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Al "bosco della memoria"

Bergamo, le note silenziose di Paolo Fresu per le vittime del Covid

Il trombettista: "Sono molto legato alla città. Adesso, visto che i decessi sono di nuovo tanti e nella prima ondata ci sono state quasi 700 vittime, è ancora più importante partecipare"

Suonare in silenzio. Può sembrare un ossimoro, ma è il compito affidato alle note del trombettista Paolo Fresu, chiamate ad accompagnare l’inaugurazione del “Bosco della memoria” a Bergamo, il 18 marzo, giornata nazionale alla memoria delle vittime del Covid-19 alla presenza del premier Mario Draghi. “Ho accettato subito – ha spiegato Fresu in un’intervista a Repubblica -. Adesso, visto che i decessi sono di nuovo tanti e nella prima ondata ci sono state quasi 700 vittime, è ancora più importante partecipare. E poi sono molto legato a Bergamo”.

Del resto è tra le prime città che ha frequentato all’inizio della sua carriera, visto che il sassofonista del suo quintetto, Tino Tracanna, è bergamasco. “E poi sono stato direttore artistico di Bergamo Jazz Festival dal 2009 al 2011. Amo la città, dove ho legami profondi, e ho già partecipato a numerose iniziative con le istituzioni del posto”.

Quando si pensa alla tromba “si pensa a strumento caciarone, ma io penso alla mia tromba come a una voce femminile, una voce dell’anima – spiega Fresu -. È una musica silenziosa perché non ha parole, che in un momento come questo non sono necessarie: il suono può essere più universale, mi piace pensarlo come la rappresentazione più profonda di noi stessi. Vorrei rappresentare appunto il suono dell’anima in un luogo che sarà già denso di significato. Però spero che la musica sia quel suono silenzioso capace di portare serenità anche in un momento in cui si devono ricordare eventi tragici”.

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