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Il libro

“Otto e venti”: svelamento della buena luz

Un libro intimo nato lo scorso anno, un libro che racconta l’autrice, i suoi sentimenti, perché “Otto e venti” è l’orario di certezza, di precisione

La ventiduenne bergamasca Alessia Vavassori durante la quarantena ha deciso di dare “in pasto al mondo” il suo caos all’apparenza ordinato e metodico. Ha scritto per sé stessa e si è fatta leggere da altri nella speranza di aiutarli ad urlare.

Dal 3 dicembre “Otto e venti”, sinonimo nonché opera prima di Alessia Vavassori, è diventato una realtà con tre ristampe.

Da sempre l’autrice, studentessa di economia a Bergamo, ha scritto i propri pensieri sulle note del telefono, dal 2018 alcune sono state rese pubbliche sulla pagina Instagram @thingsethoughts fino a che, nella primavera 2020, Alessia, insieme alle sue persone care, ha selezionato da questi archivi alcune delle poesie che, insieme a testi inediti scritti apposta per l’opera, sarebbero state date in pasto al mondo.

Cento poesie per comporre un libro, il libro del suo passato, il libro che ha permesso al suo cuore di avere pace: si intitola “Otto e venti ed è stato pubblicato da Abra Books.

“8:20 è l’orario in cui mi sveglio- spiega Alessia Vavassori- non importa quando io sia andata a letto la sera prima. 8:20 è certezza, precisione, rigore che mi fa credere che tutto sia in riga.”

Amore, dolore, sofferenza, spesso celati dalla smania di DOVER fare, di rientrare in quell’ordine che dentro non c’è. Persone che arrivano, prendono, lasciano, se ne vanno, rimangono.

“Otto e venti è la tristezza che non ho mai espresso per non gravare sugli altri. Tremo perché adesso, dopo aver riposto tutto il dolore in delle pagine del passato che finalmente non stanno più costipate dentro di me ma sono liete e addormentate dentro un cassetto, sto bene.”

Alessia spiega così il senso del suo libro ma chi è, chi era e chi spera di essere? Da un passato che ha lasciato segni è nata una raccolta di poesie, racconti e pensieri alla ribalta di un’esistenza troppo ordinata, 228 pagine che raccolgono nero su bianco ciò che ha forgiato l’autrice che, alla sua duecentoventottesima pagina chiude il libro e gira davvero pagina.

libro 8 e 20

“Ero senza filtri, schietta, senza scrupoli, estremamente estroversa. Ho sempre dato tanta fiducia agli altri, a volte anche troppo velocemente. È seguito un periodo di estrema insicurezza, andava tutto male. Ora, l’Alessia del presente entra in punta di piedi, è più cauta. Se il terreno appare fertile però si butta a capofitto, sale sul treno, sente un legame ma, per protezione, sta sulla porta della carrozza e riflette prima di concedersi totalmente: so che posso arrivare a dare tutta me stessa se ne vale la pena. Gli altri comunque vengono prima della mia persona, per non veder soffrire il contesto smusso i miei angoli. Ho sempre bisogno di conferme.”

L’Alessia del presente sta camminando verso la piena consapevolezza di sé e “Otto e venti” è l’inizio della sua metamorfosi: “Quella Lei che si legge nel libro sono io che mi parlo da fuori, conosco il mio valore ma ho imparato a mettermi in discussione: ascolto il parere di tutti e lo doso.”

“Ruggine” e “costruire” sono due delle parole preferite dall’autrice: la prima rappresenta qualcosa di usurato, è il fenomeno dell’ossidazione del ferro, metallo, simbolo di forza ma anche lavoro e impegno; l’autrice inoltre vuole vivere in perenne costruzione.

Chi sarà Alessia?

“Arriverà a scegliere cosa la fa stare bene, con sano egoismo e amor proprio. Alla fine il modo in cui ti ami è il modo con cui insegni agli altri ad amarti. Arriverò ad essere più libera: primo pensiero me lo sono anche tatuato. Voglio seguire il primo pensiero, l’istinto, voglio essere il mio primo pensiero.”

Ogni poesia è accostata a foto di letti, letti sfatti, letti e persone, letti e oggetti, gli stessi che Alessia ha sempre fotografato per ricordarsi momenti. La camera da letto non è altro che la stanza invalicabile della casa: solo pochi varcano la porta di quel luogo tanto intimo.

È verso la fine che il lettore assiste alla consapevolezza che la luce c’è e senza buio non si vedrebbe.

L’autrice definisce “95. buena luz” la “poesia suprema” che esprime il dolore e il senso di colpa totale, ma anche l’empatia e l’importanza data a chi vale.

Alessia Vavassori, ragazza dall’esistenza caotica e travagliata nascosta dall’ordine e dal dovere autoimposto, si definisce “portatrice sana di buona luce”, luce che sta emergendo dal buio, dalla tristezza e dal dolore che ha plasmato la persona per essere riportato nero su bianco in “Otto e venti”, punto di partenza per una vita diversa.

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