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Centro per l’Età Evolutiva

Le indicazioni

Piano Didattico Personalizzato: l’importanza della rete scuola-famiglia

Il Centro per l'Età Evolutiva spiega l’importanza dell’accordo tra scuola e famiglia nella redazione di questo documento

Gli studenti con disturbi specifici di apprendimento (DSA) non hanno difficoltà cognitive o di comprensione, ma di memorizzazione e automatizzazione di alcune procedure in ambito scolastico. Per supportare questi studenti e ridurre le conseguenze emotive che ne possono derivare, il consiglio di classe redige il Piano Didattico Personalizzato (PDP) per favorire il raggiungimento del successo formativo degli studenti.

Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) è un documento scolastico ufficiale che riporta il progetto educativo dedicato agli studenti con queste esigenze. La settimana scorsa abbiamo pubblicato il primo di tre articoli con cui il Centro per l’Età Evolutiva ha spiegato cos’è e cosa prevede, mentre questa volta si sofferma sull’importanza dell’accordo tra scuola e famiglia nella sua redazione.

Il PDP è un documento uguale per ogni scuola?

Ogni scuola dovrebbe scegliere il modello che meglio si adatta alla propria realtà scolastica. Sono stati proposti vari modelli da poter prendere come riferimento, solo per citarne alcuni, dall’Associazione Italiana Dislessia, dal MIUR, dall’ Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte e dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Como.

Qual è l’iter scolastico per giungere alla compilazione del PDP?  

L’iter classico per giungere alla compilazione del PDP è il seguente:
– acquisizione della segnalazione specialistica;
– incontro di presentazione scuola/famiglia;
– accordo tra i docenti per la sua predisposizione e per la distribuzione della modulistica da compilare tra: il coordinatore della classe, la famiglia dello studente, il Dirigente Scolastico e/o il referente DSA per la raccolta delle informazioni (verbalizzazione da parte del coordinatore);
– stesura finale e sottoscrizione del documento tra docenti e genitori dello studente e, se possibile, nella scuola secondaria di secondo grado, anche con lo studente.

Chi redige il PDP?

Il team dei docenti o il consiglio di classe, con il coinvolgimento del Dirigente Scolastico (talvolta assistito dal Referente d’Istituto per i DSA), acquisita la diagnosi DSA redige il PDP a seguito di una fase preparatoria d’incontro e di dialogo tra docenti, famiglia e, talvolta, specialisti.

Le Linee guida MIUR par. 6.2 evidenziano, infatti, come il Dirigente Scolastico abbia il compito di garantire lo standard omogeneo dei documenti predisposti per ciascun alunno con DSA della scuola, di incoraggiare il raccordo scuola-famiglia e di monitorare quanto viene attuato.

Entro quando deve essere redatto il PDP?

La sua redazione avviene all’inizio di ogni anno scolastico entro i primi tre mesi se la certificazione diagnostica è già presente agli atti (Linee guida MIUR art. 3.1).

È compito dei genitori richiedere il PDP?

No, è compito dei genitori consegnare celermente a scuola e far protocollare in segreteria la certificazione diagnostica rilasciata dai clinici.

Chi firma il PDP?

Il PDP deve essere firmato dal Dirigente Scolastico, dagli insegnanti e dai genitori.

Il PDP è modificabile?

II PDP è modificabile e può essere verificato due o più volte l’anno, a cura del team dei docenti o del Consiglio di Classe (per es. in sede di scrutini) con condivisione della famiglia e/o dello studente, quando l’età lo consente. Secondo la Legge 170/2010 (art. 5, comma 3), le strategie didattiche, le misure dispensative e gli strumenti compensativi selezionati, infatti, devono essere sottoposti periodicamente a monitoraggio per valutarne l’efficacia e il raggiungimento degli obiettivi.

Che ruolo hanno i genitori nella redazione del PDP?

Il PDP viene redatto dalla scuola, ma la famiglia può esprimere la propria opinione in merito. Secondo le Linee guida MIUR, infatti, “può comunicare alla scuola eventuali osservazioni su esperienze sviluppate dallo studente anche autonomamente o attraverso percorsi extrascolastici (par. 3.1”) e sottoscrive un patto con la scuola autorizzando tutti gli insegnanti “ad applicare ogni strumento compensativo e le strategie dispensative ritenute idonee, previste dalla normativa vigente, tenuto conto delle risorse disponibili. (par. 6.5)”

Come fanno i genitori ad esprimere la propria opinione in merito al PDP?

La scuola inviterà la famiglia ad un incontro nei primi mesi di scuola per condividere il PDP redatto dal Consiglio di Classe in tale occasione la famiglia potrà esprimere la propria opinione e segnalare eventuali difficoltà riscontrate.

I genitori possono richiedere la presenza di uno o più dei clinici che hanno redatto la diagnosi, che stanno attuando un percorso abilitativo o che svolgano un ruolo di tutoraggio. La scuola può concedere la presenza di tali operatori.

Che valore ha la firma dei genitori sul PDP?

La firma assume il valore di Presa visione del documento e Consenso verso le scelte didattiche proposte per l’alleanza educativa. Infatti, non solo la scuola, ma anche la famiglia esplicita i propri impegni (in questo caso l’intero PDP assume connotazione di un patto).

Se i genitori NON vogliono firmare il PDP?

Per gli alunni con certificazione di DSA l’autorizzazione alla personalizzazione è implicita nella consegna della certificazione (Linee Guida DSA 2011, punto 6.5)

Le Linee Guida, infatti, parlano di “raccordo” con la famiglia, non di “accordo”. Tuttavia, se la famiglia non condividesse il PDP preparato dagli insegnati, deve far mettere a verbale le proprie osservazioni chiedendo e accordandosi con i docenti per eventuali modifiche.

Il PDP può essere consegnato in visione alla famiglia prima della firma, affinché possa esser letto con attenzione ed eventualmente sottoposto agli specialistici che seguono il ragazzo e/o che hanno redatto la diagnosi?

Sì. La copia del PDP può essere consegnata alle famiglie che ne facciano richiesta prima di apporre la loro firma.

Dopo la firma la scuola consegna una copia del PDP firmato anche alla famiglia?

Sì. Una copia firmata viene lasciata a disposizione della famiglia. Qualora ciò non avvenisse, in base alla Legge 241/90, è possibile fare una richiesta di accesso agli atti.

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