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Il geologo casagli

Frana di Tavernola, l’esperto dopo il sopralluogo: “Situazione sotto controllo”

Le considerazioni e le analisi del professor Nicola Casagli, l’esperto del Centro per la Protezione Civile dell’Università di Firenze chiamato ad ispezionare la frana in corso a Tavernola Bergamasca.

“Più lo scenario è grave e più è improbabile che si verifichi. Man mano che lo scenario si aggrava i segni precursori diventano più evidenti e quindi più facilmente analizzabili. Al momento ci troviamo in stato di attenzione, lo stadio più basso. Però in casi come questo non si può ragionare pensando all’evento più favorevole”.

A pronunciare queste parole, in un’intervista a Bergamonews, è stato il Professor Nicola Casagli, l’esperto del Centro per la Protezione Civile dell’Università di Firenze chiamato ad ispezionare la frana in corso a Tavernola Bergamasca.

Frana a Tavernola Bergamasca

Professore ordinario di Geologia applicata all’ateneo fiorentino, Casagli è specializzato in rischi geologici, instabilità del terreno e tecnologie di monitoraggio. Nella giornata di sabato 27 febbraio ha effettuato un sopralluogo sia in elicottero che sul posto per valutare le condizioni del Monte Saresano. Dalle sue parole emergono l’attenzione sì, la precauzione anche, ma pure una grande dose di competenza e di realismo nel delineare gli scenari che da qui in avanti si prospettano. Facciamo il punto.

Gli ultimi dati mostrano che la frana si sta muovendo con una velocità costante compresa fra i 5 millimetri e i 2 centimetri al giorno e che in totale è rappresentata da un volume di circa 1,5 milioni di metri cubi di roccia. Gli sviluppi possibili della frana invece, secondo il geologo, sono tre: “L’evento meno favorevole, e anche quello più improbabile, è che la frana subisca un’accelerazione continuando la sua discesa. La seconda opzione è che potrebbe proseguire nel suo movimento a velocità costante. Infine l’evento più favorevole, e il più probabile, è che la velocità del moto diminuisca, fino ad arrestarsi”.

Frana a Tavernola Bergamasca

Negli ultimi giorni l’effetto più temuto della frana, specialmente dagli abitanti di Montisola e della sponda bresciana del lago, è la cosiddetta onda anomala. È un evento che non si può escludere, ma su questo fronte Casagli tiene a fare una precisazione: “Se dovesse esserci un collasso generalizzato non è assolutamente detto che la frana finisca nel lago, anzi la cosa più probabile è che non ci finisca proprio, o che ci finisca solo in piccola parte”. Infatti ciò che è importante in questo momento, come spiega il professore, sono i dati che giungono dai monitoraggi: “Ora abbiamo bisogno di sapere quale massa arriverà nel lago, ma soprattutto a che velocità: l’altezza dell’onda anomala cambia in relazione alla velocità di caduta dei massi. Per questo va calcolata con la massima cura”.

Al momento dunque la situazione è sotto controllo e rimarrà stabile finché non si dovesse verificare un’accelerazione della frana. Anche in quel caso però il professore suggerisce di analizzare gli eventi senza farsi prendere dal panico: “Il crollo complessivo di una frana è sempre preceduto da un’accelerazione dei movimenti e da segni che sono ben rilevabili con i monitoraggi in essere”. Gli strumenti di rilevazione a disposizione quindi – che secondo Casagli oggi sono di altissimo livello – permettono di tenere sotto controllo la frana avendo il tempo sufficiente per attuare tutte le misure previste dai piani di emergenza. Saranno proprio la scrupolosità e la precisione nell’attuarli ad evitare qualsiasi disastro. Attenendosi ai protocolli e facendosi trovare pronti, rassicura il professore, l’epilogo potrebbe essere positivo. Intanto l’esperto giudica “ottimo” il sistema di monitoraggio installato dalla Provincia e dalla società gestrice del cementificio. E spende parole positive anche per l’organizzazione del sistema locale di Protezione Civile, coordinato della Prefettura e di Regione Lombardia, che definisce “eccellente”.

La possibili cause di una frana sono tantissime, ma quella più comune – come ci spiega – sono le piogge. Al professore abbiamo chiesto quindi quale sia stata la sua prima impressione una volta arrivato a Tavernola. “Ma come è stato possibile fare una cava là sotto? Questo è stato il mio primo pensiero”. Il perché di questa reazione trova una spiegazione scientifica: “Il versante del Monte Saresano interessato dal crollo è fatto di calcari e di calcari marnosi, cioè le pietre da cemento, che sono disposti in strati inclinati verso il lago, ma scavando alla base si innesca uno scivolamento degli strati stessi”. Gli scavi nel Monte Saresano sono fermi circa dal 2000, ma nonostante questo secondo Casagli sono stati comunque il fattore determinante per la frana: “La causa qui è sicuramente l’escavazione fatta al piede della montagna, perché senza gli scavi la frana non avrebbe potuto verificarsi. Avere una cava lì sotto ora equivale ad un mazzo di carte inclinato al quale si toglie la base”.

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