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Domande all'amministrazione

Bergamo, Parco Ovest: “Perché la biodiversità da tutelare solo ad Astino?” fotogallery

"La pandemia non ci ha insegnato niente?" La lettera di una cittadina rivolta all'amministrazione comunale sul Parco Ovest di Bergamo

Negli ultimi mesi uno degli argomenti caldi su cui la cittadinanza e l’amministrazione stanno dibattendo è il futuro del Parco Ovest: la grande area verde compresa fra via San Bernardino, via Moroni (Villaggio Sposi) e Colognola e divisa dal Comune di Bergamo in Parco Ovest 1 e 2.

Al centro delle battaglie del neo nato Comitato in difesa del Parco Ovest, la cementificazione dell’ampia area a vocazione naturalistica dove diverse piante e animali hanno trovato il loro habitat.

Questi luoghi, infatti, saranno protagonisti di un cospicuo intervento di riqualificazione urbana con l’intervento di due privati (il gruppo Ferretti Casa nel terreno “2” e di Parco Ovest srl nella parte “1”) per la sistemazione del parco e la costruzione di case, negozi e di un asilo nido e RSA.

A sostegno delle richieste del Comitato del Parco Ovest, anche una cittadina, Barbara Cattaneo, che ha mandato una lettera con delle domande rivolte direttamente all’amministrazione comunale.

Ecco la lettera.

Spett.le Redazione,

In queste settimane la cronaca locale ha portato alla ribalta in più occasioni la vicenda del progetto Parco Bergamo Ovest 2 (zona Grumellina) e alla prospettata edificazione di una cospicua parte di quel terreno da parte di un noto gruppo immobiliare grazie a un protocollo d’intesa con il Comune di Bergamo.

Stesso destino edilizio sembra riservato a una parte significativa del poco distante Parco Bergamo Ovest tra l’asse ferroviario e via San Bernardino, situazione che ha fatto nascere il comitato a difesa del Parco.

Non mi dilungo su dettagli già noti e vengo al motivo della mia lettera.

Sono una cittadina senza specifiche competenze urbanistiche, paesaggistiche e scientifiche ma con strumenti sufficienti per capire che si tratta sicuramente di situazioni complesse per l’amministrazione cittadina, ma non impossibili da risolvere se ci fosse davvero il coraggio di adottare una politica di salvaguardia del territorio e dell’ambiente che vada oltre le parole.

Non c’è più tempo da perdere e bisogna essere operativi in tal senso. Se la stessa ANCE Milano (Associazione Nazionale Costruttori Edili) ha organizzato per il 12 febbraio scorso un Webinar su rigenerazione urbana e recupero aree degradate, affermando che “La rigenerazione urbana è ormai diventata la pietra angolare dell’urbanistica italiana moderna”, posto che queste affermazioni si devono poi tradurre in realtà, allora mi domando come mai si stia ancora parlando di ulteriore consumo di suolo a Bergamo.

Occorre senso di responsabilità e coraggio che spero enti pubblici e imprese di costruzione in primis, ma anche stampa locale e singoli cittadini, vogliano dimostrare, per assumersi ognuno il compito di voltare definitivamente pagina e fermare il danno che stiamo infliggendo al territorio e in definitiva a noi stessi. È ora che ai propositi di tutela e valorizzazione degli ambienti naturali ancora esistenti, segua la coerenza delle decisioni e dei comportamenti.

Vedo con piacere che molti cittadini si stanno mobilitando. Un anno terribile di Covid-19 non ha spento le coscienze, ma anzi ha fatto toccare con mano come proprio la distruzione degli habitat, l’inquinamento, ci renda più vulnerabili.

Per questo mi auguro che il Vostro giornale voglia pubblicare questa mia lettera che come altre che so essere state inviate alle redazioni dei giornali, vogliono essere la dimostrazione dell’attenzione dei cittadini alla corretta gestione del territorio.

Per entrare nel vivo della questione ho alcune domande:

1. Il Documento di Piano del 2019, che ho scaricato dal sito del Comune di Bergamo, ha tra i suoi principi fondamentali la “minimizzazione del consumo di suolo” e “la preservazione del patrimonio ambientale e dei relativi segni”. Cosa c’è di non chiaro nell’evidente “segno” che il paleoalveo del Morla ha lasciato su quei terreni ora minacciati dalla speculazione edilizia, tanto che lo si possa edificare senza troppi pensieri? Quanti altri studi di rilevanza ambientale devono essere realizzati, oltre a quelli già redatti in questi anni, per capire che il “prato” della Grumellina è una nicchia di biodiversità, una delle ultime propaggini di campagna nel tessuto urbano, in continuità con il resto del Parco Bergamo Ovest e ben diversa dai terreni di agricoltura intensiva della bassa bergamasca?

2. Perché l’Università di Bergamo con il progetto RIFO si sarebbe data la pena di censire tra il 2013 e il 2015, ben 22 aree dismesse e 178 aree obsolete, se poi si va ancora a costruire su aree verdi? Invece quali incentivi si potrebbero mettere in atto per le imprese immobiliari perché riqualifichino il già costruito, piuttosto che costruire dal nulla, cementificando nuovi spazi?

3. Se l’amministrazione cittadina ha una serie di doveri nei confronti del bene pubblico, è possibile pensare che anche i costruttori inseriscano nei loro Codici etici, specifici paragrafi sul freno al consumo di suolo? Una sorta di auto limitazione, laddove ci sia da rigenerare e ristrutturare, a fronte naturalmente di una adeguata normativa che favorisca tali processi. Del resto i bonus di ristrutturazione non vanno in tal senso?

4.Perché consideriamo giustamente Città alta e i Colli terreni off-limits per nuove costruzioni (a parte l’edificio che ha compromesso la fisionomia della “lunetta” della Fortezza delle Mura Patrimonio Unesco) ma pensiamo che la Città Bassa possa essere ulteriormente edificata?

5.Perché il Comune di Bergamo che promuove ad esempio la biodiversità in Valle d’Astino sembra ignorarla altrove, visto che in questi ultimi tempi la città si è “mangiata” e si mangerà altri terreni come stanno a testimoniare ad esempio i due grandi cantieri di via Martin Luther King e a nord dell’Ospedale nella cosiddetta Cintura Verde?

6.La lezione della pandemia non è servita a nulla? Perché gli scienziati continuano a ripetere che la diffusione del virus è favorita dalla distruzione degli habitat naturali e, nonostante questo, pensiamo non problematico eliminare le aree naturali superstiti sotto casa?

7. La salute fisica e mentale delle persone non passa anche attraverso spazi verdi naturali di cui poter usufruire nel loro quartiere? O tutti dovranno avere denaro a sufficienza per rinunciare alla natura pubblica (che è altra cosa dai parchi cittadini) e acquistare un giardino privato dove poter rifiatare in un eventuale prossimo lockdown?

8.Il Parco dei Colli ha ricordato in un suo post del 2 febbraio scorso, la Giornata mondiale delle aree umide facendo presente che anche nel Parco ce ne sono di importanti. Allora perché viene consentito di edificare in una delle ultime aree umide in città?

9.Da ultimo. Quando il territorio di Bergamo sarà stato tutto urbanizzato e il consumo di suolo sarà terminato perché non ci sarà più nulla da “consumare”, cosa che di questo passo avverrà a breve, quali strategie penseranno di adottare amministrazioni e costruttori?

Sarò veramente grata agli Assessorati Riqualificazione urbana, Urbanistica, Ambiente e Verde pubblico, alle imprese costruttrici coinvolte e al Parco dei Colli, se vorranno dare una risposta alle mie domande.

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