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Report 2-8 febbraio

Lieve aumento dei casi a Bergamo, raddoppiano le persone in isolamento domiciliare

In questa settimana si osserva un lieve generale peggioramento della epidemia in tutta Italia e anche nella nostra provincia

Con l’aggiornamento odierno del report settimanale (dal 2 all’8 febbraio), osserviamo che, per la terza settimana consecutiva, il numero dei nuovi casi rimane sostanzialmente stabile (83.779 vs 85.365). Questo stallo non è però un segno che ci fa ben sperare per il futuro, poiché ci sono primi segnali di una risalita del numero dei contagi: l’incidenza a livello nazionale si mantiene sopra il valore di 250 casi per 100.000 abitanti nei 7 giorni e 13 regioni evidenziano un trend di casi in aumento; la trasmissibilità, sebbene in media simile alla scorsa rilevazione, presenta questa settimana un range che arriva a superare 1 nel suo valore superiore. In due regioni la trasmissibilità è in contro-tendenza rispetto al resto del paese con un Rt significativamente sopra la soglia di 1 e 5 regioni riportano il valore puntuale attorno all’1 con valori compresi tra 0.95 e 1,0.

Esprimendo valori mediamente più elevati rispetto a quelli del periodo 21-30 gennaio, si conferma un possibile rialzo dell’epidemia dopo una fase di riduzione del contagio. Tutti i valori suddetti, come detto, sono molto vicini alla soglia di 1.0, limite che divide la fase di espansione dell’epidemia da quella di riduzione: con Rt vicini a 1.0 l’infezione continua a circolare in modo efficiente, in particolare quando il numero dei casi giornalieri resta elevato.

Si osserva un lieve generale peggioramento della epidemia anche osservando un aumento nel numero di regioni classificate a rischio alto (3 contro 1) e con la riduzione delle regioni a rischio basso in questa settimana (7 contro 10), in un contesto preoccupante per il riscontro di varianti virali in molte regioni italiane che possono portare ad un rapido incremento dell’incidenza.

Numeri che iniziano a preoccupare

Le zone rosse, che tornano a essere state utilizzate in alcune aree, sono un altro segnale di una maggiore propagazione del virus: in tutto l’Alto-Adige sarà lockdown totale fino al 28 febbraio e sono entrate nel livello di rischio più elevato, almeno fino al 21 febbraio, la provincia di Perugia e sei comuni di Terni. Anche Chiusi (Toscana), Tocco da Casauria, Atessa e San Giovanni Teatino (Abruzzo) e Tortorici (Sicilia) saranno confinate, così come 27 comuni in Molise.

In questa fase delicata dell’epidemia, tutti questi iniziali segnali di contro-tendenza che abbiamo evidenziato, potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente messe in atto adeguate misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale. In alcune regioni, un nuovo aumento nel numero di casi potrebbe rapidamente portare a un sovraccarico dei servizi sanitari in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza di base è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate per Covid-19 in area critica.

I decessi

In calo nell’ultima settimana epidemiologica il numero dei decessi, ma ancora su livelli molto alti: 2.737 (media giornaliera 391) contro i 2.964 (media 423) del periodo precedente (26 gennaio-1° febbraio). Si alza leggermente il tasso di letalità nel periodo mobile di 30 giorni, rilevato quotidianamente dall’Iss sulla base dei dati trasmessi dalle Regioni e Province autonome: ora 2,9%, contro il 2,7% del periodo mobile chiuso a metà gennaio. Considerando il tasso di letalità espresso dall’epidemia nell’ultimo mese, le 419.604 positività in corso alla sera del 8 febbraio generano una proiezione di 12.168 decessi nelle prossime settimane, ciò porterà quindi il totale da inizio epidemia a oltre quota 100.000 fra circa un mese.

Tearapie intensive

Per quanto riguarda le terapie intensive, i dati dell’ultima settimana epidemiologica riportano un calo, da 2.252 a 2.143. Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia sanitaria per i servizi regionali sono 4 quelle che superano la soglia massima con il 30% di posti letto occupati da pazienti con Covid sul totale di quelli disponibili nel reparto. Si tratta di Friuli-Venezia Giulia al 36%, Provincia autonoma di Bolzano al 35%, Marche al 32% e Umbria che raggiunge quota 56%. La Lombardia invece si posiziona proprio sul valore limite del 30%, mentre tutte le altre Regioni e la Provincia autonoma di Trento registrano percentuali inferiori. La media nazionale è al 24%. I nuovi ingressi giornalieri in area critica sono stati 958, contro i 901 della settimana precedente.

In Lombardia, i nuovi ingressi in terapia intensiva dell’ultima settimana sono stati 143, contro i 133 della settimana precedente. Questi valori riflettono in larga parte i contagi contratti nel periodo epidemiologico 19-25 gennaio, quando i dati ufficiali avevano invece registrato una flessione dei nuovi casi. Sulla base di quei dati sono stati decisi gli allentamenti, con l’80% della popolazione italiana in zona gialla. L’attuale andamento dei nuovi ingressi in area critica racconta una storia diversa, e alza il livello di attenzione verso una possibile ripresa dell’epidemia: forse iniziata, in modo silente, proprio a partire da quando sono state rimosse le più stringenti misure di mitigazione.

