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Così Bergamo è cambiata in 21 giorni: da curva stabile ai Comuni in zona arancione

Si è passati dai 534 nuovi casi nella settimana di apertura del mese ai 1.286 dell'ultima rilevazione, da 105 Comuni senza nuovi casi a 70: i dati da zona bianca sono già un lontano ricordo.

All'inizio del mese di febbraio la provincia di Bergamo stava vivendo una situazione da zona bianca: l'incidenza del Covid, da tre settimane, si era collocata stabilmente al di sotto della soglia dei 50 casi ogni centomila abitanti, facendo il pari con la percentuale più bassa in Lombardia (sotto al 3%) di contagiati totali in rapporto alla popolazione.

Pur permanendo alcune situazioni particolari, con la nascita di piccoli focolai, lo scenario era dunque quello di una curva epidemica stabile.

Dal 27 gennaio al 2 febbraio la Bergamasca ha viaggiato a una media di 76 nuovi casi giornalieri, per un totale di 534 nell'arco dei sette giorni, che hanno risparmiato ben 105 Comuni.

Poi, però, i contagi sono tornati a crescere, dietro la spinta delle varianti del virus: non alla velocità della vicina Brescia, ma nel giro di 21 giorni il panorama in provincia di Bergamo è completamente mutato.

Nell'ultima analisi del servizio epidemiologico di Ats Bergamo, relativa alla settimana dal 16 al 23 febbraio, i nuovi casi registrati in Bergamasca sono stati 1.286 (una media di 183 al giorno), passando dai 46 a 112 ogni 100mila abitanti.

Ma non solo, perchè se all'inizio del mese i Comuni senza nuovi casi erano stati 105, il dato nel giro di tre settimane è sceso a 70, con peggioramenti sensibili soprattutto nelle zone Sud-Est della provincia.

Non a caso 8 Comuni al confine con Brescia (Viadanica, Predore, Adrara San Martino, Sarnico, Villongo, Castelli Calepio, Credaro e Gandosso) da martedì 23 febbraio sono entrati in una particolare zona arancione rafforzata e lì si sono concentrati gli sforzi per portare avanti una fitta campagna vaccinale, nel tentativo di creare un cordone sanitario in grado di arginare la diffusione del virus.

E sabato 27 febbraio il presidente della Regione Attilio Fontana ha deciso la zona rossa per Valgoglio, paese di 586 anime in Val Seriana, dove nell'ultima settimana sono emersi 26 nuovi casi e per 5 persone si è reso necessario il ricovero in ospedale.

Il cambiamento appare chiarissimo scorrendo la mappa sottostante, che si colora di rosso più acceso nelle zone in cui è più alto il numero dei nuovi positivi ogni mille abitanti: spostando il cursore da sinistra verso destra, infatti, si nota la maggiore incidenza del Covid dal 2 febbraio (cursore tutto a sinistra) al 23 febbraio (cursore tutto a destra).

A preoccupare gli esperti è l'attuale andamento della curva epidemica in Bergamasca che, dal quasi appiattimento in estate, è tornata a salire con decisione da ottobre in poi e a febbraio ha subito un'ulteriore impennata.

Venerdì l’Ats ha illustrato nel dettaglio la situazione ai sindaci, nella consueta riunione alle porte del fine settimana: “L’incidenza è pari a 137 casi per 100.000 abitanti, siamo tornati ai livelli di inizio novembre - ha sottolineato Alberto Zucchi, direttore del Servizio Epidemiologico Aziendale di Ats -. La media giornaliera dei casi incidenti della settimana è pari a 209 nuovi casi al giorno, pertanto si riscontra un trend incrementale particolarmente notevole, ricordando che eravamo a 67 nuovi casi un mese fa. Come incidenza a livello territoriale si evidenzia come il distretto di Bergamo sia su dimensioni più contenute rispetto a Bergamo Est e Bergamo Ovest, soprattutto in quanto verosimilmente impattati dalla vicinanza geografica con la provincia di Brescia. L’età media è drasticamente scesa: attorno ai 40/41 anni, mentre nella prima ondata l’età media dei positivi era attorno ai 60/62 anni. La quota di positivi su tamponi diagnostici è tornata al 7%”.

Numeri che, per ora, non sembrano impattare in modo significativo sul sistema ospedaliero, che mostra un incremento contenuto rispetto ai posti letto Covid: nelle terapie intensive l’occupazione rimane stabile a circa 30 su un totale di 80.

Qualche ora dopo quell’incontro, la decisione del Comitato Tecnico Scientifico e del ministro della Salute Roberto Speranza: da lunedì 1 marzo la Lombardia torna zona arancione, con l’auspicio che le restrizioni siano sufficienti a fermare l’avanzata del virus.

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