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Storia dei vaccini - 1

Edward Jenner, il vaiolo e le mucche da cui deriva “vaccinazione”

Edward Jenner (1749-1823), un medico inglese, è ampiamente considerato il "padre della vaccinazione". Tuttavia, le origini della vaccinazione risiedono più indietro nel tempo.

Nel XVII secolo il vaiolo, una malattia ora scomparsa, era endemico ovunque in Europa e probabilmente in tutto il mondo e provocava circa 400.000 vittime ogni anno, inclusi cinque monarchi regnanti. Era forse la malattia umana più contagiosa, sotto certi aspetti più detestabile e temibile dell’altra mietitrice di vite umane, la peste; ma mentre la peste decideva tra la vita e la morte in tre o quattro giorni, il vaiolo durava due settimane o più. La malattia si trasmetteva tramite l’esposizione al virus Variola e l’infezione iniziava come un comune raffreddore. La vittima aveva febbre, letargia, dolori muscolari e mal di testa. Dopo alcuni giorni, appariva un’eruzione cutanea sul viso e sulla pelle, con piaghe che si formavano all’interno della bocca, della gola e del naso. Le pustole piene di liquido si sviluppavano e si espandevano, coprendo ampie aree di pelle.

I ricercatori stimano che tra il 20% e il 60% di tutte le persone infette e l’80% dei bambini infetti siano morti a causa della malattia. Entro la terza settimana, se il malato fosse sopravvissuto, le croste si sarebbero formate separandosi dalla pelle; coloro che guarivano avevano spesso delle cicatrici permanenti, con un certo numero di individui che perdeva le labbra, il naso o il tessuto dell’orecchio. Il vaiolo causava anche cicatrici corneali ed era responsabile di un terzo di tutte le cecità.

Lady Montagu e la variolazione

Edward Jenner (1749-1823), un medico inglese, è ampiamente considerato il “padre della vaccinazione“. Tuttavia, le origini della vaccinazione risiedono più indietro nel tempo. Nel 1768, gli studiosi Sutton e Fewster fecero notare come coloro che mungevano le vacche, spesso affette da pustole di vaiolo in corrispondenza delle mammelle, contraevano un’eruzione pustolosa alle mani e, una volta guariti, non venivano contagiati dalle ben più gravi epidemie di vaiolo. Ancor prima, si utilizzava la procedura di “variolazione” (denominata poi “inoculazione”), con la quale il pus veniva prelevato dalle pustole delle mucche e introdotto in un graffio nella pelle di una persona non infetta per conferire protezione.

Questa pratica era stata resa popolare in Europa dalla scrittrice e poetessa Lady Mary Wortley Montagu. In qualità di moglie dell’ambasciatore britannico in Turchia, aveva assistito per la prima volta alla variolazione a Costantinopoli nel 1717, di cui parlava nelle sue corrispondenze raccolte poi raccolte nel volume “Turkish Embassy Letters “. L’anno successivo, suo figlio fu variolato in Turchia e sua figlia ricevette la variolazione in Inghilterra nel 1721. La procedura fu inizialmente vista con molta resistenza, tanto che la prima variolazione sperimentale in Inghilterra fu eseguita su prigionieri condannati, a cui era stata promessa la libertà se fossero sopravvissuti, cosa che in effetti accadde. Tuttavia, la procedura non era priva di pericoli e successivi importanti variolatori inglesi hanno ideato diverse tecniche (spesso tenute segrete) per migliorarla.

Ma come è nata questa pratica nell’impero ottomano? Si scopre che all’epoca di Lady Montagu la variolazione, o meglio l’inoculazione, era praticata in molti luoghi diversi in tutto il mondo. Nel 1714, il dottor Emmanuel Timmonius, residente a Costantinopoli, l’aveva descritta in una lettera che alla fine fu pubblicata dalla Philosophical Transactions della Royal Society, nella quale affermò che “i circassi, i georgiani e altri asiatici” avevano introdotto questa pratica “tra i turchi e altri a Costantinopoli”.

In seguito Patrick Russell, un medico inglese che viveva ad Aleppo (allora parte dell’Impero Ottomano), descrisse le sue indagini sulle origini dell’inoculazione. Aveva cercato l’aiuto di storici e medici, che concordavano sul fatto che la pratica era molto vecchia ma mancava completamente di testimonianze scritte. Tuttavia, sembra che all’epoca l’inoculazione fosse praticata indipendentemente in diverse parti dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia. L’uso dell’ago (o spesso punture di spillo in uno schema circolare) era una caratteristica comune, ma alcuni luoghi avevano altre tecniche: ad esempio in Scozia, dove la lana contaminata dal vaiolo era avvolta attorno al polso di un bambino e, in altri luoghi, croste di vaiolo venivano poste nella mano di un bambino per conferire protezione.

