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Working girl

Otto marzo tutto l’anno, l’impegno del CUG di Unibg

In un incontro illustrarti punti di vista diversi, punti di vista delle donne che hanno portato uno sguardo nuovo e che continuano a portarlo in molti campi con le loro competenze e le loro osservazioni, uno sguardo che nell’essere diverso comunque arricchisce tutti

In occasione della giornata internazionale della donna il CUG (Comitato Unico di Garanzia) ha organizzato l’evento in remoto “Working girl: oltre gli stereotipi di genere nel mondo del lavoro”.

Il CUG si occupa dello sviluppo di un ambiente di studio e di lavoro sereno e rispettoso di tutte le differenze (di genere, età, etnia, orientamento sessuale, disabilità, religione, lingua). Promuove azioni che assicurino a donne e uomini un uguale trattamento sul luogo di lavoro e permettano di coniugare vita familiare e vita lavorativa.

L’incontro è stato presentato dalla Presidente del CUG, Ilia Negri, che sottolinea come l’università deve essere e deve diventare un volano per tutta la società, deve essere portatrice di un cambiamento culturale per scardinare stereotipi e luoghi comuni che sono presenti ancora oggi specialmente anche in università.

“Ogni anno lavorano in un’università sotto stress, che è nota come un caso in Italia per il peggior rapporto studenti-docenti e personale tecnico amministrativo. Nel bilancio dei dati di genere che il CUG sta redigendo su mandato del comitato scientifico presieduto da Barbara Pezzini, ho avuto l’occasione di confrontare i dati del nostro bilancio di genere con quelli di un ateneo del Centro Italia e quello che è emerso di interessante è che c’erano circa il doppio dei docenti rispetto all’ateneo di Bergamo, il doppio del personale tecnico amministrativo ma gli studenti erano 11.000 ossia la metà di chi studia a Bergamo. In questo contesto è difficile introdurre e lavorare a misure che promuovano le pari opportunità e portino a questo cambiamento culturale che acceleri le politiche di pari opportunità, ad esempio, anche l’adozione di un linguaggio di genere inclusivo al quale si sta lavorando; attraverso questo incontro si vuole da un lato renderci coscienti degli stereotipi di genere ancora molto presenti nella vita e sul luogo di lavoro e, dall’altro, presentando delle pioniere in campi come l’architettura e l’archeologia in cui si fa fatica a citare donne ma di cui le difficoltà riscontrate nel secolo scorso e quello ancora precedente per affermarsi in questi campi sono un po’ le stesse che incontriamo ancora oggi.”

In questo incontro di fatto sono stati illustrati punti di vista diversi, punti di vista delle donne che hanno portato uno sguardo nuovo e che continuano a portarlo in molti campi con le loro competenze e le loro osservazioni, uno sguardo che nell’essere diverso comunque arricchisce tutti, uomini e donne, e favoriscono una discussione per questo auspicato cambiamento culturale che comunque ci arricchisce tutti come persone.

È intervenuto per i saluti, Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università degli Studi di Bergamo portando nella conferenza come esempio le linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo varato dal MIUR e messe a disposizione online nel 2018. È stato evidenziato come, il linguaggio fondativo del nostro sistema di comunicazione sociale, debba essere modificato insieme ai sistemi formativi e di organizzazione politica, sociale, economica e soprattutto anche culturale, al fine di superare il retaggio di una tradizione prevalentemente patriarcale che ha modulato il nostro vivere collettivo, la subordinazione del femminile a cui è stato impedito per secoli di accedere facilmente all’istruzione.

Dalle parole del Rettore emerge l’impegno e la voglia di cambiamento che l’università vuole adottare, un lavoro collaborativo e ringrazia molto il CUG per gli tutti gli sforzi soprattutto in questo ultimo periodo.

Durante i saluti è intervenuta anche: Alessandra Locatelli, assessora regionale alla Famiglia, Solidarietà Sociale, Disabilità e Pari Opportunità, che ha ribadito come questi momenti di riflessione sono importanti poiché al giorno d’oggi le uguaglianze fra uomini e donne dovrebbero essere la base fondante delle nostre politiche e azioni e molto spesso non lo sono. L’obbiettivo è comune ed è quello di evitare che si arrivi a scene di violenza a cui purtroppo siamo abituati e che il lockdown ha amplificato, e l’assessora sottolinea l’aumento consistente dei casi di donne che si sono rivolte al servizio del telefono donna o al 1522.

“Questi momenti di riflessione che partano dal linguaggio o dai progetti, dal confronto sono utili ed è importante coinvolgere i giovani ma non solo, anche i bambini e come Regione Lombardia questa sarà una delle missioni da portare fin dalle prime classi, il rispetto della dignità di tutti e anche tra uomo e donna, bambino e bambina, e ragazzi e ragazza, questo è fondamentale per evitare che si metta a rischio una vita solo perché è donna.”

