Tra la prima e la seconda ondata il tempo trascorso tra l’insorgenza dei sintomi e il decesso era quasi raddoppiato, passando da 12 a 23 giorni, mentre nella cosiddetta terza ondata è tornato ai livelli iniziali, a 13 giorni.
Sono dati che emergono dall’ultimo aggiornamento, datato 1 marzo, del report redatto dalla Sorveglianza Integrata Covid-19 coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, che descrive le caratteristiche di 96.149 pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 in Italia.
Facendo la distinzione temporale delle tre ondate, si nota come in Lombardia tra marzo e maggio 2020 ci siano stati 16.366 morti, 608 tra giugno e settembre e 11.141 tra ottobre e marzo 2021, per un totale di 28.115 decessi.
L’età media dei pazienti deceduti e positivi al Covid-19 attualmente è di 81 anni: l’età mediana dei deceduti, 83 anni, è più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione, ferma a 48 anni. L’età media dei decessi settimanali è andata sostanzialmente aumentando fino agli 85 anni di luglio, per poi calare leggermente: un’ulteriore riduzione è stata rilevata a partire dalla seconda settimana di febbraio 2021.
All’1 marzo 2021, sui 96.141 pazienti deceduti di cui è stato possibile recuperare la storia clinica, l’1,1% (1.055) ha un’età inferiore ai 50 anni. In particolare, 254 di questi avevano meno di 40 anni: 156 di questi presentavano gravi patologie preesistenti (cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità), mentre 36 non avevano diagnosticate patologie di rilievo.
Riguardo alle patologie preesistenti, il report analizza quelle di 6.713 pazienti deceduti: il numero medio di patologie osservate in questa fetta di popolazione è di 3,6. Complessivamente 206 pazienti (3,1% del campione) non ne avevano, 797 (11,9%) ne aveva una, 1.242 (18,5%) ne aveva due, e 4.468 (66,6%) ne aveva 3 o più.
In questo campione, l’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente riportata (93,7%), seguita da danno renale acuto (24,5%), sovrainfezione (19,7%) e danno miocardico acuto (10,7%).
Dalla data dell’insorgenza dei sintomi a quella del decesso in questi 6.713 pazienti sono passati in media 13 giorni, 5 tra la l’inizio dei sintomi e il ricovero in ospedale. Il tempo intercorso tra ricovero e decesso (8 giorni la media) è stato di sei giorni più lungo in coloro che venivano trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non venivano trasferiti (12 giorni contro 6).
Nell’intero arco temporale preso in considerazione, suddiviso in tre fasi (marzo-maggio 2020, giugno-settembre 2020 e ottobre 2020-marzo 2021), sono aumentati i decessi di persone con tre o più patologie preesistenti e diminuiti quelli con meno patologie o nessuna: ciò, sottolineano dall’Istituto Superiore di Sanità, sembra indicare che nel secondo e terzo periodo i decessi riguardano persone più anziane e con una condizione di salute preesistente peggiore rispetto ai decessi relativi al primo trimestre.
Estremamente diverso nei tre periodi è anche l’uso dei farmaci, con una netta riduzione dell’utilizzo degli antivirali e un aumento dell’uso degli steroidi.
Nella tabella sottostante sono riportate le durate come tempi mediani (in giorni) nei 3 periodi di tempo considerati: tra il primo e il secondo periodo quasi raddoppia il tempo che trascorre dall’insorgenza dei sintomi al decesso, che poi torna ai livelli iniziali nel terzo periodo; diminuisce il tempo che trascorre dall’insorgenza dei sintomi all’esecuzione del tampone per la rilevazione dell’infezione da SARS-CoV-2 nel secondo periodo e rimane tale nel terzo periodo, così come il tempo tra l’insorgenza dei sintomi e il ricovero in ospedale; raddoppia la durata mediana in giorni dal ricovero in ospedale al decesso tra il primo e il secondo periodo per poi tornare, nel terzo periodo, ai livelli del primo. Questi risultati sembrano suggerire una maggiore reattività del Sistema Sanitario testimoniata dalla maggiore rapidità nell’esecuzione di esami diagnostici e nell’ospedalizzazione.
commenta