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L'UE e noi

L'ue e noi

L’ambiente e la sostenibilità

La Commissione Europea, sostenuta dal Parlamento europeo, sta sviluppando un notevole sforzo per convincere le aziende a produrre in modo sostenibile e i consumatori a scegliere i prodotti e i servizi sostenibili. È importante che questi sforzi vengano diffusi e conosciuti dalla società civile

Ogni anno la Commissione europea e le autorità nazionali di tutela dei consumatori pubblicano i risultati di un’analisi sui siti web, per individuare violazioni del diritto dell’UE, in materia di tutela dei consumatori, nei mercati online.

Quest’anno, per la prima volta, l’indagine a tappeto si è concentrata sul “Greenwashing” (dipingere di verde), cioè dichiarare di fare per l’ambiente più di quanto si faccia nella realtà. Purtroppo molte aziende sostengono di avere una sensibilità per la difesa dell’ambiente superiore a quella che realmente perseguono nei fatti. L’indagine ha analizzato le affermazioni ecologiche online, in vari settori economici: abbigliamento, cosmetici e elettrodomestici. Secondo il parere degli organismi dei consumatori, oltre il 40% dei casi analizzati presentava affermazioni esagerate, false o ingannevoli, se confrontate con il diritto dell’Unione.

Purtroppo il “greenwashing” dimostra di essere in aumentato, perché un numero sempre maggiore di consumatori dimostra di voler acquistare prodotti rispettosi dell’ambiente e chiede sempre migliori rassicurazioni. E spesso viene ingannata! Didier Reynders, Commissario per la Giustizia, ha dichiarato: “Sempre più persone vogliono vivere una vita all’insegna del rispetto dell’ambiente, per questo mi congratulo con le imprese che si adoperano per produrre prodotti o servizi ecologici. Tuttavia, non si possono ignorare i commercianti senza scrupoli, che ingannano i consumatori con affermazioni vaghe, false o esagerate. La Commissione è fermamente determinata a dotare i consumatori dei mezzi per la transizione verde e a lottare contro il greenwashing. È questa una delle principali priorità della nuova agenda dei consumatori adottata nell’ autunno 2020.”

Lo studio dei siti web, incentrato sul “greenwashing”, è solo una delle numerose iniziative intraprese dalla Commissione per aiutare i consumatori a compiere scelte più sostenibili. Tra le altre iniziative si può citare: “L’impegno per un consumo verde” (Green Consumption Pledge), iniziativa lanciata dal Commissario Raynders il 25 gennaio 2021, per rafforzare il ruolo dei consumatori nella transizione verde, che mira a garantire ai consumatori informazioni migliori sulla sostenibilità dei prodotti e una maggiore protezione contro determinate pratiche, quali il “greenwashing” e l’obsolescenza precoce. Le società di tutto il mondo stanno impegnandosi per garantire una rapida transizione verso un futuro sostenibile, in coerenza con l’Unione europea, che si è impegnata a raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050.

Ma questo importante e necessario obiettivo richiederà sforzi concreti da parte di tutti, compresi i responsabili politici, le imprese e, naturalmente, i consumatori. Oltre al lavoro legislativo, la Commissione è impegnata a sostenere tutti gli attori della società civile, affinché si adoperino per raggiungere gli obiettivi ambientali dell’UE. Uno degli obiettivi della fase pilota per il “Consumo verde” consiste nell’invitare le imprese, che operano in vari settori dell’economia, ad assumere impegni concreti, pubblici e verificabili: per ridurre la loro impronta di carbonio complessiva; produrre e commercializzare prodotti più sostenibili; raddoppiare i loro sforzi per sensibilizzare i consumatori sull’importanza di migliorare le loro scelte di consumo. L’impegno per un consumo verde rientra nel patto europeo per il clima, che la Commissione e il Parlamento europeo hanno sottoscritto, come attuazione dell’Accordo di Parigi, teso a preservare un ambiente sano per le prossime generazioni. Molte imprese europee si sono impegnate a intensificare il loro contributo per gestire una transizione verde. Questi impegni mirano a incrementare gli sforzi per una ripresa economica sostenibile, e a rafforzare la fiducia dei consumatori nei confronti delle prestazioni ambientali, sia delle imprese, sia dei loro prodotti.

