Gli uomini della direzione distrettuale antimafia di Brescia che stanno indagando sulla minacce ai tre presidenti di Confindustria (Lombardia, Bergamo e Brescia), nella mattinata di giovedì hanno effettuato una serie di perquisizioni che hanno riguardato anche due persone residenti nella nostra provincia.
Al momento vige il massimo riserbo sull’ampia inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Silvio Bonfigli, ma da quanto trapela si tratta di due esponenti della Sinistra locale e in particolare di Rifondazione Comunista.
A loro vengono contestati i reati di cui all’articolo 270bis (associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico), 612 (minacce) e 339 (aggravante per lesione minacciate).
Il riferimento è ai tre episodi avvenuti l’estate scorsa, in piena emergenza Covid. Il 27 giugno venne recapitata alla sede di Confindustria Bergamo una busta con due proiettili e la minaccia di morte al presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti. Il 29 giugno un’altra missiva con proiettile e minacce di morte fu inviata a Stefano Scaglia, presidente di Confindustria Bergamo. Il 23 settembre fu fatta arrivare una bomba carta a Giuseppe Pasini, presidente di Confindustria Brescia. In seguito alle minacce ai tre era stata assegnata la scorta.
All’origine delle minacce ci sarebbero state le presunte pressioni ai vertici politici per evitare la Zona rossa in Val Seriana all’inizio della pandemia. Ma nelle scorse settimane il procuratore aggiunto di Bergamo Maria Cristina Rota, a capo del pool che sta indagando per stabilire eventuali responsabilità nella gestione dell’emergenza, aveva affermato che “dall’indagine non risulta che Confindustria si sia opposta alla chiusura né ci sono pressioni rivolte alla Regione o al Governo per sollecitarli a non chiudere la zona”.
Non si è fatto attendere il commento dei vertici di Rifondazione Comunista Bergamo: “Siamo certi dell’estraneità alle accuse mosse nei loro confronti ed esprimiamo tutta la nostra solidarietà. Se, in linea con i periodi più oscuri della nostra repubblica, si pensa di riscrivere la storia minimizzando le proprie responsabilità, ben si sappia che noi sappiamo”.
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