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Appunti & virgole

L’Atalanta con Maehle e Gosens ha rimesso le ali per la Champions fotogallery

Robin, difensore goleador. Nel 2021 nessuno ha fatto punti come i nerazzurri e con tre vittorie di fila risalgono dal sesto al terzo/quarto posto

Dall’amarezza Real alle gioie della zona Champions: l’Atalanta, che per qualche illustre dirigente di altri club non avrebbe meritato di giocare in Champions, si sta guadagnando sul campo i gradi per restare nella Coppa più prestigiosa.

Tre vittorie consecutive possono essere anche solo un dato statistico, ma intanto la terza arriva sul campo di una squadra da sempre insidiosa per i nerazzurri, già battuti all’andata dalla Samp. Ed era stata rivincita, alla grande, anche sul Napoli.

La Dea va di corsa e in tre partite risale dal sesto/settimo al terzo/quarto posto: alla 21esima giornata la classifica diceva Milan 49, Inter 47, Juve 42, Roma e Lazio 40, Napoli e Atalanta 37. Ora Inter 56, Milan 52, Juventus e Atalanta 46, Roma 44, Napoli e Lazio 43.

Meglio anche dell’anno scorso, un punto in più e allora però il distacco dalle prime tre era già netto, mentre ora c’è molto più equilibrio: Juventus 57, Lazio 56, Inter 54, Atalanta 45, Roma 39…

Per completare il momento felice, che poi non è solo un momento, si può riportare la classifica del 2021, con l’Atalanta prima a 24 punti davanti a Inter 23, Juve e Lazio 22, il Milan a 18 si è ripreso vincendo lo scontro diretto sulla Roma.

Insomma, tanti indizi fanno una prova, se ancora qualcuno poteva avere dei dubbi sulla forza dei Gaspboys. Tra l’altro capaci di imporsi dopo le fatiche di Champions, quando hai visto che le altre hanno faticato, la Lazio sconfitta, la Juve costretta al pareggio.

L’Atalanta no, ha ripreso a macinare gioco e punti con la personalità della grande squadra, sul campo di un avversario che le aveva sempre creato problemi. Non è stato semplice quello che viene definito l’approccio alla partita, forse anche perché un cambio per reparto in qualche modo aveva influito, bisognava ritrovare i tempi giusti e si perdeva palla in maniera banale.

D’altra parte se affidi l’attacco a Malinovskyi e Pasalic non è come avere gli automatismi di Pessina e Zapata, sempre tenendo come punto di riferimento Muriel.

Perciò nel primo tempo la squadra ha saputo soffrire e affrontare il pressing doriano e contenerlo soprattutto grazie a un Romero impeccabile, al lavoro dei centrocampisti e anche a uno Sportiello attento.

Poi l’Atalanta è cresciuta dominando il secondo tempo, quando invece avrebbe potuto pagare le energie spese col Real. E una volta di più si è visto quanto vale la nuova coppia di esterni, l’importanza di avere scoperto un elemento affidabile come Maehle, mentre con Gosens si va a colpo sicuro, lo trovi che ti salva la tua porta e trenta secondi dopo va a fare l’assist o il gol, confermandosi in Europa il difensore più bomber, 8 reti in campionato.

Muriel non fa gol ma regala un assist a Malinovskyi che è una delle sue perle e certo se anche Ruslan risponde presente siamo a cavallo…

Naturalmente la panchina ha il suo peso e il suo valore, non solo per le scelte di Gritti portafortuna in sintonia con Gasperini in tribuna. Ma si parla di panchina da grande perché se fai entrare Pessina e Ilicic e poi Miranchuk puoi scegliere un bel menù, soprattutto se Ilicic torna a giocare per la squadra, come sa. Pessina ormai è una certezza e doveva solo rifiatare dopo l’esame Real.

E adesso? Beh, la parola d’ordine è continuità. Gli esami non finiscono mai perché in cinque giorni si passerà dal fanalino di coda Crotone alla capolista Inter e poi di nuovo Champions, la rivincita a Madrid. Con un’Atalanta entusiasmante, vi pare poco?

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