Romina Russo, consigliera provinciale con delega alla cultura, pari opportunità e politiche sociali della provincia di Bergamo, ha ringraziato l’università di Bergamo per il contributo che  sta dando al tavolo costituito un anno fa in provincia di Bergamo, “donne per la ripresa dell’economia bergamasca”, un tavolo che vede insieme tanti attori del territorio tra cui il Comune, la Provincia, i sindacati, la Camera di Commercio, l’ufficio scolastico, tanti attori sul territorio che insieme hanno voluto condividere insieme un percorso che vuole portare delle proposte concrete alla luce di ciò che abbiamo vissuto nell’ultimo anno di pandemia. “La situazione dell’occupazione femminile già era preoccupante, si registra un grosso divario in tema di occupazione di lavoro tra uomini e donne, a Bergamo il tasso di occupazione femminile è al disotto della media lombarda e tra i più bassi del Nord d’Italia e questo in una delle provincie che vanta un tasso di disoccupazione fra i più bassi d’Italia e questo divario si è ulteriormente aggravato a causa dalla pandemia e i dati ci dicono che la pandemia ha aumentato le disuguaglianze e ha penalizzato parecchio le donne, almeno 60 000 donne a livello locale hanno perso il posto di lavoro.”

Roberta Ribon, consigliera di Parità della provincia di Bergamo, ha messo a fuoco nel suo intervento come la pandemia ha fatto emergere ancor di più le disuguaglianze di genere con prepotenza e la speranza che questa situazione abbia di “positivo” messo al centro prepotentemente le questioni di genere. “Ho colto la necessità di dare voce alle reti antiviolenza perché il fenomeno delle discriminazioni, molestie e delle violenze non deve rimanere rilegato al contesto grave e preponderante delle violenze nelle relazioni di intimità, in ambito domestico ma che si accenda un faro sulle discriminazioni, le violenze, le molestie, i commenti sessisti, gli stereotipi che avvengono nei luoghi di lavoro.”

Barbara Pezzini, Prorettrice delle politiche di equità e diversità dell’Università degli Studi di Bergamo, evidenzia “come questo anno segnato dalla pandemia ha ridisegnato la topografia di genere, un anno che ha mostrato in modo nuovo come uomo e donna vivono negli spazi del mondo, ha portato prepotentemente alla ribalta lo spazio domestico che è diventato spazio che include tutto nel quale concentriamo tutte le nostre attività, spazio di una intimità necessariamente mostrata e condivisa di cui non eravamo abituati. Ma questo ha mostrato insieme la persistenza e spesso l’aggravarsi delle disparità e delle disuguaglianze di genere e questo di fatto non ha creato niente di nuovo ma ha mostrato la persistenza. Nella drammaticità si sono alzate le soglie di visibilità e abbassate le soglie della tolleranza. “

A conclusione dell’intervento si richiama l’importanza di questo anno in quanto verrà pubblicato il primo documento per il bilancio di genere dell’ateneo a cui seguiranno degli incontri per l’inizio di una riflessione comune che soprattutto dai primi dati emersi bisognerà riflettere sul futuro che si vuole costruire.

Ha moderato l’incontro Elena Bigotti, consigliera di Fiducia dell’Università degli Studi di Bergamo, spiegando che il titolo dell’incontro è un richiamo ad un film degli anni ’80 per riflettere sullo sguardo, sul punto di vista e sull’orizzonte in relazione al mondo del lavoro che è condizionato da immagini profondamente stereotipate.

Riferimenti principali nell’intervento: assorbenti tassati come beni di lusso, le vie delle nostre città dedicate a uomini principalmente, che nelle banche centrali dei paesi nazionali europei non c’è nessuna donna, che il 14% della nostra retribuzione di donne europee è inferiore rispetto ad i cittadini europei e i nostri parlamenti europei tollerano solo il 30% di donne. Una rassicurazione arriva dal fatto che la parte dirigenziale della BCE sarà composta da donne intorno al 40% nel giro di pochi anni. Momento di riflessione anche riguardo alle nostre città che sono prettamente da “uomo” basti pensare alla segnaletica sui semafori.

Minimo comune denominatore: come i modelli e i riferimenti bibliografici sono sempre stati in prevalenza di stampo maschile con pochi riferimenti, dunque, ad autrici donne, così come i docenti dei corsi universitari evidenziando come i linguaggi che ci hanno costituito, le parole lette e assimilate per parecchi secoli sono stati di carattere prettamente maschile così come guardiamo le rappresentazioni visive, vige una politica dello sguardo sessuale, la donna come oggetto.

Sono state omaggiate alcune grandi pioniere che essendo donne hanno dovuto indossare un mantello dell’invisibilità e vivere nell’ombra ma che grazie al loro contributo ci hanno permesso di essere quello che oggi noi siamo e rappresentiamo.

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