La battaglia più importante che hanno intrapreso, e vinto, nella nostra provincia, è quella relativa alla discussa discarica di amianto a Treviglio bloccata dal Consiglio di Stato. Compie dieci anni anche la sezione bergamasca dei cosiddetti eco-avvocati, professionisti della giurisprudenza italiana specializzati nelle tematiche di diritto ambientale, che possono risolvere situazioni difficili in merito a sanzioni, avvio di progetti fotovoltaici ed eolici, o iniziative contro l’inquinamento e gli Ogm.
Pioniera del gruppo orobico è l’avvocatessa Paola Brambilla Pievani, tra le prime nella nostra provincia a specializzarsi in questo settore: “Dopo il Testo Unico Ambiente del 2006 con norme di disciplina ambientale – spiega il legale – si inizia a parlare di eco-avvocati nel settembre 2010. Nei primi mesi del 2011 ecco i primi colleghi che si formano nella materia. Anche io, che avevo iniziato a occuparmi di ambiente nel 1997, ho cominciato a utilizzare l’etichetta di eco-avvocato in quel periodo”.
“Prima che un gruppo di avvocati – prosegue – , si tratta di un movimento con una forte determinazione nell’affrontare sfide che riguardano territorio, urbanistica, consumo del suolo, così come di aria e di acqua. C’è poi il capitolo rifiuti e discariche abusive, quello dei comitati contro le centraline idroelettriche di alta montagna e la tutela di parchi, pozzi e sorgenti”.
Non bastavano gli avvocati “comuni”?
No, nell’ottica della vera sostenibilità occorrono competenze legali precise. Fino a una decina di anni fa questi casi erano seguiti da ingegneri, architetti e geologi o naturalisti. Dal 2011 si è presa consapevolezza che senza sapere cosa dicono le norme e individuare i percorsi da seguire non si possono vincere certe battaglie. O almeno è più difficile.
Quanti siete a Bergamo?
Siamo una decina. Forse ancora pochi, questo anche perchè non è una branca molto remunerativa. Quando ti rapporti con enti o associazioni, magari composte da volontari, le parcelle non possono essere elevate. Oltre all’attività legale poi c’è quella della formazione, nelle scuole o attraverso corsi on line rivolti ai cittadini.
Qual è il caso più interessante che avete seguito in Bergamasca?
Quello della discarica di amianto a Treviglio, con il Consiglio di Stato che ne ha stoppato la costruzione in un’area verde, quella della Geromina. Siamo riusciti a evidenziare aspetti naturalistici su cui le amministrazioni avevano sorvolato in fase di progettazione. Fondamentale per noi è stato il supporto dei cittadini, qui come in altri casi, che conoscono meglio di chiunque il proprio territorio.
Per il resto, com’è la situazione a livello ambientale nella nostra provincia?
Risente di un bacino padano inquinato. Per fortuna abbiamo le montagne, dove lo smog ancora non è arrivato. Poi c’è il problema del consumo di suolo, in particolare in pianura dove stanno spuntando numerosi poli logistici. E una fauna in declino.
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