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18 marzo 2021

Le parole salde di Draghi a Bergamo che dissolvono complotti e fake news

Alla fine la celebrazione del 18 marzo si è conclusa in una macchina con Giorgio Gori e Mario Draghi con la promessa di mettere in cima alle priorità la riapertura delle scuole

18 marzo 2021.

Un anno esatto da quel giorno identificato come il “giorno dei camion di Bergamo”, quando una lunga fila di camionette dell’esercito ha trasportato i corpi dei nostri concittadini nei forni crematori di altre città.

Perché Bergamo non ce la faceva più a rispondere al numero di morti che ogni giorno continuavano ad aumentare.

Lo strazio, l’incredulità e le lacrime nascoste dietro le porte e le finestre chiuse delle case del lockdown della primavera 2020 sono diventati ben presto assordanti. Non solo a Bergamo. In tutta Italia non era possibile credere a tutto quel gigantesco dolore.

Poco dopo, l’impossibilità di accettare la morte, le perdite, le mancanze e la verità nuda e cruda, ha aperto lo spiraglio alla negazione più totale. Quelle immagini così dolorose per molti hanno iniziato ad assumere un altro aspetto: non erano più simbolo e testimonianza di centinaia di cuori straziati e di un Paese intero dilaniato, ma erano fasulle.

Un puro e semplice imbroglio. Questo sono diventate agli occhi di molti. E per alcuni, ahinoi, continuano ad esserlo.

Esattamente un anno dopo in quel viale del Cimitero monumentale cittadino, non ci sono più stati i camion dell’esercito, ma macchine della polizia a scortare il presidente del consiglio Mario Draghi, in visita a Bergamo per la Giornata dedicata al ricordo delle vittime del Covid.

Il 18 marzo. Il giorno delle fotografie dei camion di Bergamo che trasportavano le bare di corpi senza dimora.

Una giornata blindatissima, con solo una trentina di persone invitate, oltre alla stampa contingentata. Dal mondo della politica il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e i sindaci di Nembro e Alzano (gli unici due primi cittadini invitati, oltre al sindaco di Bergamo), rappresentanti del mondo della sanità, delle realtà produttive più colpite dal Covid, della formazione con la presenza del rettore dell’Unibg Remo Morzenti Pellegrini e, infine, alcuni famigliari delle vittime.

Un anno dopo, sotto un cielo plumbeo, tutti quei “non è vero”, “sono falsità” e “ci stanno mentendo” sono improvvisamente scomparsi.

Per renderlo possibile, per scacciare le nuvole della negazione e dei complotti, ci sono voluti i discorsi commuoventi del premier Draghi e del sindaco di Bergamo Giorgio Gori (mai visto così emozionato in sette anni di mandato e incontri pubblici) e un bosco della memoria.

Esattamente centouno alberi più uno: un tiglio. Piantato nel parco della Trucca il 18 marzo 2021.

Il giorno in cui una nuova vita può avere inizio. In cui radici salde e forti possono iniziare a nutrirsi di linfa vitale custodita in quella terra, così vicina all’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo, dove tante di quelle anime ricordate quello stesso giorno ci hanno lasciato e altrettante mani sapienti hanno salvato vite.

In poco più di un’ora di un giorno gelido (come se anche il cielo piangesse lacrime congelate), le storpiature della storia e le urla in piazza di chi, per principio, non crede in niente delle narrazioni quotidiane, si sono dissolte. Ad incorniciare ricordi e una memoria intrisa di una dolorosa realtà, nomi e cognomi di alcune vittime della pandemia ricordati dal premier Draghi.

E gli animi di tutti si sono aggrappati in quella semplice, pulita, ma così rassicurante affermazione del premier Draghi: “Lo Stato c’è, caro Sindaco, e ci sarà”.

Parole importanti e salde in un anno in cui l’incertezza è stato il nostro orizzonte temporale e il metro con cui misurare i dati dei morti della pandemia, come ha ben ricordato il sindaco di Bergamo Gori.

Alla fine la celebrazione del 18 marzo al bosco della memoria si è conclusa in una macchina con Giorgio Gori e Mario Draghi con la promessa di mettere in cima alle priorità la riapertura delle scuole, in particolare nidi, materne e primarie.

Con la speranza che il 18 marzo 2022 si possano mettere da parte le distanze e gli eventi contingentati.

E piantare nuovi alberi e celebrare, finalmente, la vita.

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