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Il personaggio

Morotti (Ol Morot): “Le barzellette? Ci vaccinano dalle brutture della vita”

Ricercate e cliccatissime in questo anno nero della pandemia. Lo abbiamo incontrato per capire perché piace così tanto

Anche la Gioconda perderebbe la sua compostezza e riderebbe di gusto mandando all’aria la sua reputazione e anni di storia dell’arte.

Statene certi: “Ol Morot”, all’anagrafe Giuseppe Morotti, 61 anni nativo di Villa di Serio, ma residente ad Albano Sant’Alessandro farebbe ridere di gusto anche l’iconica Monna Lisa.

Corpo atletico – ha sempre fatto maratone dall’età di 11 anni – e una faccia da cinema, riesce con le sue espressioni, col suo linguaggio in bilico tra il dialetto e l’italiano, a strapparti una risata e a sdrammatizzare tutto.

“Per raccontare le cose come stanno ci pensano quelli come voi e i telegiornali: e sinceramente dopo un po’ vai in depressione – ammette candidamente –. Invece la barzelletta altro non è che una storia vera portata all’eccesso, sarcastica come la satira e politicamente scorretta. I carabinieri sono quelli che vogliono sentire le barzellette su di loro, sono convinti che si tratti sempre di un’altra pattuglia. Così come i meridionali, conosco un sacco di siciliani che vogliono a tutti i costi quelle sui ‘terù’. Ecco, prendi i disabili. Raccontare una barzelletta sui disabili ti sembra di pessimo gusto, una cattiveria, invece sono proprio loro che vogliono sentirsele raccontare. Perché? Perché è un po’ guardarsi allo specchio, trovare il proprio difetto e superarlo con ironia”.

Unica eccezione: “I sardi. Alcuni se la sono proprio presa, ma poi hanno finito di litigare tra di loro”.

Le sue serate tra amici mentre racconta barzellette, immortalate dai cellulari, sono diventate cliccatissime durante questo anno nero della pandemia di Covid e i severi lockdown.

“Le persone hanno bisogno di ridere, di evadere, di prendersi in giro – continua Morotti –. Racconto barzellette da quando ero piccolo”.

Il segreto?

Per prima cosa devo divertirmi, poi deve esserci la giusta atmosfera, magari una serata con qualche bicchiere, anche se io sono astemio. E poi mi butto: una tira l’altra.

Perché in questo anno le sue barzellette sui canali social sono state viste da così tante persone?

Non saprei, forse perché l’ironia ci aiuta a spezzare questi momenti tristi. Io non risolvo i problemi, li alleggerisco. La barzelletta è un momento di leggerezza, spezza per almeno dieci secondi la depressione.

C’è chi lo accusa di volgarità, ma Morotti è sereno: “La volgarità sta in chi vuole vederla, ascoltarla. La mia è semplicemente ironia”.

“Anche io ho perso mio fratello in questo anno, un anno tragico per noi della Val Seriana, ma credo che fatte le giuste proporzioni dobbiamo ancora ritrovare il sorriso e la risata sana: in fondo le barzellette sono il vero vaccino della vita. O la vita stessa è una barzelletta? Me regorde più – non mi ricordo più”.

Il personaggio de Ol Morot nasce una sera di molti anni fa. Un amico riprende con il cellulare una cena tra colleghi di maratone nella quale Morotti racconta le sue barzellette. Posta il video su Facebook e pochi giorni dopo raccoglie centinaia di visualizzazioni.

Da allora viene chiamato per serate tra amici, pranzi tra coetanei, feste di compleanno e cene aziendali.

“Una domenica pomeriggio mi hanno chiamato perfino per la festa degli 80 anni di un signore, i figli litigavano da anni per l’azienda che non era andata bene: insomma, un clima difficile – racconta -. Dopo le prime barzellette l’atmosfera si è scaldata e la sera, quando stavo per tornare a casa, ho visto che i fratelli si abbracciavano con il loro papà, sereni e contenti. È stata una soddisfazione”.

Conferma che girano molti suoi video che riprendono circa 130 delle sue barzellette, anche se in repertorio ne conta oltre 200. Le sue serate sono sempre a scopo benefico, per l’associazione Omero per cui svolge volontariato e per altri circoli sempre in cerca di un sostegno per poter sopravvivere.

Anche Morotti ha il suo tallone di Achille. “Le barzellette servono sempre per sdrammatizzare una situazione”. Quindi quando litiga con sua moglie usa l’arma della barzelletta? “No, no, meglio non scherzare in quei momenti con Tiziana, potrebbe finire male”. Chiude con una fragorosa risata.

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