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L'intervista

Valentina Bustamante: una pugile fuoriclasse con sangue bergamasco

Appena laureatasi campionessa italiana nei 60 chili femminili, la giovane atleta di origini orobiche, Valentina Bustamante, ha risposto ad alcune domande riguardo alla sua vita, alle sue passioni e a cosa si aspetti dal futuro

Valentina Bustamante è una ragazza di 25 anni con un sogno nel cassetto molto particolare. Nata da padre peruviano e madre bergamasca, la giovane è cresciuta praticando sport da combattimento e, essendosene perdutamente innamorata, ha iniziato ad allenarsi duramente per entrare nell’olimpo dei grandi campioni mondiali. Partita come karateka e passata al pugilato appena maggiorenne, dopo anni di sacrifici, sudore e sangue Valentina è riuscita a coronare un grande sogno laureandosi campionessa italiana assoluta nella categoria dei 60 chilogrammi. Per conoscerla un po’ meglio e capire cosa davvero si nasconde dietro ad un’atleta di così alto livello, noi di BGY abbiamo contattato Valentina per farle qualche domanda.

Partiamo dall’inizio: com’è nata la passione per il pugilato?

In realtà io ho sempre fatto karatè, dai 6 ai 17 anni circa, dopo volevo passare a qualcosa con un contatto un po’ più pieno ma i miei genitori non hanno voluto, quindi ho dovuto aspettare. Appena sono venuta a Pavia per studiare in università ho visto casualmente una palestra di pugilato, sono entrata per chiedere informazioni e il giorno dopo ero già lì ad allenarmi. Era il 2016.

Cosa ti ha spinto a diventare agonista?

Avendo sempre fatto gare per me lo sport è anche agonismo, tanto che dopo qualche tempo che mi allenavo in palestra sono andata da Fabio, il mio maestro, chiedendogli quando avrei potuto iniziare a combattere. Per me era davvero qualcosa di scontato e naturale, in qualche modo trovo che sia il fine dell’allenamento. Sicuramente non mi rendevo pienamente conto di cosa significasse salire su un ring, ma dopo aver visto qualche match di professionisti mi sono gasata capendo che quella era la mia strada.

La tensione sale, l’arbitro dà le ultime indicazioni e la campanella suona: cosa provi negli ultimi attimi di quiete prima della tempesta?

Le emozioni più forti iniziano prima di salire sul ring a dire il vero, in particolare in quel momento di attesa in cui ho finito il riscaldamento, ho già i guantoni addosso e sono pronta a salire sul ring. In quell’istante mi parte una sensazione di felicità incredibile perché tutto può ancora accadere e ogni cosa è nelle mie mani. Poi si sale, vedo l’avversaria ed entro in modalità combattimento, in cui quasi smetto di pensare.

valentina bustamante pugile

Fai una top 3 maschile e femminile dei fighter che più hai apprezzato nella storia.

Parto dal femminile perché sono i primi che mi vengono in mente: la prima sicuramente è Simona Galassi seguita da Stefania Bianchini, le capostipiti del pugilato femminile in Italia che combattevano quando addirittura non si poteva, mentre come terza dico Katie Taylor, una delle donne più forti tra le professioniste. Per gli uomini il più grande di tutti è stato senza dubbio Mike Tyson, poi dico Vasyl Lomachenko e Tyson Fury.

Cosa pensi di chi, rifacendosi a casi di cronaca tristemente noti, dipinge gli sport da combattimento come una selvaggia attività da violenti?

È davvero un peccato che si rovini il nome di uno sport per questi casi particolari, che poi se vai ad approfondire bene non hanno nulla a che fare né con le arti marziali né con gli sport da combattimento. Io ho sempre visto in palestra persone corrette a cui venivano insegnati dei valori forti, mentre le teste calde dopo 2-3 allenamenti vengono subito allontanate o abbandonano spontaneamente perché capiscono che quello non è lo sport brutale che fa per loro. Per praticare questo tipo di attività devi essere molto disciplinato e avere la testa sulle spalle, rispettando gli altri prima di te stesso.

Quando si parla di boxe la prima immagine che viene in mente è quella di uno sport quasi esclusivamente maschile, quali sono state le difficoltà che hai affrontato entrando in un mondo così diverso?

In verità nessuna, ho avuto la fortuna di iniziare a praticare pugilato quando la boxe femminile era in forte crescita e da allora non si è mai arrestata per fortuna. In generale poi ho sempre praticato sport comunemente percepiti come maschili tipo calcio o karatè, senza mai trovare limitazioni o problemi di sorta.

Nella vita di un campione esistono anche i fallimenti e le delusioni brucianti: qual è il tuo rapporto con la sconfitta?

Dipende sempre da com’è la sconfitta: a volte la cosa che pesa di più è la consapevolezza di non aver dato il massimo, e quella è una cosa che è capace di tormentarmi per molti giorni dopo l’incontro, motivandomi ad impegnarmi sempre di più, mentre altri tipi di sconfitte, come ad esempio per errori arbitrali, le vivo con frustrazione solo il giorno successivo. Quando poi torno in palestra dopo il periodo di riposo sto già pensando al combattimento successivo.

valentina bustamante pugile

Mike Tyson diceva che “fuori dal ring è tutto così noioso”, com’è per te la vita oltre quelle quattro corde?

In realtà non condivido molto questo pensiero: ho sempre giornate molto piene al di fuori del pugilato e ho tanti hobby, mi alzo prestissimo per fare esercizi da sola, poi pratico la mia professione di fisioterapista e dopo vado in palestra per l’allenamento di pugilato. A fine giornata vado a letto alle 9 perché davvero sono stremata, ma molto soddisfatta.

Da atleta come hai vissuto i lunghi mesi di lockdown tra marzo e aprile?

In quel periodo eravamo appena tornati dal Sud America per fare il percorso pre-olimpico, poi rimandato a causa della pandemia. Eravamo rientrati da poco a casa, io mi sentivo veramente in forma e poi, improvvisamente, hanno chiuso tutto. Per un po’ mi sono allenata molto a casa mia perché quasi facevo fatica a rilassarmi e a rallentare, essendo abituata ai miei ritmi. Per un periodo non ho più avuto la possibilità di sfogare le mie energie ed è stato difficile, poi piano piano mi sono abituata, anche grazie ad altri interessi come la lettura che mi ha aiutato molto.

Qual è il tuo sogno più grande?

Pensando al lato sportivo mi piacerebbe vedere fin dove riuscirò ad arrivare con le mie forze confrontandomi con le migliori al mondo, diventando magari professionista e provando a vincere delle cinture. Riguardo al lato personale voglio continuare a vivere la vita a pieno in molti aspetti diversi, cercando di dare il massimo sempre. Quello che verrà dopo lo vedremo tutti insieme.

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