A Bergamo

I nuovi casi in Lombardia sono stati 11.433, in calo del 7,7% sui 12.389 del periodo precedente. La media giornaliera dei positivi è 1.633, anche in questo caso al di sopra del valore target (1.000) indicato per la ripresa di un tracciamento efficace. Le uniche due province lombarde che segnalano un aumento dei casi sono Bergamo, da 504 a 636 e Brescia.

Per quanto riguarda la nostra provincia si tratta, all’incirca, dello stesso aumento riscontrato nella prima settimana di gennaio. Di conseguenza è salito l’indice contagi/100.000 abitanti, da 50 a 57. Da segnalare le 187 persone ricoverate in area Covid, di cui ben 12 solo ieri. Stabili i posti occupati in Terapia intensiva, 23. In aumento anche le persone in isolamento domiciliare, di cui quasi 2.000 in isolamento fiduciario (raddoppiate in una settimana).

Focus Vaccini

I vaccini anti Covid al momento disponibili in tutto il mondo sono otto, mentre per 63 si attende la fine della sperimentazione sull’uomo (secondo gli ultimi dati forniti dall’OMS). Sono invece ben 177 quelli che stanno affrontando la pre-sperimentazione clinica. Sono molti quindi i Paesi che stanno sviluppando un vaccino a livello locale. Dei tre vaccini anti Covid-19 già disponibili in Europa e in Italia, il primo a essere stato approvato è stato quello della Pfizer-BioNTech.

Il secondo in ordine di approvazione è stato il vaccino dell’americana Moderna, che dà una protezione stimata vicina al 95%, come per il prodotto Pfizer-BioNTech. Moderna ha riferito che il suo vaccino sarebbe efficace anche contro le varianti inglese e sudafricana. Ha poi ricevuto il via libera il vaccino di AstraZeneca, che raggiunge un’immunità intorno al 60%. Le due dosi possono esse somministrate con un intervallo che può andare da quattro a 12 settimane. Secondo nuovi studi l’efficacia sarebbe invece intorno al 70-75%. Nelle prossime settimane è atteso l’ok dell’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema) per il vaccino della Johnson & Johnson, che ha già presentato alla Food and Drug Administration (Fda) americana una richiesta di autorizzazione di emergenza per il suo vaccino.

Più in là potrebbe essere la volta di un altro vaccino americano, quello della Novavax, che l’Agenzia europea per il farmaco (Ema) ha già iniziato ad analizzare in “revisione continua”. La decisione si basa sui risultati preliminari degli studi di laboratorio (dati non clinici) e dei primi studi clinici sugli adulti. L’azienda sta attualmente conducendo studi sulle persone per valutarne la sicurezza, l’immunogenicità e la sua efficacia contro il Covid-19. L’Ema valuterà i dati di questi e altri studi clinici non appena saranno disponibili. La revisione continua dell’Ema proseguirà fino a quando non saranno disponibili prove sufficienti per una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Non si esclude, inoltre, che l’Europa possa dare il via libera più avanti al vaccino russo Sputnik e a quello dell’azienda cinese Sinovac. In Italia si sta continuando a lavorare sul vaccino della Reithera, l’azienda di Castel Romano (Roma) nella quale lo Stato italiano ha deciso di entrare con capitale pubblico. Il prodotto potrebbe essere disponibile da settembre.

Vaccinati nel mondo

Per quanto riguarda le vaccinazioni, il Paese di gran lunga più avanti al mondo è Israele: già 5.500mila persone hanno ricevuto la prima dose del vaccino prodotto da Pfizer-BioNTech, mentre la seconda dose è stata somministrata a 2.100mila. In totale gli abitanti di Israele sono quasi 9 milioni e al momento è stato vaccinato più del 70 per cento degli ultrasessantenni, considerati una delle categorie più a rischio di contrarre il Covid-19. Occorreranno ancora alcune settimane per vedere i benefici: a tutt’oggi si registrano ancora migliaia di casi al giorno.

Tra i Paesi che invece non hanno ancora iniziato la somministrazione dei vaccini c’è il Brasile, che solo nei prossimi giorni autorizzerà il vaccino prodotto dall’azienda farmaceutica cinese Sinovac. In Italia siamo a 2.582.000 prime dosi e 1.147.000 seconde. Quest’ultimo dato ci porta al terzo posto nel mondo per numero di immunizzati, davanti anche al Regno Unito che ha vaccinato più di 12 milioni di persone con la prima dose ma solo 510.000 con la seconda. Questo dato si spiega con la decisione di ritardare di oltre un mese l’intervallo fra le due vaccinazioni.

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