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I grafici

L’impresa bergamasca? Più piccola ma più redditizia di quella lombarda

Imprese bergamasche, in dieci anni è sceso il valore della produzione ma sono aumentati il valore aggiunto e il risultato netto. Questi i risultati dell’analisi di oltre 20.000 bilanci all’anno depositati in Camera di commercio.

La Camera di commercio di Bergamo ha analizzato i bilanci aggregati degli anni 2010-2019 realizzando uno studio sull’andamento economico delle imprese tenute a depositare il bilancio e aventi sede in provincia di Bergamo.

Le imprese analizzate includono principalmente le società di capitali, i consorzi e le cooperative, che rappresentano le imprese maggiormente strutturate sul territorio. Sono invece escluse le imprese individuali e le società di persone che non sono tenute a depositare il bilancio.

L’analisi delle dimensioni di impresa (micro imprese fino a 2 milioni di euro, piccole imprese tra 2 e 10 milioni di euro, medie imprese tra 10 e 50 milioni di euro, grandi imprese sopra i 50 milioni di euro) mostra che nell’economia bergamasca sono prevalenti le micro imprese. Nel 2019 queste ultime rappresentano l’81% delle imprese analizzate, seguite al 14% dalle piccole imprese, al 3,8% dalle medie imprese e allo 0,8% dalle grandi imprese. Nell’arco del decennio le micro imprese, pur rappresentando sempre la quota prevalente, hanno subito un lieve calo tra il 2017 e il 2019 a vantaggio delle piccole imprese, che hanno registrato invece una crescita nello stesso periodo.

Le imprese bergamasche sono inoltre in media più piccole di quelle lombarde, ma più grandi della media nazionale. Nel 2019 in provincia di Bergamo la media delle imprese analizzate registra un valore della produzione di 2,5 milioni di euro, inferiore ai 3,1 milioni di euro della media delle imprese lombarde, ma al di sopra della media italiana (2,1 milioni di euro). Il risultato netto della media delle imprese bergamasche risulta, invece, 134 mila euro, superando sia il dato lombardo (127 mila euro) sia quello italiano (79 mila euro).

Nel 2019 il valore della produzione, tra le principali grandezze economiche di bilancio, totalizza 50 miliardi di euro. Nello stesso anno il valore aggiunto – la differenza tra il valore della produzione e il costo dei fattori produttivi esterni – vale 12,6 miliardi di euro; l’EBIT (risultato prima degli oneri finanziari e fiscali) 2,7 miliardi di euro; il risultato ante imposte 3,4 miliardi di euro e il risultato netto 2,6 miliardi di euro. Negli ultimi dieci anni il valore della produzione ha perso 5 miliardi di euro in valore assoluto, mentre le altre grandezze economiche sono cresciute. In particolare, il valore aggiunto ha registrato un incremento di 743 milioni di euro e il risultato netto di 1,7 miliardi di euro.

I dati disaggregati per settore economico mostrano che il manifatturiero risulta il comparto trainante dell’economia bergamasca con un valore della produzione di 25,6 miliardi di euro. A seguire si trovano il commercio e i servizi alle imprese. Il manifatturiero è il primo settore anche in termini di risultato netto con 1,1 miliardi di euro. Seguono i servizi alle imprese, le assicurazioni e il credito e il commercio.

Le grandezze economiche, analizzate in base alla classe dimensionale, mostrano che le micro imprese detengono il valore più alto di risultato netto. A seguire le grandi imprese, le medie imprese e le piccole imprese. In relazione all’incidenza percentuale, invece, le grandi imprese racchiudono il 33,3% del valore della produzione provinciale, seguite dalle medie, dalle piccole e dalle micro imprese. Lo stesso tasso, calcolato sul risultato netto, mostra che le micro imprese valgono il 31,1%; seguono le grandi imprese, le medie imprese e le piccole imprese.
In relazione agli utili e alle perdite, i dati mostrano che il 72,3% delle imprese analizzate hanno registrato utili nell’anno 2019 totalizzando un valore della produzione di 44,5 miliardi di euro. Le imprese che hanno registrato perdite sono, invece, il 27,7% delle imprese oggetto dello studio con un valore della produzione di 5,4 miliardi di euro. I dati, disaggregati per settore economico, mostrano che il 29,7% delle imprese in utile sono attive nei servizi. Sono seguite dalle imprese attive nella manifattura, nelle costruzioni e nel commercio. Tra le imprese in perdita i servizi rappresentano il 38,3%, a seguire si trovano le costruzioni, la manifattura e il commercio.

L’esame degli indici di bilancio tra il 2010 e il 2019 mostra, in particolare, che il ROE – indicatore della remunerazione del capitale di rischio – del totale delle imprese analizzate (in utile e in perdita) è passato dal 3,3% nel 2010 a 8,9% nel 2019, registrando una crescita di 5,6 punti.

L’indice di indipendenza finanziaria - la percentuale di attivo finanziato con capitale proprio – del totale delle imprese nell’arco di tempo considerato è passata dal 32,8% del 2010 a 44,1% nel 2019 con un aumento di 11,3 punti.

Quanto al patrimonio netto – somma di capitale sociale, riserve e utile o perdita dell’esercizio – nel 2019 le micro imprese detengono il 38,3%, seguite dalle grandi imprese, dalle medie imprese e dalle piccole imprese. Sempre sotto il profilo del patrimonio netto, le micro imprese hanno registrato un andamento crescente nel decennio, specialmente tra il 2015 e il 2019, mentre le grandi imprese hanno avuto un calo nel 2011, recuperato solo nel 2018, ma nell’ultimo anno hanno registrato una flessione negativa. Le piccole imprese, dopo una diminuzione tra il 2012 e il 2016, hanno avuto un andamento costante, mentre le medie imprese sono tornate a crescere dal 2015 in poi.

Carlo Mazzoleni - Camera di commercio di Bergamo

“Lo studio evidenzia un fenomeno in parte noto - commenta i risultati il presidente Carlo Mazzoleni - le micro imprese sono la classe dimensionale prevalente sul nostro territorio, e in esse si concentra la quota maggiore di risultato e di patrimonio netto. Nel complesso il valore della produzione è calato nell’arco del decennio, ma è significativo che altre grandezze economiche come il reddito netto e il valore aggiunto siano aumentate, per dinamiche almeno in parte riconducibili alla terziarizzazione dell’economia e all’innovazione. Le imprese bergamasche confermano la loro capacità di generare valore e sviluppo”. 

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