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Bergamo

Muti al Donizetti con l’Orchestra Cherubini: “Aprite i teatri, fatelo per le giovani generazioni” fotogallery

Registrato a porte chiuse, il concerto sarà visibile in streaming gratuito il 21 marzo

Ore 16 di mercoledì (10 marzo): il sole splende e il cielo sopra Bergamo è sereno. Nel cuore della città, il Teatro Donizetti è stupendo, nonostante la presenza del cantiere adiacente.

Prima ancora di varcare la soglia del foyer, le maschere mostrano al pubblico la strada per le gallerie. Dentro al teatro si sente l’immancabile suono di strumenti che vengono accordati dai musicisti. È il segnale che il concerto sta per cominciare.

Il direttore entra e sale sulla pedana. Lui e tutta l’orchestra insieme fanno un gran respiro. La musica inizia, sono le note del “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti. I sessanta orchestrali presenti sul palcoscenico sono talmente in armonia tra loro da sembrare una cosa unica, una melodia che fa dimenticare tutto il resto.

Basta però riaprire gli occhi per essere di nuovo catapultati nella realtà. La platea del teatro è completamente vuota; i musicisti non condividono il leggio a coppie, ma sono divisi gli uni dagli altri; i loro volti, come quelli delle poche persone sedute in galleria, sono coperti da una FFP2 nera, al posto del vicino di palchetto c’è un vetro in plexiglass.

La musica dal vivo non è più la normalità, non nel momento attuale, in cui una pandemia, ancora in corso, ha messo una croce pesante come il piombo su tutto il mondo dell’arte.

Essere seduti a teatro ad ascoltare la Sinfonia ”Eroica” di Beethoven, è una cosa da privilegiati. Anzi, da persone molto fortunate.

Sul palco del teatro cittadino fresco di restauro, i giovani professionisti dell’Orchestra Luigi Cherubini suonano diretti dal maestro Riccardo Muti, protagonisti dell’iniziativa “Dedicato a Bergamo”, prima tappa della tournée italiana organizzata da Ravenna Festival. Registrato a porte chiuse, il concerto sarà in streaming gratuito sul sito di BPER Banca – che ha donato il concerto alla città – e dell’ ANSA alle 11 del 21 marzo e rimarrà disponibile per sessanta giorni, fino al 20 maggio.

La scelta di Bergamo non è stata di certo casuale, come ha confermato lo stesso Muti, che ha un legame particolare con la nostra città. “Bergamo è una città portata alla musica – ha dichiarato il direttore dopo la registrazione – ci sono stati Donizetti, il maestro Gavazzeni. Qui ho diretto per la prima volta, nel 1966, il mio primo concerto. “Il nostro tour parte proprio da qui – ha continuato – perché vogliamo rendere omaggio a questa città, a tutti coloro che hanno sofferto e che soffrono per questa situazione”. Dopo Bergamo, Muti e i gli orchestrali faranno tappa a Napoli e Palermo.

Casuale non è nemmeno la scelta del programma. “Eseguiremo la Sinfonia “Eroica”, che suoniamo sempre in luoghi di tragedia, e conflitti”, specifica il maestro.

L’esecuzione nei momenti di registrazione ha fatto emergere particolari che solitamente non si vedono nei momenti live. La complicità tra direttore e musicisti, gli aneddoti raccontati da Muti durante il break, le interruzioni che diventano momento di apprendimento per musicisti e uditori.

È tangibile il legame che c’è tra il maestro e questa orchestra, composta da giovani professionisti. Un legame che è visibilmente forte da entrambi i lati: c’è l’orgoglio da parte del maestro – che alla fine dell’esecuzione congeda tutti dicendo “Molto bene! Bravissimi!”, l’ammirazione da parte dei ragazzi.

Dopo la registrazione il direttore napoletano ha lanciato un appello: “Aprite questi teatri! Non lo dico per me, che ho già vissuto la mia carriera artistica. Lo dico per le nuove generazioni, che si trovano senza cibo culturale e spirituale. Questo vuol dire portare il paese allo sbaraglio”. “Certo, non si deve morire di fame, né di Covid – ha continuato – Ma il problema è che anche l’assenza di cibo spirituale è la morte psichica di una società. In Spagna non hanno mai chiuso i teatri. Perché in Italia questo non è successo? Anche qui sappiamo utilizzare tutte le precauzioni. Non credo di essere un superficiale nel dire questo”.

Aprite i teatri! È questo l’appello di Muti che si aggiunge ai tanti fatti dal mondo dello spettacolo. Nelle sue parole emergono l’affetto per una generazione che si sente persa e l’amore per il nostro Paese, che, senza cultura, è destinato alla deriva.

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