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La lettera

Gaia, 16 anni e la distimia: “Mi facevo del male per spostare il dolore, poi la svolta”

Gaia ha cercato aiuto e dal fondo del malessere è riuscita a rialzarsi, perché stare meglio si può e con tanta fatica si può tornare a sorridere.

A scriverci è Gaia, una 16enne che ha trovato il coraggio di parlare e raccontare ciò che ha vissuto, tra autolesionismo e pensieri suicidi, e di come, grazie all’aiuto che ha ricevuto, sia riuscita a superare il dolore che provava, perché la malattia non è un tabù e parlarne può essere un passo avanti importante per la guarigione.

Mi chiamo Gaia, ho 16 anni e frequento il terzo anno in un liceo delle scienze umane. In questo periodo molto particolare della storia ho capito che la salute mentale è importante tanto quanto la salute fisica. Penso che sia una cosa che tutti dovrebbero imparare e io sono riuscita a capirlo grazie alla mia esperienza personale.

Ho passato mesi davvero brutti e bui. La mia storia ha inizio verso ottobre, quando avvertivo già un disagio interiore e quindi chiesi a mia mamma se potessi andare dalla psicologa, ma la mia era più curiosità. Lei ovviamente mi supportò in questa mia decisione, come in tutte le altre. Dalla psicologa parlai un po’ di tutto: famiglia, amici, autostima, ma mancava qualcosa. Con il passare del tempo non miglioravo, anzi peggioravo: ho iniziato a piangere costantemente, a sentirmi sempre in colpa, a non voler più uscire dal mio letto, avere pensieri suicidi e a praticare autolesionismo perché la mia mente non riusciva più a sostenere il peso e il dolore che provavo. Mi ricorderò per sempre la sera in cui dissi a mia mamma dei tagli; era il 26 novembre ed ero appena uscita dalla psicologa e sentivo un buco dentro il petto mentre parlavamo. Non mi sembrava vero, era come se fossi in un’altra dimensione. Quando mia mamma è venuta a conoscenza di ciò che stavo facendo, si è subito allarmata e ha chiamato una nostra carissima amica di famiglia (la chiamo addirittura zia) e lei ci ha consigliato di andare da un neuropsichiatra. È stata la mia salvezza, davvero, senza le medicine che mi ha dato non so per quanto ancora sarei riuscita a sopportare tutto il dolore e il malessere che provavo.

La diagnosi era disturbo distimico ovvero una forma lieve ma cronica di depressione. Detto in parole povere mi mancavano degli ormoni nel cervello come la serotonina, vale a dire l’ormone della felicità, ed abbiamo quindi capito che è una cosa chimica.

La maggior parte delle persone, se non addirittura tutte, non sapevano dell’esistenza di questo disturbo dell’umore. Moltissime altre persone non sanno nemmeno cosa sia l’autolesionismo. Generalmente associamo questa parola ai tagli inflitti da sé stessi su braccia, gambe, pancia e in altre parti del corpo. In realtà l’autolesionismo comprende una serie di azioni che non tutti conoscono: bruciarsi, abuso di farmaci, tenere un elastico al polso e infliggersi dolore, bucarsi, incessante attività fisica e sforzarsi di non mangiare. Quest’ultima può sfociare in un DCA (disturbo del comportamento alimentare). Io per fortuna ho sempre avuto un bel rapporto con il cibo: non mi sento in colpa e mangio tranquillamente. Durante “ il mio periodo buio ”, però, facevo fatica a mangiare e mi imponevo di non farlo perché volevo ancora una volta infliggermi dolore. Per fortuna quel momento sta passando e adesso mangio normalmente. Purtroppo molte persone sia della mia età, ma anche adulti, non prendono seriamente la salute mentale e tanto meno frasi del tipo: “voglio morire”, “sono depressa”, “mi taglio le vene”, “mi suicido”.

Giusto per citare un esempio: molti ragazzi non distinguono la differenza tra depressione e tristezza. La tristezza è un’emozione che viene e se ne va, come la felicità. “Scusami, ero depressa prima”, “sono depressa in questo momento” sono frasi non supportate. La depressione non va e viene, è li, ferma, ed è la terza causa di morte tra i giovani a livello mondiale. La depressione è una delle malattie che sento più vicina a me e spero davvero che le altre persone capiscano che non è una cosa leggera da prendere sotto gamba, ma un mostro che ti perseguita fino a quando non tocchi il fondo e lì, se sei fortunato capirai che devi cercare un aiuto. Fortunatamente io con mia mamma, con l’aiuto di uno specialista, siamo riuscite ad individuare cosa io avessi e a curarmi con delle medicine apposite. Devo dirlo non sarei riuscita ad andare avanti senza mia mamma sempre accanto a me.

Una parte fondamentale della mia guarigione è stato l’aiuto che mi hanno dato delle persone a me carissime. Sto parlando ovviamente di mia mamma, spalla su cui piangere, il mio punto di riferimento, ma anche delle mie due migliori amiche e dei miei nonni. È difficile aiutare una persona con un disturbo ma loro non si sono arresi e per questo non li ringrazierò mai abbastanza. Secondo i dati dell’ISTAT il suicidio è la seconda causa principale di morte tra i giovani nella fascia di età dai 15 ai 29 anni. L’Italia è fortunatamente il paese europeo con meno suicidi nella fascia giovanile, ma rimane comunque il 12% dei ragazzi di età compresa tra i 20 e i 34 anni. La mia idea è quella di introdurre nel contesto scolastico un corso sulla salute mentale nel quale si spiega realmente cosa vogliano dire disturbi come la depressione, la distimia, il bipolarismo, i disturbi ossessivi compulsivi, DCA, autolesionismo ecc. In questo modo i ragazzi possono riconoscere prima i propri sintomi (o quelli altrui ) e farsi aiutare (o aiutare ).

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