India e Cina

Due territori in particolare sono stati suggeriti come l’originale “luogo di nascita dell’inoculazione”: India e Cina. In Cina, i resoconti scritti della pratica dell’ “insufflazione” (insufflazione di materiale di vaiolo nel naso) risalgono alla metà del 1500. Tuttavia, ci sono ipotesi che essa sia stata inventata intorno al 1000 d.C. da un monaco taoista o buddista, e praticata come una tecnica fra medicina, magia e incantesimo: essendo perciò coperta da un tabù non ne è mai stata fatta una descrizione scritta. Nel frattempo, in India, i resoconti del XVIII secolo della pratica dell’inoculazione (usando un ago) la fanno risalire al Bengala, dove apparentemente era stata praticata per migliaia di anni e descritta in antichi testi sanscriti, sebbene ciò sia stato contestato.
Date le somiglianze tra l’inoculazione praticata in India e nell’impero ottomano, potrebbe essere più probabile che la variolazione, come descritto da Lady Montagu, aveva le sue radici in India e potrebbe essere emersa in Cina indipendentemente. Tuttavia, dato che gli antichi resoconti di inoculazione in India sono contestati, è anche possibile che la procedura sia stata inventata nell’impero ottomano e si sia diffusa lungo le rotte commerciali verso l’Africa e il Medio Oriente per raggiungere l’India.

Il vaiolo debellato

Indipendentemente dall’origine geografica, la storia dell’inoculazione ha portato alla fine uno dei più grandi risultati medici dell’umanità: l’eradicazione del vaiolo nel 1980. E, naturalmente, ha ispirato lo sviluppo di vaccini per molte altre malattie infettive, trasformando questo pianeta in un posto più sicuro.

La storia della scoperta dei vaccini inizia quindi con la scoperta di quello contro il vaiolo, una malattia infettiva sfigurante, spesso fatale, che ha afflitto l’umanità per secoli. Le prime testimonianze di lesioni cutanee simili a quelle del vaiolo si trova sui volti di mummie di antiche dinastie egiziane (1570-1085 a.C.), ma si ritiene che il vaiolo fece la sua prima apparizione intorno al 10.000 a.C. al tempo dei primi insediamenti agricoli nell’Africa nord-orientale. Il vaiolo fu introdotto in Europa tra il V e il VI secolo e l’aumento del commercio lo introduce in Cina, Corea e Giappone. In seguito si diffonde in Arabia, nel nord Africa, Spagna, e Portogallo.

Fra l’XI e il XIII secolo furono le Crociate a diffonderlo ulteriormente in Europa. Successivamente, fu portato nel Nuovo Mondo dai conquistatori spagnoli e portoghesi: prima fu introdotto sull’isola di Hispaniola e poi sulla terraferma, quando i coloni spagnoli si spostarono in Messico. Il vaiolo decimò la popolazione nativa amerinda e rese più rapida e facile la conquista degli imperi azteco e inca dove la malattia decimò le popolazioni native. Nel XV Secolo, l’occupazione portoghese lo diffonde in parte dell’Africa occidentale. Nei decenni successivi la colonizzazione europea e l’inizio della tratta degli schiavi, diffuse il vaiolo anche nei Caraibi e Centro e Sud America. Durante il Settecento, l’esplorazione e la colonizzazione dell’Australia da parte della Gran Bretagna, lo estese anche in quel continente.

Edward Jenner

Arriviamo così al XVIII secolo, quando Edward Jenner nacque a Berkeley, nel Gloucestershire, il 17 maggio 1749. Era l’ottavo dei nove figli nati dal vicario di Berkeley, il reverendo Stephen Jenner e da sua moglie Sarah. Nel 1756, all’età di sette anni, Edward fu mandato a studiare presso la scuola di Grammatica di Cirencester. Durante questo periodo venne lui stesso inoculato, subì quindi una variolazione, che ha avuto un effetto permanente sulla sua salute generale. A 14 anni è stato apprendista per sette anni presso Daniel Ludlow, un chirurgo di Chipping Sodbury, dove ha acquisito la maggior parte dell’esperienza necessaria per diventare lui stesso chirurgo. Nel 1770 si trasferì al St. George’s Hospital di Londra, per completare la sua formazione medica sotto la guida del grande chirurgo e sperimentatore John Hunter, il quale riconobbe rapidamente le capacità di Edward nella dissezione e nell’indagine, così come la sua comprensione dell’anatomia vegetale e animale. I due uomini sarebbero rimasti amici e corrispondenti per tutta la vita. Nel 1772 all’età di 23 anni, Edward Jenner tornò a Berkeley e si affermò come medico e chirurgo locale. Sebbene negli anni successivi abbia stabilito studi medici a Londra e Cheltenham, Jenner è rimasto essenzialmente un residente di Berkeley per il resto della sua vita.

