Cesare Maffeis, presidente dell’associazione “ACRB”, Barbara Manzoni, presidente dell’associazione “San Giuseppe” e Fabrizio Ondei di “Uneba Bergamo” mostrano in che condizioni lavorano oggi le 60 Rsa.
“Bergamo è stata la provincia più colpita d’Europa nella prima fase della Pandemia da Coronavirus ormai un anno fa. Le 60 RSA bergamasche hanno pagato un prezzo altissimo in termini di vite perse eppure si sono sempre messe a disposizione del Sistema Sanitario Lombardo per affrontare le emergenze che mano a mano si sono susseguite.
Oggi queste strutture rischiano di chiudere! Le RSA bergamasche oggi si trovano a dover fronteggiare le ricadute economiche delle diposizioni regionali emanate durante lo scorso anno. Nessun rimborso per i malati covid ricevuti dagli ospedali; nessun ristoro per la forzata chiusura; nessun sostegno per i maggiori costi di protezione degli ospiti, nessun aiuto per i posti letto che si tengono liberi per far fronte alle quarantene. Nonostante i recenti leggeri interventi economici di Regione Lombardia, oggi i conti economici evidenziano che nel “comparto RSA” della nostra provincia, per il solo anno 2020, mancano 17 milioni di euro.
Diverse strutture rischiano di chiudere e non garantire i 6000 posti letto per anziani fragili ed altrettanti posti di lavoro.
Durante il periodo pandemico la Regione Lombardia ha travolto le RSA di provvedimenti, sempre copiosi, spesso contraddittori e di difficile applicazione, arrivando persino a revocare delibere favorevoli, ma ora, alla resa dei conti, l’Ente regionale latita. Le RSA bergamasche non accettano di essere abbandonate a sé stesse e chiedono il giusto riconoscimento per le attività loro imposte e correttamente eseguite, ma ora sorprendentemente ignorate e non corrisposte come promesso.
Questa gravissima situazione economica, già nota e rappresentata alla Regione, non solo da noi con incontri e lettere specifiche ma anche dalle Associazioni delle strutture sociosanitarie di livello nazionale, non può più aspettare.
Se il sistema non interviene entro il mese di aprile le strutture, per sopravvivere saranno obbligate a chiedere alle famiglie degli ospiti un significativo incremento di retta giornaliera, con conseguente aggravio anche dei comuni chiamati ad intervenire in supporto alle famiglie in difficoltà. Pesare finanziariamente sulle famiglie, in questo periodo così difficile, sarà l’ultimo atto non voluto per garantire la sopravvivenza delle RSA.
Chiediamo alla Regione Lombardia, in persona del nuovo Assessore al “Welfare”, Letizia Moratti, ed al Direttore Generale, un incontro urgente per illustrare meglio le necessità e trovare soluzioni condivise.
I SINDACI DI BERGAMO SCRIVONO ALLA MORATTI
Pubblichiamo la lettera inviata all’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti e al direttore generale Ats Bergamo, Massimo Giupponi dal consiglio di rappresentanza dei sindaci della provincia di Bergamo.
Il consiglio di rappresentanza dei sindaci della provincia di Bergamo è molto preoccupato e chiede la massima attenzione e impegno per le attuali situazione delle RSA e RSD. In particolare la recente Dgr 4534 del 24 febbraio 21 ha dato certamente i criteri dell’incremento delle tariffe di 12 euro per il budget 2020 ma non fa riferimento alle mancate entrate delle rette dei privati.
È inoltre importante che le strutture abbiano indicazioni circa la remunerazione dei ricoveri Covid degli ospedali e delle centrali operative dei primi mesi 2020 per i quali sono stati ingaggiati e hanno dato massima disponibilità
Nel 2021 le difficoltà economiche persistono perché le rsa sono tenute a lasciare un posto Covid per isolamento ogni 20 letti e questi non vengono garantiti vuoto per pieno.
Questo mancato investimento nelle strutture di cura e assistenza agli anziani ci preoccupa molto come amministratori perché i costi delle mancate entrate ricadranno sui comuni e sui privati cittadini che vedranno aumentare i costi delle rette per sostenere servizi essenziali quali le rsa. Chiediamo a regione Lombardia un intervento mirato e immediato anche attraverso le Ats a sostegno delle Rsa della nostra provincia, la più flagellata della Regione
Il Consiglio di rappresentanza
IL COMMENTO DEL PD
Gli esponenti del Pd Davide Casati (segretario provinciale), Michela Tintori (delegata welfare di comunità della segreteria regionale), Elena Carnevali (deputata), Jacopo Scandella (consigliere regionale) commentano: “La situazione non è certo nuova: da mesi sosteniamo in tutte le sedi istituzionali la denuncia delle RSA della nostra provincia, i cui bilanci riversano in condizioni preoccupanti a causa dei mancati introiti nell’anno 2020 e degli extracosti, che hanno creato squilibri per svariati milioni di euro. Eppure Regione Lombardia, nonostante le misure nazionali, fa orecchie da mercante, prima ritardando le erogazioni a compensazione, almeno parziale, dei passivi e ora facendo finta di credere che quanto stanziato possa mettere in sicurezza i conti delle strutture. Ma la verità è un’altra: gli stanziamenti regionali sono insufficienti e l’unica strada che le strutture possono percorrere è quella dell’aumento delle rette a carico delle famiglie, calcolato, in media, di circa 10 euro al giorno per ospite. Non possiamo accettare che siano i privati cittadini a fare le spese di una visione miope delle politiche regionali; le RSA sono servizi essenziali per il nostro territorio e occorre sostenerle con i necessari investimenti straordinari, a fronte del servizio che hanno reso e continuano a rendere, nonostante le difficoltà, alle nostre comunità e alle persone più fragili”.
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