Il gruppo Colruyt, Decathlon, il gruppo Lego, L’Oréal sono le prime imprese pioneristiche, che hanno sottoscritto questo progetto pilota.

I cinque ambiti, che sono oggetto dell’impegno sono i seguenti:

Calcolare “L’impronta di carbonio” (Carbon Footprint) dell’impresa, compresa la catena di approvvigionamento, avvalendosi della metodologia del sistema di gestione ambientale, messa a punto dalla Commissione, e stabilire opportune procedure, al fine di conseguire riduzioni dell’impronta di carbonio, in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Il metodo per calcolare l’impronta di carbonio di un’impresa è contenuto nella Raccomandazione 2013/179/UE: Metodo generale per misurare e comunicare il potenziale impatto ambientale nel corso del ciclo di vita di un’organizzazione. L’impronta ambientale delle organizzazioni (Organisation Environmental Footprint – OEF) è una misura, sulla base di vari criteri, delle prestazioni ambientali delle organizzazioni, che forniscono prodotti/servizi, sempre nell’ottica del ciclo di vita. L’ obiettivo generale è quello di ridurre gli impatti ambientali prodotti dalle attività delle organizzazioni, tenendo conto di tutte le fasi, anche quelle connesse alla catena di approvvigionamento.

Calcolare “L’impronta di carbonio dei prodotti” dell’impresa, utilizzando la metodologia approvata dalla Commissione, e conseguire riduzioni dell’impronta dei prodotti selezionati, rendendo pubblici i dati dei progressi realizzati. L’impronta ambientale dei prodotti (Product Environmental Footprint – PEF) contenuta nella Raccomandazione 2013/179/UE è una misura che, sulla base di vari criteri, indica le prestazioni ambientali di un prodotto o servizio, nel corso del rispettivo ciclo di vita. È una metodologia che regolamenta il calcolo, la valutazione, la convalida da parte di un ente di certificazione e la comunicazione a tutti gli utilizzatori, dell’impronta ambientale dei prodotti e dei servizi.

Aumentare la quota dei prodotti o servizi sostenibili, nelle vendite totali dell’impresa. Per diversi elettrodomestici, l’etichetta energetica dell’UE fornisce già un’indicazione chiara e semplice sull’efficienza energetica dei prodotti, il che consente ai consumatori di risparmiare più facilmente sulle bollette elettriche domestiche, riducendo allo stesso tempo le emissioni di gas a effetto serra. Nell’ambito della strategia “Dal produttore al consumatore” COM 381/2020, la Commissione ha posto l’attenzione su diversi settori per rendere i prodotti più sostenibili. A queste indicazioni devono fare costante riferimento le imprese e iconsumatori.

Assegnare una parte della spesa di bilancio, destinata alle relazioni pubbliche dell’impresa, alla promozione di pratiche sostenibili in linea con l’attuazione delle politiche e delle azioni del Green Deal europeo. Il Green Deal per l’Unione europea e per i suoi cittadini (COM 640/2019) riformula, su nuove basi, l’impegno della Commissione ad affrontare i problemi legati al clima e all’ambiente. Ogni anno che passa l’atmosfera si riscalda e il clima cambia. Degli otto milioni di specie presenti sul pianeta, un milione è a rischio di estinzione. Assistiamo all’inquinamento e alla distruzione di foreste e oceani. Il Green Deal europeo è la risposta a queste sfide. Si tratta di una nuova strategia di crescita, mirata a trasformare l’UE in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse. Le azioni proposte dalla Commissione e dal Parlamento europeo mirano, inoltre, a proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’UE e a proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi di natura ambientale e dalle relative conseguenze. Allo stesso tempo, tale transizione deve essere giusta e inclusiva.

