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Bergamo

L’allarme della Cgil: “Il Covid sta entrando nelle aziende, diversi focolai in provincia”

“I comparti interessati sono vari e anche le dimensioni delle realtà colpite"

Sono allarmanti le segnalazioni che arrivano alla Cgil di Bergamo in merito a numerosi casi di Covid-19 all’interno delle aziende della provincia.

“Si tratta di diversi focolai” ha dichiarato questa mattina Angelo Chiari che per la segreteria provinciale della Cgil si occupa di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. “I comparti interessati sono vari e anche le dimensioni delle realtà colpite. In un’azienda i contagi riscontrati sono stati 26 su 120 dipendenti”.

Angelo Chiari parla di un “un senso di sconfitta per tutti di fronte al nuovo dilagare del virus a un anno dalla prima ondata. Quello che sta accadendo ora fa ancora più rabbia perché un anno fa, tra nuovi protocolli e rigide misure di prevenzione, i luoghi di lavoro erano stati in qualche modo risparmiati dai colpi più duri della pandemia malgrado il nostro territorio si trovasse nell’occhio del ciclone”.

Nelle difficili settimane della scorsa primavera tutte le parti sociali, datoriali e sindacali si erano confrontate e avevano lavorato insieme per giungere, il 5 maggio, a sottoscrivere un Protocollo Territoriale sulla sicurezza a integrazione del Protocollo nazionale del 26 aprile. L’obiettivo di tutti era il contenimento della pandemia attraverso una serie dettagliata di azioni e misure da attuare all’interno delle aziende.

“Ora, invece, quello a cui assistiamo è un rilassamento generale di fronte alle procedure previste per garantire la sicurezza” prosegue Chiari. “Altra situazione particolarmente pericolosa che stiamo riscontrando è la gestione delle trasferte lavorative, soprattutto quelle verso l’estero, che rispetto allo scorso anno oggi vengono ampiamente utilizzate, Gran Bretagna e Brasile compresi. Un trasfertista di ritorno dal Brasile ci ha chiamato: l’azienda lo ha rimandato subito al lavoro. Grave è il fatto che il sistema dei rientri in patria non sia tracciato e ai dipendenti che rientrano non venga richiesto di effettuare alcun periodo di quarantena per tornare al lavoro. Serve subito tornare tutti alla massima prudenza e al rispetto scrupoloso delle norme previste per il contenimento della pandemia. Altrimenti sarà come tornare indietro di un anno”.

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