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Le reazioni

Impianti sciistici chiusi, politica in rivolta: “Follia decidere all’ultimo minuto”

Il deputato bergamasco di Cambiamo!: "Decisione assurda comunicata con pochissimo preavviso". Furioso Fontana: "L'ho appreso dalla stampa"

È arrivato nel tardo pomeriggio di domenica 14 febbraio lo stop all’apertura degli impianti sciistici, comunicato dal ministro della Salute Roberto Speranza. Una decisione nata dopo il parere negativo del Comitato tecnico scientifico, quando, però, i gestori si erano ormai preparati per la riapertura degli impianti per il giorno seguente, oggi, lunedì 15 febbraio.

BENIGNI (CAMBIAMO): “È UNA FOLLIA, QUESTO GOVERNO PARTE MALE”

“Una follia, comunicata appena qualche ora prima, che mette la parola fine alla stagione invernale – è il duro attacco del deputato bergamasco di Cambiamo! Stefano Benigni -. Penso alle tante località che in questi mesi hanno investito tempo e denaro per prepararsi ad avviare questa breve stagione in sicurezza”.

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“Poche settimane potevano perlomeno salvare il salvabile – continua Benigni -. Lo sci non è solo sport, crea un indotto enorme per le nostre valli e le nostre montagne, contrasta lo spopolamento dei piccoli comuni, dà lavoro a migliaia di famiglie. Tenere chiusi in questo modo gli impianti è inaccettabile. Il nuovo governo parte già male, faremo tutto ciò che è necessario per far rivedere questa decisione. Mi auguro perlomeno che vengano immediatamente erogati indennizzi adeguati alle ingenti perdite subite”, conclude.

FONTANA: “ASSURDA LA DECISIONE ALL’ULTIMO MINUTO”

Sulla questione si è espresso anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana: “Trovo assurdo apprendere dalle agenzie di stampa la scelta del ministro della Salute di non riaprire gli impianti sciistici a poche ore dalla scadenza dei divieti fin qui in essere, sapendo che il Cts aveva a disposizione i dati da martedì, salvo poi riunirsi solo sabato”.

“Una decisione – aggiunge il presidente – dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa. Ancora una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di ‘settimana in settimana’ è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini. Solo sette giorni fa lo stesso Cts nazionale aveva dato il via libera a un regolamento molto severo per poter riaprire. Su quella base avevamo consentito la riapertura”.

“Ci sono due cose – aggiunge quindi l’assessore regionale alla Montagna Massimo Sertori – che il ministro Speranza deve fare: chiedere scusa alle migliaia di operatori turistici e ai cittadini per questa incredibile vicenda e, soprattutto, indennizzare immediatamente gli uni e gli altri che si sono fidati delle loro decisioni. È arrivato il momento di rivedere questo sistema dei ‘semafori settimanali’: una richiesta formale che facciamo al nuovo governo”.

“Non si può dalla sera alla mattina dire a chi si è rifornito, a chi si è organizzato, a chi ha formalizzato contratti stagionali che non può lavorare. Ci vuole buon senso e avere buon senso è conoscere il mondo del ‘lavoro’. Così il danno economico è doppio: con sole 12 ore di anticipo è stata cancellata una programmazione di settimane. È davvero inaccettabile il fatto che qualcuno non se ne renda conto”. Lo scrive sulla sua bacheca Facebook l’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi.

SCI, SCANDELLA (PD): “TEMPISTICA IMPROPONIBILE”

“Nel corso degli ultimi mesi – osserva Jacopo Scandella, consigliere regionale del Partito Democratico – alle settimane di zona gialla è sempre seguito un aumento dei casi di contagio, a maggior ragione con la diffusione delle varianti che destano non poche preoccupazioni. Non era quindi difficile immaginare lo stop ed essere arrivati a comunicarlo poche ore prima della riapertura è stato irrispettoso verso il lavoro di tanti operatori. Anche la prevista riapertura del 5 marzo appare poco realistica, è necessario fare maggiore chiarezza sia rispetto alla situazione pandemica che è ancora molto precaria sia rispetto ai ristori che devono essere immediati”.

PROMOSERIO: “SENZA IMPIANTI E SENZA SCI LA VALLE MUORE”

“Se il buongiorno si vede dal mattino, l’esecutivo di Draghi non ha conquistato la simpatia di una larga fetta di operatori economici della montagna. Dalla mattina alla sera, nonostante settimane spese a prepararsi alla riapertura, oggi si ritrovano solo a fare i conti dei danni”.
Maurizio Forchini, Presidente di Promoserio, è rimasto spiazzato dalla decisione del Governo di non riaprire piste e impianti da sci e rimandare tutto al 5 marzo, con l’incognita, soprattutto a certe latitudini, che la neve, quest’anno anche insolitamente abbondante, abbia già lasciato spazio alla primavera.

“Siamo assolutamente convinti che la pandemia non sia ancora sconfitta e che il comportamento di ognuno debba essere improntato alla prudenza e all’attenzione. Siamo però sorpresi ed amareggiati per il divieto all’apertura degli impianti di risalita. È senza dubbio una sconfitta per chi deve controllare e gestire il fenomeno. Per le modalità in cui è avvenuto avrà delle pesanti ripercussioni sull’economia degli operatori della valle Seriana e val di Scalve che si erano ancora una volta adeguati alle stringenti norme stabilite dal CTS con una ulteriore riduzione delle persone trasportate, il controllo degli accessi e la bigliettazione on line. Tutto questo con un’evidente penalizzazione economica. Con questa decisione, un intero sistema economico viene penalizzato. Se la preoccupazione del CTS era il non volere creare assembramento in montagna, va sottolineato che le nostre montagne sono invase da centinaia di escursionisti che, giustamente, cercano di passare giornate serene e all’aria aperta con conseguenti grossi problemi di parcheggi, e code al rientro in città. Senza contare che gli assembramenti si ripetono a ogni week end in ogni città e in ogni località turistica”. 

Promoserio, insieme alle Comunità Montane di Val Seriana e Val di Scalve, oltre che con l’appoggio di tutti gli operatori del territorio, aveva già segnalato al Governo precedente, al prefetto di Bergamo e al presidente della Regione la grave tensione economica e di conseguenza sociale che si sta manifestando nella nostra realtà locale. La stagione invernale nell’area è strettamente legata all’apertura degli impianti sciistici, ma le ricadute sono molto più articolate e complesse e coinvolgono tutti i diversi operatori del territorio che di questa attività beneficiano grazie all’indotto generato. La chiusura degli impianti in occasione delle festività natalizie e per tutto il mese di gennaio ha rappresentato un durissimo affondo all’economia già provata della valle, così fortemente colpita dalla crisi dei mesi scorsi. “Gli enti territoriali e locali, gli impiantisti e gli operatori economici hanno ben chiara l’importanza di un’accoglienza nel pieno rispetto del distanziamento sociale, delle precauzioni anti Covid e delle norme esistenti. Per questo, chiedono alla politica e ai suoi rappresentanti di farsi interprete del grave disagio economico e sociale che la decisione assunta in troppa fretta può comportare per il comprensorio già provato da un anno di altissima emergenza”.

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