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La lanterna magica di guido

Otto film per l’8 marzo

In occasione della festa della donna noi di BGY abbiamo deciso di stilare una lista di 8 lungometraggi per capire meglio i valori e l’importanza di un ricorrenza troppo sottovalutata

L’inizio di marzo probabilmente ha tanti significati quante persone ci sono al mondo: per gli studenti è la fine dell’incubo della sessione invernale, per i freddolosi è quel soave momento in cui si può iniziare ad indossare capi un po’ meno pesanti e per qualcuno significa che ormai mancano solo 9 mesi a Natale, ma per tutti loro dovrebbe anche essere il momento in cui si celebra l’importanza della figura femminile. Pur essendo accompagnata da commenti stereotipati come “perché non esiste quella dell’uomo?” o “la festa della donna dovrebbe essere tutti i giorni”, l’8 marzo è una ricorrenza fondamentale la cui importanza non andrebbe mai dimenticata. Istituita nel 1977 , tale celebrazione nasce infatti con la duplice finalità di restituire alla figura femminile la dignità che per secoli non le è stata scioccamente attribuita e di predicare il pieno raggiungimento dei diritti di questa e della parità di genere.

Per riuscire a capire un po’ meglio il mondo femminile e provare a comprendere cosa significhi vivere in un mondo dominato dal maschilismo prevaricante, ecco otto film per l’8 marzo.

Thelma & Louise (Ridley Scott – 1991)

Due cameriere vittime delle proprie vite decidono di partire per una vacanza che si trasformerà nella più grande e tragica avventura della loro esistenza, tra amore, colpi di pistole e corse verso il Messico. Capolavoro di Ridley Scott valsogli l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, “Thelma & Louise” è un roadmovie femminile di formazione in cui due persone, forti solo di un sogno e della loro amicizia, decidono di sfuggire alla propria esistenza alienante e senza sbocchi per inseguire la loro fame di libertà. Maestoso inno all’emancipazione e all’indipendenza costruito in modo da creare una tensione crescente nel cuore dello spettatore, la pellicola è esattamente quello che ci serve per iniziare la lista.

The Queen (Stephen Frears – 2006)

Elisabetta II è una delle regine più amate e longeve della storia del Regno di Inghilterra ma anche nella sua vita non sono mancate controversie e problemi con il popolo. Nell’agosto del ’97 infatti, a seguito della tragica dipartita della principessa Diana, la regina scatenò l’ira del popolo per via del suo atteggiamento apparentemente troppo distaccato nei confronti della nuora appena dipartita.

Atipica biografia di una delle più influenti figure politiche del ‘900, “The Queen” porta in scena il dramma di una donna chiamata a doversi caricare il peso di una nazione intera sulle spalle, con gioie e dolori annessi. Benché comunemente percepita come fortunata per via dell’impiego di prestigio ricoperto, Elisabetta deve infatti gestire costantemente un fragilissimo equilibrio fatto di compromessi, decisioni scomode e codici che mai e poi mai andrebbero infranti. In tutto questo la dipartita della Principessa Diana rappresentò un crocevia fondamentale per la società inglese di quegli anni e, ancora una volta, chi si fece carico della situazione fu la regina madre.

Frida (Julie Taymor – 2002)

La vera storia di Frida Kahlo e del marito Diego Rivera, i pittori con una personalità leggendaria che divennero i più acclamati artisti della storia del Messico.

Adattamento cinematografico del libro “Frida: A Biography of Frida Kahlo” di Hayden Herrera, “Frida” è un lungometraggio incentrato sulla sofferta e tormentata vita privata della pittrice messicana interpretata da una leggendaria Salma Hayek. Calata perfettamente nella parte dell’artista sua connazionale, la Hayek riesce infatti a trasmettere con forza e sentimento l’amore per l’arte e la complicità amorosa di una persona che mai ha abbassato la testa, nemmeno quando la vita sembrava volerle impedire di fare ciò che più voleva fare: dipingere per dar sfogo alla sua interiorità. Esempio perfetto di caparbietà e di forza femminile, “Frida” si distingue anche per una colonna sonora da Oscar.

