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La polemica

Shoah e Foibe insieme, l’Arci a Belotti: “Di parte, non parziali, e la storia va studiata”

Sull'intitolazione di un'aula scolastica a Bagnatica alle vittime dell Shoah e delle Foibe insieme, risponde Massimo Cortesi, presidente Arci Lombardia

Non si placa la polemica sull’intitolazione di un’aula scolastica a Bagnatica alle vittime dell Shoah e delle Foibe insieme. Al deputato leghista Daniele Belotti risponde Massimo Cortesi, presidente Arci Lombardia e coordinatore nazionale Arci “Memoria ed Antifascismo”.

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Egregio Onorevole Belotti

Nel leggere la sua missiva al presidente Anpi di Bergamo, Mauro Magistrati, riguardanti l’intitolazione di un aula della scuola di Bagnatica a vittime di Shoah e Foibe, sono stato colto da stupore e cercherò di spiegarle perché è un errore unire simili ricordi, ed il mio intervento è dovuto al fatto che lei richiama in maniera errata la nostra associazione riguardo a Foibe e negazionismo.

Questo non perché io sia depositario di una verità, o che questa verità mi sia stata trasmessa da avi o dovuta a un fattore anagrafico, ma perché qualsiasi storico ci ricorda che il genocidio nazista degli ebrei merita uno spazio ed una riflessione a se in quanto fu conseguenza di un odio gratuito che non aveva a che fare con un interesse di espansione territoriale o di dominio politico, né da richiamarsi a vendette o altro. Era un puro odio gratuito, quell’odio gratuito richiamato da Primo Levi di un popolo contro un altro popolo, un odio e una ferocia umana che ne fa un unicum e che non può essere paragonato con altre abnormità commesse dagli uomini contro altri uomini.

Smettiamola poi di voler ridurre la storia ad uno schieramento di parte. Vede, onorevole Belotti, io sono figlio di un comunista e sindacalista Cgil (cattolico) che ha vissuto i momenti duri degli anni di piombo. Mio padre non mi ha trasmesso nessuna verità, né mi ha suggerito di essere portatore di altre verità ma mi ha aiutato a dotarmi di strumenti per capire e decidere.

Le posso dire che questo voler capire, come Arci ma anche come Anpi, non ci vede come dei fondamentalisti di una verità anche se abbiamo una appartenenza? Pensa davvero che non abbiamo ancora riconosciuto gli eccidi delle Foibe? O pensa che vogliamo nascondere le vittime dello stalinismo?

Forse potrebbe aiutarla leggere Alessandro Barbero per farle capire alcune differenze.

Diciamo invece che voler capire ci porta ad analizzare e questo ci porta appunto a distinguere i fatti per renderli testimonianza e memoria fertile. Nel mio paesello la prima iniziativa di approfondimento sulle Foibe fu fatta dal sottoscritto, non da altri.

Non siamo dunque certamente noi a sminuire le atrocità commesse nella Venezia Giulia e nel Quarnaro dai partigiani titini, come purtroppo non possiamo negare che le stesse atrocità furono anche reazione alla nostra, di italiani, barbara violenza degli anni precedenti nei territori slavi.

Penso possa esserele d’aiuto leggere la relazione della “Commissione storico culturale italo-slovena sulle relazioni italo-slovene dal 1880 al 1956”. Avrebbe dunque avuto più logica magari dedicare l’aula alle vittime delle foibe e della pulizia etnica fascista. In questo caso il ricordo poteva collegarsi allo studio dei fatti in maniera più puntuale e meno parziale.

Sicuramente lei continuerà ad ascriverci, anche dopo questa mia risposta, ad una realtà di “parte”. Ma essere di “parte” non vuol dire per forza “essere parziali”. Se lo fossimo non avremmo ricevuto la richiesta, formalizzata proprio ieri dalla nostra presidenza nazionale, del Centro Memoriale Srebrenica-Potočari di siglare un partenariato per la collaborazione nei campi dell’istruzione/formazione, dello scambio culturale, della cultura della memoria e della memorialistica, della giustizia di transizione e del contrasto al negazionismo del genocidio.

Buon Lavoro

 

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