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La testimonianza

La Madonna calpestata di Qaraqosh: icona venerata da Papa Francesco in Iraq

Monsignor Luigi Ginami, sacerdote bergamasco, conosce molto bene l'Iraq dove la Fondazione Santina Onlus ha creato pozzi d'acqua, aule di catechismo e adozioni a distanza.

Conosco l’Iraq dal 2003. Erano i giorni in cui a Baghdad lo splendido Lorenzo Cremonesi – inviato di guerra del Corriere della Sera e che ha firmato l’introduzione al mio libro su Hazar, una yasida fatta schiava dall’ISIS – mi diceva che con le lenzuola era aggrappato fuori dalla finestra dell’albergo mentre infuriava la guerra della coalizione contro Saddam Hussein.

Eravamo in Iraq per motivi completamente differenti, ma entrambi validi: lui come giornalista, io per la solidarietà (leggi qui).

Ci sono poi tornato anni dopo, nel dicembre del 2013 era l’anno in cui Padre Paolo Dall’Oglio era stato rapito in Siria, esattamente il 29 luglio 2013. Tutti mi sconsigliavano il viaggio e mi ricordo che viaggiavo con una scorta pazzesca per un Paese ancora instabile. Venivo dal Kuwait ed ero atterrato a Basora, poi su fino a Najaf, la grande capitale religiosa degli sciiti, Nassiria dove i nostri carabinieri erano morti in un forte attacco terroristico, poi Babilonia e Baghdad, con la famosa zona verde protetta dagli americani.

Ma il mio rapporto più profondo e simbiotico con l’Iraq, meglio con il Kurdistan iracheno, ha inizio il 12 agosto 2016: parliamo di tempi recenti nei quali il termine ISIS diventa famoso.

Mosul è capitale dell’ISIS e nella notte dal 6 al 7 agosto di due anni prima 120.000 cristiani caldei, yazidi e musulmani sciiti in fuga da Mosul e dalla Piana di Ninive vengono cacciati dai militanti dello Stato Islamico.

Se rimani hai tre possibilità: la morte, ti converti all’islam sunnita oppure paghi una tassa tale da non permetterti di vivere. La gente fugge ed a mio arrivo a Qaraqosh trovo ancora la lettera N sulle abitazioni dei cristiani: N per dire abitazione cristiana in arabo. Inizio a girare per la Piana di Ninive in mano al califfato ed a raccontare di storie raccapriccianti come quella di Hazar venduta come schiava nel mercato di Mosul. Torno poi il 29 aprile del 2017 e scrivo di Naren una bimba yazida vittima di sindrome postraumatica da stress. Vivo nel campo profughi di Dawidiya prendo in adozione a distanza per la nostra Associazione 10 bambini: cinque cristiani e cinque yazidi. Questa volta arrivo in Kurdistan per inaugurare tre aule di catechismo a Manghesh e porto in Italia un progetto per un pozzo di acqua nelle vicinanze di Mosul.

Giungo così a Mosul nel caos di una regime che spara in testa a chi non è musulmano, con l’aiuto di alcuni soldati peshmerga… ho ancora foto con loro vestito da militare in zone in cui le bombe spaccano le orecchie. Celebro messa a Mosul, la messa più bella di tutta la mia vita! Mai ero stato sul fronte di guerra: di là dal Tigri, lo Stato islamico con la moschea di Al Nusra, dove Al Baghdadi aveva annunciato la nascita dello Stato Islamico di Iraq e Siria.
Elicotteri bombardavano, rumore di armi, fumo che bruciava le narici ed i polmoni. Nei mesi seguenti costruiamo il pozzo tra un milione di problemi e di difficoltà e così rientro in Iraq nell’agosto del 2019 per inaugurare il pozzo più bello del mondo. Ed in Iraq ci tornerò tra poche settimane, nel prossimo aprile per inaugurare una infermeria a Erbil…
In verità dovevo partire il prossimo 12 marzo, ma un uomo vestito di bianco ha deciso di fare un viaggio fuori di testa, non ha 60 anni come me, ne ha 84, ha male all’anca ed ha un polmone solo e ha in testa i casini del mondo. Forse lo conoscete anche voi si chiama Papa Francesco!