Vision (Margarethe von Trotta – 2009)

Ildegarda di Bingen è una delle figure femminili più influenti di tutto il medioevo: ella visse nella Germania del 1100 e grazie alla sua intelligenza e al suo coraggio divenne consigliera dei più importanti uomini politici del tempo tra cui papi e regnanti di Svevia. Se la parità di sessi pare ancora un’oasi lontana nel XXI secolo figuratevi nel XII! Quella di Ildegarda è una delle più incredibili (ma tristemente sconosciute) storie di emancipazione femminile degli ultimi 900 anni, grazie alla quale possiamo comprendere come certe lotte non abbiano né epoca né luogo. Proclamata “Dottore della Chiesa” nel 2012, la tedesca riuscì infatti a guadagnarsi la carica di Badessa con competenze trasversali che andava dalla medicina alla teologia, passando perfino per la musica. Una donna con la lettera maiuscola decisamente avanti per la sua epoca e probabilmente anche per la nostra.

Million Dollar Baby (Clint Eastwood – 2004)

Frankie Dunn, coriaceo allenatore di boxe, prende la giovane e talentuosa Maggie Fitzgerald sotto la sua ala protettiva e la trasforma in un’atleta da competizione.

Commovente e drammatica cronaca di una rinascita, “Million Dollar Baby” racconta parallelamente l’ascesa di una lottatrice coraggiosa e la ritrovata energia vitale che la passione può scatenare nelle persone. Diretto ed interpretato da Clint Eastwood e da Hilary Swank, il film nel 2004 rimase per settimane intere il più visto degli Stati Uniti divenendo sin da subito il manifesto di come, soprattutto nel mondo femminile, volere sia potere.

Ben più del “Rocky femmina” che molti hanno provato a dipingere.

Ragazze vincenti (Penny Marshall – 1992)

Anno 1943: la Seconda guerra mondiale infuria in Europa e centinaia di migliaia di giovani americani vengono mandati al fronte per supportare gli Alleati. In patria rimangono bambini e donne e queste ultime, per sopperire alla mancanza maschile, iniziano ad allenarsi per portare in scena un grande campionato di baseball come non se n’erano mai visti prima.

Ispirato ad una storia realmente accaduta, “Ragazze vincenti” è una commedia dal forte significato sociale in cui un nutrito manipolo di donne si ritrova a dover intrattenere un pubblico e una nazione convinta che le loro uniche abilità fossero legate alla cucina e alle faccende domestiche. Accompagnati da Tom Hanks e Geene Davies, il film racconta con leggerezza l’intensa lotta contro il pregiudizio che poco è mutato in 80 anni.

Mi piace lavorare – Mobbing (Francesca Comencini – 2004)

Anna, segretaria di terzo livello, è vittima di mobbing da parte della società per cui lavora, che attua tattiche umilianti pur di costringerla a rassegnare le dimissioni.

Del difficile rapporto tra lavoro e parità di genere si potrebbe parlare per ore senza mai venirne a capo, ma certo bisognerà pur cominciare da qualche parte. “Mi piace lavorare – Mobbing” in questa senso rappresenta un incredibile dramma nostrano diretto da Francesca Comencini ed interpretato ottimamente da Nicoletta Biraschi, capace di in soli 89’ di canalizzare molte delle problematiche tristemente tipiche della vita di molte lavoratrici, tra commenti sgradevoli, disparità di trattamento e, appunto, mobbing selvaggio per fare in modo che queste se ne vadano per lasciare spazio a qualcuno di più produttivo, almeno in teoria.

The Danish Girl (Tom Hooper – 2015)

Lili Elbe, nato Einer Wegener, è un’artista danese molto conosciuta per essere stata la prima persona ad aver subito l’intervento chirurgico per il cambiamento di sesso nel 1930.

Burrascoso racconto della vita di un’anima intrappolata in un corpo non percepito come proprio, “The Danish Girl” è un grande inno alla vita di due persone, tanto Lili quanto la moglie Gerda Wegener, vissute in un periodo assolutamente troppo stretto per le loro idee. Il rispetto per ciò che comunemente viene osteggiato e percepito come diverso, la strenua lotta per trovare il proprio spazio nel mondo e l’assoluta convinzione che ogni persona meriti di sentirsi bene con sé stessa saranno solo alcuni degli elementi fondanti su cui questa straziante storia si fonda, anche grazie ad un Eddie Redmayne incredibilmente camaleontico.

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