Assicurare che le informazioni sulle impronte di carbonio dell’azienda e dei prodotti fornite ai consumatori siano facilmente accessibili, precise e chiare, e mantenerle aggiornate nel caso di eventuali riduzioni o aumenti di tali impronte.

I documenti che accompagnano il Green Deal affrontano un gran numero di settori della produzione, sia agricola, sia industriale. L’uso dei pesticidi in agricoltura contribuisce a inquinare il suolo, le acque e l’aria. È necessario quindi adottare misure per ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici, e il rischio che rappresentano, entro il 2030. L’eccesso di nutrienti nell’ambiente è una delle principali cause di inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua e ha un impatto negativo sulla biodiversità e sul clima. Per questo motivo la Commissione intende ridurre, almeno del 20%, l’uso di fertilizzanti chimici entro il 2030. Si calcola che la resistenza antimicrobica, collegata all’uso di antimicrobici, causi gravi danni alla salute umana e animale, e provochi 33 000 vittime, in Europa, ogni anno. La Commissione intende ridurre del 50% le vendite di sostanze antimicrobiche per gli animali di allevamento e l’acquacoltura, entro il 2030.

Nelle citate Comunicazioni, la Commissione si preoccupa di creare un ambiente in cui sia possibile scegliere cibi sani e sostenibili, perché si calcola che nel 2017 oltre 950 000 decessi nell’UE (una vittima su cinque) siano stati causati da abitudini alimentari malsane.

Un’alimentazione sana, e a base di cibi vegetali, non solo riduce il rischio di malattie letali, ma anche l’impatto del nostro sistema alimentare sull’ambiente La Commissione proporrà un’etichettatura nutrizionale armonizzata, obbligatoria, da apporre sulla parte anteriore degli imballaggi e svilupperà un quadro per l’etichettatura dei prodotti alimentari sostenibili, che copra gli aspetti nutrizionali, climatici, ambientali e sociali dei prodotti. Un altro obiettivo consiste nell’intensificare la lotta contro gli sprechi alimentari, per diminuirli è necessario dimezzare, entro il 2030, gli sprechi pro capite, a livello sia di vendita al dettaglio, sia a livello dei consumatori. Quanto prima la Commissione proporrà obiettivi giuridicamente vincolanti, per ridurre questo fenomeno in tutta l’UE. L’agricoltura biologica è una che deve essere ulteriormente sviluppata. La Commissione ha intenzione, utilizzando gli strumenti della Politica Agricola Comune (PAC), di rilanciare lo sviluppo delle aree dedicate all’agricoltura biologica affinché il 25% del totale dei terreni agricoli sia dedicato all’agricoltura biologica, entro il 2030.

La transizione verde è una delle priorità fondamentali, anche della nuova agenda dei consumatori, ed è rivolta ad assicurare la disponibilità di prodotti sostenibili in tutto il mercato dell’UE, non solo, ma anche a garantire informazioni più adeguate, che consentano ai consumatori di compiere scelte sempre più informate. È inoltre fondamentale che l’industria e gli operatori commerciali svolgano, a monte, iniziative volontarie, per rafforzare e rendere concreti gli interventi normativi, per sostenere, con successo, tutto il percorso verso una transizione sostenibile.

Antonello Pezzini nasce in provincia di Novara nel 1941. Si laurea in filosofia e consegue due master, ha un trascorso da preside di liceo, da consigliere comunale della Dc a Bergamo, da presidenza della locale Associazione Artigiani a membro del CDA dell’Istituto Tagliacarne. Sviluppa uno spirito imprenditoriale nel settore dell’ abbigliamento e ha insegnato economia all’Università degli Studi di Bergamo. La passione per l’energia sostenibile è più recente, ma in breve ne diventa un esperto in campo europeo: oltre alla carica al Cese, è membro del CDA di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica e collabora con società di consulenza energetica.  Dal 1994 è membro del Comitato Economico e Sociale Europeo in rappresentanza di Confindustria.

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