Ed in verità è di Lui in quella terra che devo parlare… Sicuramente per un milione di motivi un viaggio folle, ma mi chiedo se il Vangelo stesso non è pura follia! Una persona anziana e stanca, come Lui stesso confessa nella conferenza stampa in aereo nel viaggio di ritorno visita l’Iraq: non sono i problemi di sicurezza, sanitari, religiosi o politici ciò che lo preoccupano, ciò per cui va è il bisogno di dire la Sua vicinanza a questa gente disperata, scoraggiata e sola. Parla a tutti l’Argentino: uomini e donne cristiani, yazidi, musulmani sciiti e sunniti, curdi o iracheni, iraniani.

Papa Francesco non parla alle persone ma parla alle loro lacrime e le lacrime accomunano tutti in questa terra. Mi ricordo di aver pensato così visiterà le tonnellate di maceria di Mosul: le lacrime non hanno religione, non hanno distinzioni politiche, non fanno differenza tra ricchi e poveri. Dicevo che le lacrime hanno una caratteristica comune sono salate e sono amare.

Bene Papa Francesco non è andato solo per portare conforto a queste lacrime, ma ha fatto qualcosa di più e di diverso si è lavato con le lacrime di questa terra, ha fatto di più: le ha asciugate e le ha bevute: incontrando senza distinzione tutti, ripercorrendo le strade fatte a piedi dai miei poveri amici in fuga dalla piana, ha percorso in macchina e non in elicottero le stesse strade polverose e secche, strade che nell’estate raggiungono i 50 gradi, strade deserte e piene di buche delle bombe sganciate dalla recente guerra per la riconquista di Mosul…

Il papa è andato là. Non solo ha bevuto le lacrime, ma ha visto con i suoi occhi i luoghi della distruzione: chiese profanate con sacrilegio, immagini completamente sfigurate: la litania dei luoghi da lui visitata riaccende nel mio cuore il ricordo, seguo con gli amici iracheni attraverso whatsApp la sua visita, la sera amici yazidi, cristiani e sciiti fanno la gara per raccontarmi la loro gioia e il loro entusiasmo: basta vederlo, basta vedere la sua macchina, vedere qualcuno del seguito per rinascere al sorriso.

Un sorriso breve, magari fugace ma che lascia nel cuore una traccia profonda. Papa Francesco non è andato in Iraq solo per asciugare le lacrime, ma è andato soprattutto per portare nel suo cuore a Roma l’Iraq stesso!

Sì, perché un viaggio in questa terra ti cambia il cuore. Succede così anche a me, nel mio piccolo e meschino viaggiare: non parto per Iraq ad aprile per imitare il Papa Francesco, parto per andare in Iraq a prender un po’ di fede e riportarla a casa con me: come la gioia di veder sgorgare acqua dalle viscere della terra con il nostro pozzo, oppure, la gioia dei piccoli di entrare in aule di catechismo dopo che tutte erano state sventrate… ma quello che porto da queste inaugurazioni, come il prossimo ambulatorio che inaugurerò a Erbil sono i segni profondi del paese, quei segni stessi che hanno fatto tanto bene a Papa Francesco. Voglio andare alla conclusione di questo pezzo ricordando un fatto molto bello che ho vissuto in Iraq e che riguarda la Madonna Calpestata.

