“I numeri delle vertenze registrate nell’ufficio della CISL di Bergamo testimoniano come le azioni intraprese dalle lavoratrici siano significativamente molto più basse (in percentuale) rispetto a quelle maschili e alla media delle donne occupate in provincia. “Infatti, solo il 38% delle vertenze hanno donne protagoniste, e non certo perché i contratti delle donne siano più regolari, ma perché le donne sono meno propense a esercitare i loro diritti attraverso le vertenze. Si previlegia il lavoro, o meglio lo stipendio: poco, maledetto e subito. Anche questo è un segnale preoccupante di debolezza della condizione femminile nel mercato del lavoro provinciale”.
Così Alberto Citerio, responsabile dell’Ufficio Vertenze della Cisl di via Carnovali.
Tendenzialmente, anche a Bergamo, le donne ricevono retribuzioni più basse perché impiegate a livelli più bassi; sono in maggioranza tra i contratti part time (soprattutto nel settore servizi e terziario), e il basso importo che potrebbe derivare dall’impugnazione di licenziamenti o comportamenti illegittimi, legato alla paura di perdere il posto, scoraggia le donne nel rivendicare.
D’altronde, il dato significativo nel bilancio annuale di Ufficio Vertenze Cisl è la diminuzione drastica dell’importo delle vertenze vinte: dai 3600 euro ottenuti di media nel 2019 a poco più di 2000 l’anno scorso.
“Gli uomini si muovono anche per importi più bassi, forse perché più sicuri di avere altre possibilità, mentre le donne non lo fanno”.
“Sostanzioso, infine, l’aumento percentuale delle cause che riguardano mobbing , molestie e discriminazioni e su queste tipologie le donne sono la grande maggioranza”.
commenta