C'è stato un momento, nel mese di marzo, in cui Bergamo è stata davvero l'epicentro mondiale della pandemia Covid-19: l'attenzione del mondo, dopo mesi, improvvisamente si era spostata dalla Cina al centro della Lombardia.
Sono bastati pochissimi giorni per capire che tra la città e la Val Seriana il virus era arrivato in modo devastante, molto di più che a Codogno e nei Comuni del Lodigiano diventati la prima zona rossa italiana dopo la scoperta di quello che convenzionalmente viene indicato come "paziente 1".
Un impatto che oggi i numeri raccontano in modo puntuale, tristemente inconfutabile. Ma per intere settimane quegli stessi dati hanno fotografato solo parzialmente la realtà: sembravano già spaventosi, ma nelle comunità, nelle strade deserte dei paesi e nelle anagrafi dei Comuni i conti non tornavano affatto.
Troppa gente se ne è andata in silenzio, come sparita nel nulla perchè non conteggiata nei bilanci che ancora oggi figurano come "ufficiali".
A smascherare la discrepanza, a maggio, il report di Istat e Istituto Superiore di Sanità: in provincia di Bergamo, a marzo 2020 c'erano stati 5.919 decessi, il 568% in più rispetto alla media dello stesso periodo dei cinque anni precedenti.
Le morti di marzo paese per paese
La mappa
Due confronti significativi e impietosi: dal 20 febbraio al 31 marzo i deceduti ufficialmente per Covid-19 in provincia di Bergamo erano ufficialmente 2.346, mentre Istat nello stesso periodo ha rilevato la cancellazione dalle anagrafi comunali di 6.238 persone. La media del periodo, dal 2014 al 2019, era di 1.180 decessi.
Un ulteriore aggiornamento Istat dei dati sulla mortalità nei Comuni italiani, poi, aveva reso ancora più precisa l'analisi: 13.640 morti in provincia di Bergamo da gennaio a settembre, 5.989 in più rispetto alla media di 7.651 fatta registrare nello stesso periodo nei cinque anni precedenti.
Un eccesso di mortalità che, ovviamente, non può essere ascritto con assoluta certezza solo ed esclusivamente alla pandemia, ma la forbice è troppo ampia per non accendere quantomeno il sospetto.
Dopo il picco in primavera la curva dei contagi nella nostra provincia ha assunto un andamento più regolare, fino a quasi appiattirsi durante l'estate: poi una nuova risalita, abbastanza decisa, da ottobre in poi, con l'ultimo peggioramento di febbraio.
Un trend che appare ancora più chiaro se relazionato alle altre province nelle quali il dato dei contagi ha assunto proporzioni importanti: Bergamo, confrontata con Brescia, Milano, Monza e Brianza e Varese, ha i numeri peggiori per circa un mese, poi scivola via via in coda con l'inizio della cosiddetta seconda ondata.
Oggi la Bergamasca conta ufficialmente 33.673 contagi e 3.395 morti: dati che, se messi in relazione con la popolazione, ne fanno la provincia lombarda in cui il Covid ha l'incidenza minore, pari al 3,02%. Tutte le altre viaggiano tra il 4,81% di Cremona e il 6,98% di Como.
Contagi e morti nelle province lombarde
L'incidenza del Covid nelle province lombarde
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