Eccolo:
Voglio concludere queste pagine proprio parlando di una reliquia che ho portato con me dall’Iraq, quell’icona della Vergine con il Bambino Gesù. Il fatto mi ha messo i brividi e mi si è imposto per la sua forza simbolica. Entriamo a Qraqosh, in una chiesa dedicata alla Madonna, non avrei mai creduto che fosse la chiesa che domenica Papa Francesco ha visitato! Era così lontana da me l’idea che un Papa potesse venire in un inferno come questo. La chiesa è buia ed è nera dal fumo. Daesh ha bruciato banchi, sedie, libri sacri. L’interno spaventa: buio, pezzi di legno bruciati, cenere, statue spezzate, mani, piedi, volti… scritte del Califfato nero. Una desolazione incredibile e il freddo, la paura e la depressione entrano nel cuore. Un nodo alla gola. Gli occhi si inumidiscono mentre i passi degli scarponcini scricchiolano sulle macerie. Salgo verso l’altare devastato. Il tabernacolo dileggiato da fori di proiettili, la porticina staccata… dietro l’altare, su un cumulo di pietre, vedo quello che resta di un’icona della Madonna.
Ė irriconoscibile.
Graffiata, calpestata e impastata con calcinacci.
Si vede solo un occhio del Bambino Gesù e la sua piccola guancia. Non rimane nulla della povera icona. La provo a liberare dai calcinacci. Il valore è pari a zero perché non è un dipinto, ma sembra piuttosto un poster di cartoncino attaccato a un misero supporto di faesite. Più che il valore dell’icona scopro un grande valore in quei segni di sopruso, di dileggio!
Quell’icona è sfigurata da uomini malvagi, quell’icona non si riconosce più! Il volto della Vergine è scomparso sotto le scarpe degli uomini neri di Daesh. L’icona in alcune parti è tagliata. Probabilmente hanno tentato di spezzarla, ma non ci sono riusciti. Abbandonata lì, in uno stato di desolazione. Mi inginocchio e prego con profonda fede un’Ave Maria…
Mi sto per allontanare ma non ci riesco. Cerco un panno e trovo i resti di una tovaglia dell’altare. Avvolgo con cura l’icona, quasi per non farle male, quasi a proteggere le sue ferite.
La metto in macchina. Maged si commuove e mi dice: “Padre si vede che tu vuoi bene alla Madonna! Hai baciato quel pezzo di legno lurido e sporco. Hai fatto bene a prenderti cura di quella Madonnina!”.

Sorrido in silenzio con gli occhi rossi. Ė sera e in un tramonto pieno di sabbia del deserto la macchina sta lasciando la Piana di Ninive, il luogo dove Giona aveva predicato. Giunto a Erbil fotografo l’icona e poi nuovamente la proteggo con quel telo. La metto in valigia. Arrivato a Roma, i giorni seguenti, con grande cura e devozione scarto l’immagine. Con cura cerco di capire in che stato sia l’immagine sotto il fango e i detriti. Vedo che il cartoncino è bene attaccato alla faesite. Vado in giardino e… con il forte getto dell’acqua da una canna lavo con cura estrema la faesite…e il miracolo avviene! Piano piano si stacca il fango secco, i sassolini scivolano via e delle terribili impronte degli scarponi dell’ISIS rimangono solo alcune tracce. Appare Lei una Madonnina bellissima!
Un gusto di fine ottocento, ma con due occhi verdi dolcissimi e formidabili. Appare Lei, la Mamma di Gesù, con tutta la sua forza e la sua dolcezza. Lei lo sostiene, Lei lo protegge, e il bambino Gesù è ora una meraviglia, un prodigio. L’immagine è di una dolcezza unica. Scoppio a piangere come un cretino. Mi dovrei vergognare nello scrivere queste righe che rivelano la mia debolezza… ma Lei mi parla: “Hai visto che ci sono? Hai visto quanto sono bella? Hai visto che nonostante gli uomini mi abbiano calpestata, riempita di fango, presa a calci… io ci sono ancora? Sono qui! Mi hanno calpestata, come un giorno mi calpestarono ai piedi della croce. Mentre i soldati crocifiggevano mio figlio Gesù mi ingiuriavano, mi riempivano di oltraggi. Ma io stavo là ai piedi della croce. E oggi ero là nella Piana di Ninive dove nel sangue dei cristiani crocifiggevano nuovamente Gesù!”

I colori della povera e umile icona brillano forte all’ormai caldo sole di maggio accesi dai riflessi dell’acqua ancora fresca sull’immagine. Mentre la bella icona si asciuga mi metto a dire il rosario e prometto a me stesso di guardarla quando mi calpestano, quando mi sento male, quando nella vita trovo contrarietà. La bella e poverissima icona è ancora più preziosa a motivo della sua povertà. Nella parte superiore rimane ancora un orrendo squarcio… ma quanto è bella da guardare, quanta forza mi dona e quanto coraggio infonde. Da questo viaggio all’inferno sono tornato con il paradiso nel cuore.

