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Un anno dopo

Oltre 30 milioni donati agli ospedali bergamaschi: chi li ha utilizzati e come

Nell'emergenza Covid le strutture ospedaliere della provincia di Bergamo hanno potuto contare su uno straordinario sostegno economico a ogni livello: da semplici cittadini, aziende e personaggi illustri.

Nella primavera dello scorso anno il nome di Bergamo rimbalzava con insistenza nei media di tutto il mondo: il Covid-19, dopo il primo caso scoperto a Codogno, era esploso con una ferocia improvvisa e fino ad allora mai vista proprio nella nostra provincia.

Le lunghe liste di morti che andavano ben oltre i numeri “ufficiali”, le sirene delle ambulanze 24 ore su 24, gli ospedali vicini al collasso e, soprattutto, le tragiche immagini del 18 marzo con la parata di camion militari lungo via Borgo Palazzo, per la prima di una lunga serie di tristi trasferimenti dei feretri fuori dai confini provinciali per la cremazione.

Un susseguirsi di eventi al quale Bergamo e i bergamaschi hanno reagito come meglio sanno, con la proverbiale voglia di non mollare mai e con un’immensa dimostrazione di solidarietà che nel momento di maggior bisogno si è sprigionata in tutta la sua eccezionalità.

È così, soprattutto nelle primissime fasi, che gli ospedali hanno potuto reggere l’urto: dalle donazioni più piccole, in denaro o in pasti caldi fatti arrivare direttamente in corsia per medici e infermieri, a quelle più grandi, come ad esempio la Tac Mobile messa a disposizione dell’ospedale Bolognini di Seriate da un gruppo di imprenditori coordinati dall’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo. O, ancora, l’ampliamento degli impianti dell’ossigeno degli ospedali stessi, che in quei giorni avevano richieste che il sistema standard non era in grado di soddisfare.

Senza dimenticare che è grazie ad iniziative benefiche che si è potuti arrivare ad aprire l’ospedale da campo alla Fiera, valvola di sfogo essenziale per le strutture ospedaliere fisse vicine al tutto esaurito.

La maggior parte degli aiuti, anche simbolicamente e per la mole di pazienti che è stato chiamato a gestire, si è concentrata all’Asst Papa Giovanni XXIII, destinataria di oltre 27 milioni di euro in denaro. 

Una cifra ufficializzata da due atti notarili: il primo del 25 maggio 2020 per 22.486.434 euro, frutto di oltre 46.800 donazioni ricevute dal 9 marzo al 30 aprile; il secondo del 4 novembre 2020 per 4.746.881 euro, donati dall’1 maggio al 15 ottobre.

Ma tante altre donazioni sono arrivate direttamente sotto forma di dispositivi e attrezzature, che saranno tutte rendicontate, fanno sapere dall’ospedale, una volta terminata l’emergenza.

“C’è chi ha versato 40 centesimi e chi 500 mila euro e le donazioni sono arrivate da tutto il mondo – ricordano dall’ospedale -. Tra i benefattori troviamo privati cittadini, ordini professionali, grandi aziende bergamasche e non, associazioni, parrocchie, comunità religiose, banche, sindacati, circoli sportivi, bar, ristoranti e anche nomi molto noti, come il Santo Padre, Federica Pellegrini e Roby Facchinetti. A tutti loro va il nostro ringraziamento, non solo per il sostegno materiale, ma anche per non averci fatto sentire soli in momenti così drammatici. Un ringraziamento speciale va al Cesvi che ha promosso come partner della ASST Papa Giovanni XXIII una grande raccolta fondi online”.

Dei soldi raccolti, al momento, ne sono stati spesi oltre 11 milioni: 5,7 per l’acquisto di dispositivi medici e farmaci, 2,7 milioni per l’acquisto di attrezzature sanitarie e scientifiche, circa 2 milioni per spese di manutenzione, noleggio e servizi e 1 milione e mezzo per i dispositivi di protezione individuale.

Una rendicontazione puntuale è invece già stata fatta dall’Asst Bergamo Est, che nell’emergenza (al 30 ottobre) ha raccolto 2.468.374,53 euro, 2.451.165,24 dei quali già utilizzati o impegnati.

In un dettagliato documento pubblicato nella sezione trasparenza del sito dell’azienda sanitaria si possono consultare tutte le operazioni rese possibili dal grande cuore dei bergamaschi: dai 702mila euro per lavori di adeguamento dei locali e installazione di macchinari Opentrons per lo svolgimento dei tamponi ai 90.280 euro per l’acquisto di quattro ventilatori polmonari, ma si arriva fino ai 400 euro per l’acquisto di tre frigoriferi per la conservazione dei tamponi dei viaggiatori.

E poi ancora arredi per gli ospedali di Alzano, Piario e Lovere, gazebo, pannelli per il distanziamento sociale, lampade scialitiche, ventilatori per la terapia intensiva, defibrillatori, congelatori per il laboratorio analisi, barelle, caschi cpap, ventilatori polmonari, barelle portasalme: ci sono stati giorni in cui davvero serviva di tutto.

Discorso simile anche per l‘Asst Bergamo Ovest che, impegnata h24 con le vaccinazioni e la gestione delle emergenze non ha potuto al momento ricostruire esattamente l’entità complessiva delle donazioni, tra le quali ad aprile ne è spuntata anche una a firma Novak Djokovic.  

Il campionissimo di tennis, fresco vincitore in questi giorni degli Australian Open, aveva fatto pervenire il proprio supporto, morale ed economico, agli ospedali di Treviglio e Romano.

Un gesto che non è passato inosservato: “Mai ci saremmo aspettati di vedere anche sul conto corrente della nostra ASST Bergamo Ovest, – aveva raccontato con un pizzico di emozione Peter Assembergs, Direttore Generale – una donazione con un così prestigioso mittente. In questi giorni tantissime aziende, enti, associazioni, privati ci sono stati vicini e ringrazio tutti per la generosità dimostrata. Leggere, però, tra i donatori anche il nome del miglior giocatore al mondo di tennis, Novak Djokovic, mi ha veramente emozionato”.

Soldi che l’azienda sanitaria aveva deciso di investire per l’ammodernamento della shock room della terapia intensiva dell’ospedale di Treviglio, cuore delle attività rianimatorie durante l’emergenza Covid.

È stata questa la grande forza di Bergamo e dei bergamaschi nel momento più complicato dell’emergenza, quando ancora di questo Covid si sapeva ben poco, se non che stava minando ogni nostra certezza e libertà.

Perchè qui, nella nostra provincia, dalla fine di febbraio ad aprile si è combattuta una delle battaglie più dure, che ha richiesto aiuti di ogni tipo e a ogni livello: dal semplice cittadino all’azienda, dai personaggi illustri a Paesi stranieri che hanno messo a disposizioni interi contingenti sanitari sbarcati all’aeroporto di Orio al Serio.

Una battaglia che, un anno dopo, ci aspettavamo probabilmente di aver superato, ma che invece è ancora attuale e ha solo cambiato forma: oggi, sicuramente, Bergamo e i bergamaschi la affrontano con maggiore consapevolezza, con la solita voglia di non mollare e con l’orgoglio di aver messo a disposizione, ognuno per le proprie possibilità o competenze, un’arma preziosa per poterla vincere.

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