Lunedì mattina. Alle 10 dell’8 marzo il presidio Matteo Rota di Bergamo accoglie, come tutti i giorni, i cittadini che devono effettuare un tampone molecolare.
Dal 18 febbraio, infatti, il servizio ospedaliero per sapere la positività o meno al virus del Covid, è stato trasferito nel presidio in centro città, in via Garibaldi 13/15, in sostituzione del reparto installato alla Fiera di Bergamo adibito, fino al 31 luglio, alla vaccinazione anti Coronavirus.
Lì, in una palazzina del Matteo Rota, vengono effettuati i tamponi obbligatori per determinate visite mediche o per i pre operatori e, in più, c’è una linea dedicata alle scuole dove studenti, docenti e personale scolastico possono effettuare gratuitamente il test.
Il servizio, infatti, è rivolto a soggetti minorenni, studenti maggiorenni fino alla scuola secondaria di secondo grado e
personale scolastico docente e non docente afferente ai servizi educativi dell’infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado.
Un lunedì mattina come tanti e, per alcuni docenti, l’ennesimo tampone dall’inizio dell’anno obbligatorio in caso di contatto con uno studente positivo e il conseguente isolamento della classe. Tra apri e chiudi, zone rosse, arancio (rafforzato, anche) e gialle, da settembre 2020 il mondo della scuola è sottoposto a continue chiusure e riaperture, fino all’ultimo stop: da venerdì 5 marzo tutti gli istituti di ogni ordine e grado (tranne gli asili nidi) hanno di nuovo chiuso i battenti.
Poteva essere l’ennesimo tampone, ma quello che è saltato subito agli occhi nella mattinata dell’8 marzo è il numerosissimo numero di bambini e bambini e adolescenti in coda per effettuare il proprio tampone.
Nella sala d’accettazione l’altezza del plico dei documenti per i “minorenni” è nettamente inferiore a quello per i maggiorenni e i docenti. E, all’uscita dalla stanza dell’ennesimo ragazzino in circa mezz’ora accompagnato dalla madre, l’infermiera sospira commentando sotto voce: “Devo stampare nuovi moduli”.
E sono solo le 10 del mattino.
Per i docenti che non sono nuovi ai testi molecolari non può che saltare all’occhio la netta differenza tra i mesi da settembre a dicembre e quelli del nuovo anno.
Il numero dei bambini in coda per il tampone è, infatti, nettamente aumentato. Lo si vede anche dal tempo di attesa: più celere prima, a rilento oggi, invece. E il motivo è facilmente intuibile dagli occhioni pieni di lacrime dei bimbi che escono dalla sala prelievo, seguiti, però, dai complimenti di mamme, papà e dottori: “Sei stato bravissimo”.
commenta