Domenica 7 marzo 2021 vero le ore 11.30 Papa Francesco entra proprio in quella chiesa… seguo le immagini con commozione. Sai che significa vedere in televisione un luogo che conosci alla perfezione? Nel dettaglio? Sai che significa rivedere un luogo nero buio sporco e profanato invece pieno di luce, bianco e pulito e pieno di gente?
Una profonda emozione mi parte dalla pancia arriva al cuore e sale al cervello! Ma io quel luogo lo conosco? È la Chiesa della Immacolata, ma per me è la Chiesa della Madonna Calpestata. Gli occhi mi si fanno rossi… e poi si riempiono di lacrime, grossi lacrimoni mi scendono sono amari e salati dal ricordo del dolore di quella povera gente. Davvero Papa Francesco è lì? Non penso a Lui, Lui per me rimane in un angolo del cuore, penso alla gente; non vedo i preti, il seguito, i cardinali… non non vedo nessuno di loro: vedo la gente, vedo i loro occhi: riconosco Marwa cristiana, poi vi è Ivan curdo, poi Hazar la yazida, e Mohammed sciita che mi ha accompagnato… gente semplice che mi manda sue foto per whatsApp… loro sono lì vestiti bene!

No so se guardare la televisione o le immagini che mi inviano loro… devo essere sincero che il testo del Papa non lo seguo con attenzione… sono i volti, i colori, la chiesa che mi catturano.
Una girandola di pensieri, emozioni e sentimenti pazzeschi: un autentico capogiro! Ma quello che mi inchioda alla sedia … e quasi svengo è l’ultima parte del testo di Papa Francesco. Sono riuscito a riconcentrami dai messaggi di whathapp sto seguendolo ed ormai siamo alla fine del testo che sta pronunciando. Don George traduce in arabo… sto pensando: pensa, io in quella chiesa ho trovato il poster della Madonna Calpestata che è ora custodita nella cappella delle mie suore, chissà come saranno contente di sapere che il papa ha visitato la chiesa della madonna calpestata…

Mai avrei pensato al seguente testo del Papa
Mentre arrivavo con l’elicottero, ho visto la statua della Vergine Maria su questa chiesa dell’Immacolata Concezione, e ho affidato a lei la rinascita di questa città. La Madonna non solo ci protegge dall’alto, ma con tenerezza materna scende verso di noi. La sua effigie qui è stata persino ferita e calpestata, ma il volto della Madre di Dio continua a guardarci con tenerezza. Perché così fanno le madri: consolano, confortano, danno vita. E vorrei dire grazie di cuore a tutte le madri e a tutte le donne di questo Paese, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite. Che le donne siano rispettate e tutelate! Che vengano loro date attenzione e opportunità! E ora preghiamo insieme la nostra Madre, invocando la sua intercessione per le vostre necessità e i vostri progetti. Vi pongo tutti sotto la sua protezione. E vi chiedo, per favore, di pregare per me.

Che visitasse la chiesa era già davvero un segno profetico per la mia vita, ma… ricordarsi di una Madonna persino ferita e calpestata era troppo! Sono corso in Cappella davanti a Lei… e sapete cosa ho fatto? Mi sono avvicinato al vetro, l’ho baciata con grande trasporto e dei grandi lacrimoni hanno bagnato quel vetro! Erano lacrime amare e salate, forse lacrime irachene, sicuramente lacrime di un prete stupido che a quel quadro profanato diceva grazie: Lei è un pezzo di fede irachena che vive qui in Italia e da forza a me ed a tante altre persone, forse anche a chi leggerà questo mio contributo fino in fondo. Oggi sono tornato da Lei a pregare prima di scrivere e… sul vetro del quadro ho visto ancora l’alone delle mie lacrime… nessuno si è accorto delle mie lacrime e io sono contento che siano lì ancora con la Madonna quasi a dire a Lei di starmi vicino, quando gli eventi della vita ci calpestano… il Vangelo ha dei Sogni e sicuramente Papa Francesco in Iraq è uno di questi sogni che è diventato realtà, ma bisogna vivere la follia del Vangelo per capirlo. Ora torno a pregare e proprio per te che stai leggendo recito una preghiera alla Madonna Calpestata e … ti lascio con un video per mostrarti come le parole di Papa Francesco non me le sia inventate io… sono vere e Lei la Vergine Calpestata di Qaraqosh è vera con tutta la sua forza profetica.

Info: https://www.fondazionesantina.org/

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