Come ogni altro medico dell’epoca, Edward Jenner esegue la variolazione per proteggere i suoi pazienti dal vaiolo. Tuttavia, fin dai primi giorni della sua carriera era stato incuriosito dalla tradizione contadina secondo la quale le persone che prendevano il vaiolo bovino dalle loro mucche non potevano prendere il vaiolo. Questa e la sua esperienza di variolazione da ragazzo, e i rischi che l’accompagnavano, lo portarono a intraprendere la ricerca più importante della sua vita.

Nel maggio 1796 una lattaia, Sarah Nelmes, consultò Jenner per un’eruzione cutanea sulla sua mano. Le fu diagnosticato il vaiolo bovino, una lieve infezione virale delle mucche e Sarah stessa gli confermano che una delle sue mucche, una mucca di Gloucester chiamata Blossom, si era recentemente malata. Edward Jenner si rese conto che questa era la sua opportunità per testare le proprietà protettive del vaiolo bovino dandolo a qualcuno che non aveva ancora sofferto di vaiolo.

Scelse James Phipps, il figlio di otto anni del suo giardiniere, per effettuare i primi test: il 14 maggio fece alcuni graffi su una delle braccia di James ponendovi poi del materiale proveniente dalla mano di Sarah. Pochi giorni dopo, James si ammalò lievemente di vaiolo bovino, ma una settimana dopo stava di nuovo bene. Quindi Jenner sapeva che il vaiolo bovino poteva passare da persona a persona e da mucca a persona. Il passo successivo era verificare se il vaiolo bovino ora avrebbe protetto James dal vaiolo. Come Jenner aveva previsto, e senza dubbio con suo grande sollievo, James non lo sviluppò, né in questa occasione né in molte successive quando la sua immunità fu nuovamente testata.

Jenner ha poi eseguito questo esperimento con molte altre persone. Nel 1798 pubblicò tutte le sue ricerche sul vaiolo in un libro intitolato “Un’indagine sulle cause e gli effetti delle Variolae vaccinae”. In ciascuno dei due anni successivi pubblicò i risultati di ulteriori esperimenti, che confermarono la sua teoria originale secondo cui il vaiolo bovino proteggeva dal vaiolo.

Dubbi e resistenze

La nuova tecnica collaudata di Jenner per proteggere le persone dalla malattia non prese subito piede come egli aveva previsto. Uno dei motivi era pratico: il vaiolo bovino non era diffuso e i medici che volevano testare il nuovo processo dovevano ottenere materiale di vaiolo bovino da Edward Jenner. In un’epoca in cui l’infezione non era compresa, i campioni spesso venivano contaminati dal vaiolo stesso perché chi lo manipolava lavorava negli ospedali dove la malattia era piuttosto presente. Ciò ha portato a sostenere che il vaiolo bovino non era più sicuro della pratica dell’inoculazione. C’erano anche molti chirurghi che non volevano che Jenner avesse successo. Erano i variolatori i cui grandi redditi erano minacciati dal trattamento più sicuro ed efficace del vaiolo bovino di Jenner.

Inoltre, le persone iniziarono rapidamente a temere le possibili conseguenze di ricevere materiale proveniente da mucche o si opposero alla vaccinazione per motivi religiosi, dicendo che non sarebbero state trattate con sostanze provenienti dalle creature inferiori di Dio. Ciononostante la variolazione fu proibita per legge nel 1840 e la vaccinazione con il vaiolo bovino fu resa obbligatoria nel 1853. Ciò a sua volta portò a marce di protesta e all’opposizione veemente di coloro che chiedevano libertà di scelta.

Luigi Sacco

In Italia, fu Luigi Sacco (1769-1836), medico della Repubblica Cisalpina, a diffondere la vaccinazione di Jenner. Alla fine del 1799 vaccinò sé stesso e poi cinque bambini con il pus raccolto da due vacche affette da vaiolo bovino. Nel 1806 Sacco riferì di avere fatto vaccinare o vaccinato personalmente più di 130.000 persone. In breve, i vaccinati del Regno d’Italia giunsero a un milione e mezzo, riducendo drasticamente la mortalità da vaiolo. Con l’Unità d’Italia la vaccinazione antivaiolo fu resa obbligatoria per tutti i nuovi nati a partire dal 1888. L’obbligo è stato abolito in Italia nel 1981.

La tecnica di introdurre materiale sotto la pelle per produrre protezione contro le malattie divenne universalmente nota come vaccinazione, una parola derivata dal nome latino della mucca (vacca), in onore di Jenner. Il vaiolo, tra tutte le malattie a carattere epidemico, è l’unica ad esser stata eradicata grazie ad una campagna di vaccinazione di massa promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Esistono nel mondo solo 2 laboratori autorizzati alla conservazione di virus del vaiolo (uno americano ed uno russo). In teoria il vaiolo potrebbe rappresentare una minaccia di bioterrorismo per il fatto che l’infezione si trasmette per via aerea e per il fatto che un’eventuale epidemia provocata deliberatamente troverebbe buona parte della popolazione suscettibile.

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