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L'intervista

Roby Facchinetti al Druso per “L’Ultimo Concerto?”: “È il momento di agire”

Il cantautore bergamasco: "La mia carriera è iniziata proprio nei locali come il Druso. Li conosco e so quali difficoltà devono fronteggiare ogni giorno"

È il momento di agire. Bisogna farlo ora, senza sprecare altro tempo.

È difficile pensare ad altro, dopo aver ascoltato la riflessione di Roby Facchinetti. Un’intervista rigorosamente a distanza, per telefono, come le circostanze ci impongono.

Facchinetti, musicista bergamasco con oltre quarant’anni di carriera, molti dei quali da tastierista dei Pooh, salirà sul palco del Druso di Ranica in occasione de “L’Ultimo Concerto?”, un’iniziativa promossa da KeepOn Live, Arci e Assomusica, con la collaborazione di Live DMA, che vede per la prima volta insieme oltre 130 live club e circoli sparsi sull’intero territorio italiano.

Sarà davvero l’ultimo concerto? Il nome dell’evento, in programma sabato 27 febbraio alle 21.30, non poteva essere più pertinente. È la domanda che in tanti si stanno ponendo, con un grande senso di stanchezza e abbondono da parte delle istituzioni. Tra questi David Drusin, co-fondatore del Druso, che insieme a Marilena, Stefania, Valentino e tutto il resto della “famiglia allargata” manda avanti una macchina da 200 concerti all’anno. O meglio, era così prima dell’arrivo della pandemia.

“Il valore di concerto e della presenza di Roby Facchinetti è inestimabile – spiega David – l’attività è ferma da oltre un anno e ora sulla nostra vita c’è un grande punto di domanda perché davvero potrebbe essere l’ultimo concerto”.

Non è un’esagerazione, ma la verità: il live club di Ranica, come molte altre realtà gemelle in tutta la penisola, ha dovuto sostenere cinquantamila euro di spese circa, senza introiti e con un ammontare di quindicimila euro di aiuti dallo stato. “L’Italia è l’ultima in Europa per il numero di live club – continua David – ma le realtà come la nostra sono indispensabili per tutti gli artisti, per i quali la gavetta è fondamentale”.

Alle poche possibilità per gli artisti di emergenze e di calcare il numero di palchi necessari per diventare dei veri professionisti, si aggiunge la tempesta del Covid, che ancora tiene in pugno tutto il mondo dell’arte.

E ora, non sembra quasi vero che al Druso, senza pubblico in sala, si esibirà Roby Facchinetti. Il pianoforte a coda è in arrivo e la famiglia del Druso prepara la sala, proprio come è accaduto per gli altri 2331 concerti prima della pandemia.

Roby, il mondo della musica chiede rinforzi e lei ha risposto immediatamente “sì” …

Non poteva essere diversamente: ho subito abbracciato questa iniziativa. Tutta la mia carriera da musicista è iniziata proprio nei locali come il Druso. Li conosco, so quali sono le difficoltà che devono fronteggiare ogni giorno e qual è l’effort richiesto da queste attività. Parlo dei musicisti, dei lavoratori che rendono possibili le serate. In Italia, ahimè, il problema degli spazi per la musica live esisteva prima della pandemia. Ora è ancora peggio. Questo settore, fermo da oltre un anno che sta soffrendo da troppo tempo.

Molti locali nel frattempo sono chiusi, se prima i posti erano pochi, che sarà ora dei giovani che aspirano a fare della musica il proprio mestiere?

Questo è un problema nel problema. Oggi i giovani hanno mille difficoltà, tra cui la mancanza di possibilità di esprimere il proprio talento. Il rischio è di perdere talenti veri per sempre. Non solo musicisti, ma anche le eccellenze lavorative del settore. Questo mestiere si imparando facendo, se non lo fai non potrai mai riuscire, non potrai mai diventare un musicista con la M maiuscola o un professionista. È veramente molto grave. Bisogna fare qualcosa.

Parla dell’impegno delle Istituzioni?

Si, anche. Le istituzioni dovrebbero prendere in mano la situazione questo. Perché non si tratta solo del fatto che a noi artisti manca il palco, la nostra casa. C’è tutto un settore enorme, più di cinquecento mila famiglie che vivono di spettacolo. Una fetta importante nel nostro Paese, importante a livello economico e culturale. Del resto, parliamo dell’Italia, la patria della poesia, della bellezza e di tutta l’arte nel mondo. Questo non deve essere dimenticato.

La situazione ora è difficile. Lei confida in un domani diverso per la musica? Anche partendo da una revisione dell’insegnamento nelle scuole…

Sicuramente la musica, come la cultura in generale, dovrebbe – secondo me – avere un peso diverso nell’istruzione dei ragazzi. Negli ultimi anni, abbiamo forse perso generazioni di futuri musicisti. Anche per questo che i teatri, dove vengono programmate opere e musica sinfonica, soffrono, diversamente dal resto del mondo. i ragazzi vanno educati alla cultura. Mi auguro che tutto quello che sta accadendo possa sottolinearne il valore, che si darò alla creatività la giusta considerazione e agli artisti la possibilità di esprimersi a tutto tondo.

Forse dopo tanto dolore causato dal virus, ci sarà una rinascita e torneremo “a rivedere le stelle”.

Citi la frase forse più significativa di “Rinascerò Rinascerai”. Stiamo tutti aspettando di riprendere in mano la nostra vita che abbiamo lasciato alle spalle oramai parecchio tempo fa. Vedo molta stanchezza e mancanza di fiducia nelle persone. Ma dobbiamo continuare a resistere e sperare. Riavremo la nostra normalità. Io penso molto a quel momento. Credo che non sarà immediato riprendere tutte le vecchie abitudini, guardarci a viso scoperto, incontrare un amico e abbracciarlo con spontaneità. Dovremo reimparare, poco alla volta. Sarà proprio in quel momento che avremo bisogno dell’arte dal vivo e degli artisti.

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