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Musica leggera, forse non “leggerissima”

Dimartino e Colapesce lanciano dunque questa canzone, ma sta all’ascoltatore interpretarla scegliendo essenzialmente tra due alternative: prenderla come distrazione o come riflesso di un abisso

Il singolo di Colapesce e Dimartino, esploso a Sanremo, è già un tormentone, un meme, un immancabile classico italiano dal titolo ‘Musica leggerissima’. Il successo più che meritato sembra una perfetta risposta alla domanda a cui apre un anno di incertezze e drammatiche restrizioni, ovvero una profonda esigenza di superficialità, leggerezza e allegria. Non che queste caratteristiche siano sinonimi. Infatti la canzone si presenta come frivola, superflua, un passatempo da ascoltare come sottofondo di una qualsiasi distrazione. Eppure, ad uno sguardo più attento e paziente, le parole dei cantanti rivelano un senso un po’ più pesante di quanto lascino sospettare….

“Metti un po’ di musica leggera
Perché ho voglia di niente
Anzi leggerissima
Parole senza mistero
Allegre ma non troppo
Metti un po’ di musica leggera
Nel silenzio assordante
Per non cadere dentro al buco nero
Che sta ad un passo da noi, da noi, più o meno”

La leggerezza della musica richiesta in questa frase è proporzionale all’oscurità del buco nero, del silenzio che velatamente le parole suggeriscono essere dentro di noi, più che fuori. Inevitabile riprendere una celebre frase di Nietzsche: ‘se guardi a lungo l’abisso, poi l’abisso fisserà te’. E nel testo viene evocato proprio questo sguardo, da cui però si decide di scappare, di riempire tale vuoto con qualcosa di leggero, questa traccia appunto.

“Se bastasse un concerto per far nascere un fiore
Tra i palazzi distrutti dalle bombe nemiche
Nel nome di un Dio
Che non viene fuori col temporale
Il maestro è andato via”

Un altro sottilissimo rimando al filosofo che constatò nel 1900 che ‘Dio è morto’, evocato in questo caso come un maestro. La sua orchestra suona allo stesso modo in cui l’uomo prega: per esprimere il desiderio di un fiore, di un aiuto, un ascolto divino. Come ci è già stato ricordato, nessuno riceve la nostra preghiera. Il direttore è andato via, Dio lo abbiamo ucciso noi.

“Si annida nei pensieri
In palestra
Tiene in piedi una festa
Anche di merda
Ripensi alla tua vita
Alle cose che hai lasciato
Cadere nello spazio
Della tua indifferenza
Animale”

Davvero, cos’è che si annida nei pensieri? Nietzsche ancora una volta risponderebbe adeguatamente: l’ospite inquietante. Si chiama nichilismo, e si annida tra di noi come ribadisce spesso il filosofo Galimberti nelle sue conferenze. Il nichilismo è esattamente questa indifferenza animale descritta dal duo siciliano: spegnere ogni significato delle cose che nella vita si cerca esasperatamente di trovare.

Dimartino e Colapesce lanciano dunque questa canzone, ma sta all’ascoltatore interpretarla scegliendo essenzialmente tra due alternative: prenderla come distrazione leggera senza rimandi a nulla, o come riflesso di un abisso a cui anche Nietzsche riconosce una certa dignità, scrivendo ‘bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante’.

Nessuno può dirci quale sia la scelta migliore per noi, quindi tu, quale opzione segui?

 

 

 

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