceano

Nella notte tra il 25 ed il 26 aprile dal Dolby Theatre di Los Angeles sarà trasmessa in mondovisione la 93esima edizione degli Oscar. Più che un evento cinematografico in senso stretto si parla di una vera e propria manifestazione di costume pregna di significato e molto sentito all’interno della società statunitense. Anche se per molti non sarà possibile essere fisicamente presenti alla serata causa pandemia, le più grandi star internazionali prenderanno parte all’evento con lussuosissimi abiti firmati, gioielli sfavillanti e discorsi strappalacrime già pronti in caso di vittoria.

Da poco sono stati annunciati i nomi dei candidati alla vittoria della statuetta più desiderata del mondo del cinema e come ogni anno gli italiani non si sono fatti trovare impreparati. Oltre alla canzone di Laura Pausini per “La Vita Davanti a Sé” con Sophia Loren spiccano infatti i nomi di Matteo Garrone che, grazie al suo “Pinocchio”, proverà ad imporsi nella categoria “miglior costumi” e del regista Gianfranco Rosi con “Notturno” in “miglior film internazionale”.

Per celebrare un’occasione tanto grande ed augurare buona fortuna ai nostri connazionali in gara, noi di BGY abbiamo deciso di consigliarvi tre film italiani che, a distanza di anni, sono riusciti ad imporsi oltre oceano.

La Vita è Bella (Roberto Benigni – 1997)

Vincitore di tre premi Oscar: Miglior film straniero, Miglior attore protagonista e Miglior colonna sonora.

1939, Toscana: due giovani di belle speranze lasciano la campagna per trasferirsi in città. Guido, estroverso e spensierato, vuole aprire una libreria nel centro del paese, mentre Ferruccio è tappezziere e, a tempo perso, poeta di versi comici e irriverenti. La vita di entrambi sarà sconvolta dopo l’inizio delle epurazioni fasciste ai danni degli ebrei.

Non potevamo che partire con lui. Capolavoro della cinematografia mondiale e fiero esempio di quella comicità tutta toscana che prenderebbe alla leggera anche la più grave delle tragedie, “Life is Beautiful” è un dramma storico e comico dal retrogusto amarissimo. Candidato a 7 Oscar e vincitore di tre, la pellicola è scritta, diretta, sceneggiata ed interpretata da Roberto Benigni che, con un’umanità sbalorditiva, affronterà una delle più grandi stragi della storia contemporanea.

Per i più nostalgici, oltre alla visione del film, è consigliatissimo il video della vittoria di Benigni nel 99’. Sophia Loren informa il comico della vittoria con un italianissimo “and the winner is… Roberto!” con successiva camminata trionfale del toscano tra i seggiolini del teatro di fronte ad uno sbigottito Spielberg che lo aiuta a stare in piedi. Impareggiabile.

La Grande Bellezza (Paolo Sorrentino – 2013)

Vincitore di un premio Oscar: Miglior film straniero

Jep Gambardella è un navigato giornalista di costume e critico teatrale, un uomo affascinante, impegnato per lo più a vagare tra gli eventi mondani di una Roma immersa nella bellezza della sua storia e nella superficialità dei suoi abitanti d’oggi, in un contrasto impietoso.

Fotografia impietosa ma terribilmente sincera di una società tanto artefatta quanto decadente, “La Grande Bellezza” è un dramma che racconta la ricerca dell’ispirazione perduta da parte di un uomo disperatamente annoiato. Oltre alla colonna sonora firmata dal duo Carrà-Sinclair e a personaggi accomunati banalmente da un lacerante vuoto interiore, la città di Roma sarà parte integrante della narrazione della storia, divenendo in un certo senso la sua esemplificazione più grande. Croce e delizia della superficialità nostrana, il film è anche un capolavoro di fotografia dando scorci mozzafiato di una città eterna in ogni senso.

Anche in questo caso, oltre al film, incredibile è il discorso di Sorrentino che, dopo aver ricevuto la statuetta, ringrazia Scorsese, Maradona, Fellini e i Talking Heads per averlo ispirato.

L’Ultimo Imperatore (Bernardo Bertolucci – 1987)

Vincitore di nove premi Oscar: Miglior film, Miglior regia, miglior sceneggiatura non originale, Miglior fotografia, Miglior scenografia, Migliori costumi, Miglior montaggio, Miglior sonoro e Migliore colonna sonora

1950, Russia: un treno carico di prigionieri sta viaggiando verso la Repubblica Popolare Cinese. Tra i detenuti troviamo Aisin-Gioro Pu Yi, l’uomo che per ultimo ricoprì la carica di imperatore nello stato asiatico. Disperato e rancoroso per via della sua situazione, l’ex regnante tenta il suicidio mentre la sua mente vaga tra i ricordi di un passato remoto.

Il fatto che la lista degli Oscar vinti dal film sia lunga quanto la sinossi generale deve far riflettere su cosa abbia significato questa storia alla fine degli anni ’80. Colossal a metà tra l’epico ed il biografico, “The Last Emperor” racconta la tremenda solitudine di un uomo al tramonto della sua vita, costretto prima ad intraprendere un percorso mai veramente desiderato e poi ad una prigionia politica tremenda. Aisin-Gioro Pu Yi è l’esemplificazione perfetta di un uomo fuori tempo massimo che, suo malgrado, ha dovuto subire la vendetta più impietosa di tutte: quella della storia. Racconto commovente, delicato e mai banale, “L’Ultimo Imperatore” fece incetta di premi nell’anno della sua uscita e come per le voci precedenti, la premiazione di Bertolucci da parte del compianto Robin Williams vale il prezzo del biglietto.

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