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Studi umanistici

Studentesse convinte: “Lasciateci inseguire i nostri sogni, accettate le nostre scelte”

Il racconto di universitari combattono contro i luoghi comuni e rivendicano il diritto di inseguire i propri sogni in ambito accademico

Se sei uno studente che si dedica a studi umanistici è probabile che almeno una volta un parente o un amico, con uno sguardo curioso e al contempo quasi preoccupato, ti avrà posto la fatidica domanda “cosa studi?” e con altrettanta angoscia o ilarità avrà affermato che probabilmente la facoltà da te scelta non ti consentirà di trovare lavoro e che sarai costretto ad andare all’estero.

Insomma, se hai scelto di studiare Lettere, Filosofia o Scienze della Comunicazione, non sei stato sufficientemente saggio perché “la cultura non serve più a nulla” e “sicuramente farai fatica a trovare lavoro”. L’impressione è anche che tra gli stessi studenti di diverse facoltà sia talvolta fomentata un’eterna competizione tra chi studia di più, come se lo sforzo di ciascuno studente non fosse degno di nota e di merito, indipendentemente dal percorso di studio.

È chiaro che ci troviamo a vivere in una società in cui le discipline umanistiche abbiano come un marchio negativo che quelle scientifiche non hanno e gli stessi studenti umanisti mostrano preoccupazione per il loro futuro lavorativo, mentre gli studenti di facoltà scientifiche sembrano sentirsi più tutelati. Contemporaneamente le pressioni esercitate dalle persone che ci circondano talvolta possono essere davvero significative, influenzando la nostra scelta e spingendoci a rinunciare alle nostre passioni pur di essere favoriti nella ricerca di un impiego.

Proprio su questo aspetto, Giulia Novali, ex studentessa di Filosofia a Bergamo, ci ha raccontato le difficoltà di intraprendere un percorso di studi, quello in ambito filosofico, senza ricevere alcun supporto da chi le stava vicino e per di più dovendo spesso giustificare le sue scelte “e non c’è cosa più brutta del dover convincere gli altri di ciò che è meglio per te, perché alla fine solo tu lo sai”.

Ora Giulia si è lasciata alle spalle questo capitolo e frequenta, sempre a Bergamo, la facoltà di Scienze della Comunicazione. Tuttavia, denuncia la poca empatia nei confronti dell’altro e afferma che “i pregiudizi possono inculcarsi nella mente delle persone deboli, portandole a mettere in discussione loro stesse, quando in realtà stanno inseguendo solo i loro sogni”.

Sempre legato alla questione del futuro lavorativo, Giorgia Maffi, anche lei studentessa in Scienze della Comunicazione o come racconta ironicamente lei stessa “Scienza delle merendine”, confessa di dover sempre specificare che il suo curriculum si orienta all’ambito economico e non a quello delle scienze umane “per non sentire commenti che mi definiscano già disoccupata in partenza” o “che andrò a lavorare al McDonald”.

Giulia Rocchi, studentessa laureata in Psicologia e attualmente tirocinante in attesa di accedere al concorso di Stato, rivela che nel suo campo il pregiudizio deriva sorprendentemente non solo da amici o parenti, ma dagli stessi professionisti che ormai hanno concluso il percorso. Con molto realismo e pragmatismo, Giulia ammette che senz’altro esercitare la sua professione non è semplice e che in Italia il poco riconoscimento e prestigio delle facoltà umanistiche è un dato di fatto. Al contempo, ritiene che siano molti anche i giovani “un po’ seduti e che si aspettano tutto subito”.

Ricordando che intraprendere un percorso universitario è una scelta da compiere responsabilmente, che nascente dall’unione tra le passioni e le attitudini, può essere anche utile non dimenticare che gli sbocchi lavorativi possibili sono diversi e proprio la nostra voglia di realizzarci e la nostra passione possono fare da traino per idee di successo. Inoltre, sarebbe bello rivendicare la frequentazione di un corso universitario come uno strumento, in primo luogo, di crescita e formazione culturale e non solo legato alla ricerca di un’occupazione. La ricerca e la coltivazione di interessi non terminano di certo con una laurea, bensì prosegue per tutta la vita. Allo stesso modo, non sarà obbligatoriamente la facoltà da noi frequentata a stabilire chi saremo nella vita. Diamoci la possibilità di inseguire i nostri sogni, di essere confusi e spaventati dal futuro, senza lasciare che luoghi comuni cambino chi siamo e chi diventeremo.

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