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Il sondaggio

I giovani di Bergamo e l’anno di Covid: “Ci ha portato via libertà e istruzione”

Abbiamo sottoposto i ragazzi, nostri lettori, a una serie di quesiti, per comprendere come fossero cambiate determinate percezioni e quanto avesse influito ed influenzato la loro vita la pandemia

20 febbraio 2020, è questa la data che diede inizio alla paura, all’incertezza e al cambiamento, dopo aver scoperto il primo caso affetto dal virus in Italia, proprio in Lombardia, regione che fu tristemente protagonista a causa dei suoi elevati contagi da Covid-19.

Esattamente un anno dopo abbiamo voluto sottoporre i nostri lettori a una serie di sondaggi per comprendere come e quanto, tra i ragazzi di Bergamo, luogo particolarmente segnato e scalfito da questo terribile avvenimento, fosse cambiato il modo di approcciarsi al domani, di vivere l’oggi e di guardare al passato. Inevitabilmente un avvento così travolgente, triste, inaspettato ha segnato la vita di tutti, in modi pesanti ed irreversibili, diversi da casa a casa, da famiglia a famiglia, ma anche i ragazzi sono stati a loro modo particolarmente toccati ed influenzati da ciò che è successo, che ha profondamente modificato l’animo di ognuno.

Il sondaggio, che ha ricevuto centinaia di risposte, mostra come il 95% dei nostri lettori ha cambiato il modo di approcciarsi al presente e alla quotidianità in seguito alla pandemia. La distanza sociale, la segregazione nelle proprie abitazioni, le persone che ogni giorno hanno perso la vita, hanno fatto sì che molti sentissero il peso, una sorta di ansia sociale, tristezza sulle proprie spalle, il tutto affiancato da giorni lenti, monotoni, che non sembravano trascorrere mai. Ciò che è accaduto -così inaspettatamente- ha fatto comprendere anche quanto la vita sia labile e fugace, quanto nulla sia scontato e proprio questi insegnamenti hanno fatto nascere in molti ragazzi un senso di maggiore apprezzamento nei confronti degli aspetti più semplici dell’esistenza e la voglia di non perdere le occasioni, di sfruttare ogni situazione, perché “domani” potrebbe essere già troppo tardi.

Nonostante sia ormai passato un anno da quella che è la condizione in cui stiamo attualmente vivendo, il 78% dei ragazzi sente la mancanza di quelle che erano le abitudini considerate “normalità” nel passato, ma non bisogna rimanere indifferenti davanti ad un 22% che considera “normalità” la quotidianità di oggi.

Questo fa riflettere su come l’uomo riesca ad adattarsi a contesti differenti e in misure differenti e, proprio in onore di queste diversità, ci siamo chiesti di cosa i giovani si siano sentiti più “privati” durante questo anno. Tale domanda ha ottenuto un numero elevato di risposte, quasi come se ai giovani nessuno avesse mai chiesto “cosa ti manca di più”, “di cosa sei spaventato”, come se si fossero sentiti abbandonati o messi da parte, pur consapevoli del fatto che nessuno aveva colpa e che le priorità erano ben diverse.

Molti si sono sentiti sottratti di una leggerezza, spensieratezza tipica dell’età, del contatto fisico, dell’empatia, della propria serenità, delle abitudini, delle opportunità e del contatto umano.

Alcuni sentono la forte mancanza delle uscite serali, dello sport, del teatro, delle proprie reti sociali.

Tuttavia, le risposte più gettonate sono due: libertà e istruzione e spesso sono racchiuse all’interno di un’unica frase, e credo davvero che questo dettaglio regali uno spunto di riflessione importante, che va contro lo stereotipo del “giovane superficiale” e che abbraccia una dimensione molto più profonda e intima.

Per l’89% dei ragazzi le reti sociali hanno visto modificare la loro essenza ed il loro modo di essere vissute, il concetto di “distanza sociale”, che si è ormai radicato nella società, ha indubbiamente modificato il modo di vivere le proprie relazioni interpersonali. Il 64% dei rispondenti al sondaggio si è sentito più solo in questo periodo di “chiusura”, mentre il 36% ha affermato che, il comune momento di difficoltà, ha unito ancor di più determinati legami.

C’è chi dice di aver perso l’abitudine a relazionarsi o stare con le persone, chi afferma di essersi rinchiuso in sé stesso e chi ancora ha consolidato alcune relazioni e si è allontanato da altre, comprendendo quali fossero i legami importanti e sinceri. Lo scoppio della pandemia, la sua diffusione e la sua brutalità hanno quindi generato una serie di cambiamenti, di effetti secondari, ma altrettanto importanti, nella vita di ognuno e tutti questi, nel 85% dei ragazzi, hanno contribuito nel modificare la visione e il loro modo di affrontare il futuro.

Alcuni hanno riflettuto su ciò che desiderano in maniera più profonda, altri affermano di voler far tesoro della calma che ha caratterizzato le giornate vissute per prendere decisioni in modo più ponderato. Per qualcuno questo periodo ha lasciato un senso di negatività che implica il credere meno nei propri progetti, o ancora, affrontare la vita con la paura che tutto finisca in un attimo.

Nella maggior parte delle risposte si è instaurato un senso di volontà di vivere ogni giorno come fosse l’ultimo, frase che può sembrare scontata, ma della quale forse si è colta la vera essenza solo dopo un avvenimento così inaspettato e sconvolgente. Vivere ogni occasione, ogni momento, sognare senza programmare a lungo termine e cogliere l’attimo, questo, per molti, è diventato il nuovo “motto” da seguire ogni giorno.

Se l’85% dei giovani si sente cambiato rispetto ad un anno fa, vuol dire che sono state assunte determinate consapevolezze, pensieri, che prima non erano parte integrante del loro modo di vivere o percepire la vita. Oltre a cogliere ogni attimo si è diffusa la volontà di non dare nulla per scontato, di vivere felici, di abbattere la timidezza, di fidarsi della propria persona e ancora la consapevolezza che una pausa serve a chiunque e non è indicatore di debolezza. Il mondo può essere considerato il “gioco” di cui tutti facciamo parte, un gioco che, come in questo caso, si è dimostrato crudele e che è stato definito dai giovani temporaneo, spaventato, triste, in declino, passivo, realistico.

Tuttavia, c’è sempre un senso di rinascita, di lucidità, di maturità, che sono tipici del credere umano e della voglia di rivincita intrinseca nelle persone. Ci sono degli eventi nella vita di ognuno che modificano e segnano il proprio modo di essere, di percepire sé stessi e gli altri, di vedere il mondo e le sue sfumature, ma è raro che un singolo evento cambi e modifichi tutti questi aspetti per miliardi di persone contemporaneamente.

Paradossalmente questo terribile, triste, inaspettato, avvenimento ha fatto si che le persone si sentissero più unite e più simili di quanto forse non fosse mai successo prima. Quando non esiste differenza, quando si è tutti vulnerabili allo stesso modo è lì che ci si rende conto di essere uguali, tutti “pedine” dello stesso gioco, dove i ruoli sono solo un contorno e dove le gerarchie vengono completamente distrutte, dove ci si può solo guardare negli occhi, lasciati liberi dalle mascherine, e, con una sorta di rammarico e commozione nascosta, riconoscersi.

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